Greenpeace condannata a 667 milioni di dollari di risarcimento

di Redazione ETI/Tom Ozimek
21 Marzo 2025 8:02 Aggiornato: 21 Marzo 2025 12:59

Una giuria del North Dakota ha condannato Greenpeace a pagare oltre 660 milioni di dollari di danni alla compagnia petrolifera texana Energy Transfer per diffamazione e altri reati legati alle proteste contro il gasdotto Dakota Access.

Il verdetto, emesso il 19 marzo da una giuria di nove persone, è arrivato al termine di una denuncia presentata da Energy Transfer Partners in seguito alle proteste del 2016-2017 contro l’attraversamento del fiume Missouri da parte del gasdotto, situato a monte di una riserva di nativi americani, la tribù Sioux di Standing Rock, che si è opposta a lungo al progetto, denunciando rischi per l’acqua potabile e i terreni sacri di sepoltura.

Le affermazioni di Greenpeace secondo cui Energy Transfer avrebbe “profanato” cimiteri e siti culturali durante i lavori, e che il gasdotto avrebbe «alterato il clima in maniera catastrofica» non sono state considerate valide dalla giuria. L’avvocato della compagnia, Trey Cox, aveva spiegato nel dibattimento che erano state fatte 140 modifiche al tracciato per rispettare i siti sacri. Energy Transfer aveva accusato Greenpeace International e Greenpeace Usa di diffamazione, violazione di proprietà privata e associazione a delinquere.

L’accusa sosteneva che Greenpeace avesse finanziato e organizzato dei manifestanti, fornito materiali per i blocchi e perfino tenuto sessioni di addestramento e diffuso false informazioni.

«Oltre all’impatto che questa causa potrebbe avere su Greenpeace, il vero pericolo è che stabilisca precedenti legali rischiosi, rendendo ogni partecipante a una protesta responsabile per le azioni altrui», ha dichiarato Deepa Padmanabha, legale di Greenpeace Usa, «e questo intimidirà chiunque voglia manifestare».

Greenpeace Usa è stata giudicata colpevole di tutti i capi d’accusa, mentre altri soggetti lo sono state solo in parte. I danni, quasi 670 milioni dollari, sono stati suddivisi tra Greenpeace Usa, che paga paga la quota maggiore di 404 milioni, e Greenpeace Fund Inc. e Greenpeace International  che ora devono sborsare circa 131 milioni ciascuna.

Energy Transfer celebra il verdetto come una vittoria per i cittadini del North Dakota colpiti dalle proteste. «Siamo soddisfatti che Greenpeace sia stata chiamata a rispondere delle sue azioni contro di noi, ma questa è una vittoria per la gente di Mandan e di tutto il North Dakota, che ha subito molestie e disagi quotidiani dai manifestanti finanziati e addestrati da Greenpeace», ha scritto un portavoce della compagnia via email. «È anche un trionfo per tutti gli americani rispettosi della legge, che distinguono la differenza tra libertà di parola e illegalità».

Greenpeace non ha commentato pubblicamente il verdetto né ha risposto in tempo utile a una richiesta di Epoch Times. Tuttavia, il gruppo ambientalista alleato EarthRights International ha dichiarato il 19 marzo che Greenpeace intende appellarsi alla Corte Suprema del North Dakota. EarthRights ha sollevato dubbi sulla regolarità del processo, citando non meglio precisati legami che la giuria avrebbe col settore petrolifero, una donazione di 3 milioni di dollari da Energy Transfer alla città ospitante il processo e il rifiuto di cambiare sede per legittimo sospetto, richiesto da Greenpeace.

«Queste irregolarità, che possono aver violato il diritto di Greenpeace a un processo equo, hanno quasi certamente influito sul verdetto e potrebbero giustificare un ricorso in appello», ha affermato EarthRights, aggiungendo che «si unisce con orgoglio a Greenpeace Usa nel denunciare attacchi legali, assicurando che il movimento ambientalista cresca più forte, nonostante l’esito sconvolgente in North Dakota».

 

 

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