Google sotto accusa in India per pratiche anticoncorrenziali

di Redazione ETI/Guy Birchall
23 Aprile 2025 16:06 Aggiornato: 23 Aprile 2025 16:06

Il 21 aprile scorso, la Commissione per la Concorrenza dell’India ha approvato un accordo con Google, accusata di pratiche anticoncorrenziali legate alla piattaforma Android Tv. La Commissione ha denunciato la società statunitense di abusare della propria posizione dominante nel mercato degli smart Tv in India (Android è un sistema operativo sviluppato da Google). L’accordo raggiunto coincide con la visita del vicepresidente JD Vance nel Paese più popoloso al mondo, mercato di punta per Google.

Nel 2021, due avvocati indiani specializzati in antitrust hanno presentato denuncia contro l’azienda americana. L’indagine della Commissione ha poi rilevato che l’azienda con sede in California ha adottato diverse pratiche anticoncorrenziali, ostacolando le società intenzionate a utilizzare o sviluppare versioni modificate di Android per smart Tv. La Commissione ha ritenuto che l’obbligo di preinstallare Google Play Store e altre applicazioni, imposto dall’accordo di distribuzione per le app televisive, rappresenti di fatto un abuso da parte dell’azienda.

Google ha successivamente presentato una proposta d’accordo, denominata New India Agreement, che offre una licenza autonoma per il Play Store e i Play Services degli smart Tv Android in India. Con il nuovo accordo tuttavia, questi servizi, finora gratuiti, avranno un costo. Google ha inoltre proposto di notificare i partner indiani che vendono Android Tv, informandoli della possibilità di utilizzare un sistema operativo open-source senza adottare le app dell’azienda e di sviluppare smart Tv con altri sistemi operativi.

La Commissione ha precisato che il New India Agreement si estende oltre gli smart TV, e include dispositivi come smartwatch e smartphone. Ha inoltre emesso una sanzione di 202 milioni e 400 mila rupie (circa 2 milioni e 200 mila euro) che Google dovrà pagare come parte dell’accordo. «L’accordo rappresenta un passo avanti per garantire una concorrenza leale», ha dichiarato un funzionario della Commissione.

Il caso indiano si inserisce in realtà in una serie di accuse antitrust che non sono affatto nuove per il colosso tecnologico americano. Il 17 aprile scorso, il giudice distrettuale Leonie Brinkema della Virginia, ha stabilito che Google ha violato la legge antitrust Sherman, «acquisendo e consolidando deliberatamente un potere monopolistico» in alcuni mercati pubblicitari e collegando «illegalmente» due suoi prodotti. «Per oltre un decennio, Google ha intrecciato il proprio server pubblicitario per editori e la piattaforma di scambio annunci tramite contratti e soluzioni tecnologiche, consolidando il suo dominio monopolistico in questi mercati», ha affermato il giudice Leonie Brinkema.

La settimana scorsa, l’autorità giapponese per la concorrenza ha ordinato a Google di cessare una serie di pratiche scorrette, accusandola di aver violato la legge antimonopolio nazionale, imponendo a produttori di smartphone e operatori telefonici di favorire i propri servizi. In Canada, il Bureau della Concorrenza ha intentato una causa contro Google per azioni anticoncorrenziali nella pubblicità online, chiedendo la cessione di due dei suoi servizi e ha inoltre imposto all’azienda una sanzione. L’indagine, avviata nel 2021, ha accertato che Google ha collegato «illegalmente» i propri strumenti pubblicitari per consolidare il proprio dominio del mercato.

L’anno scorso, Google ha perso il ricorso per una sanzione di 2 miliardi e 400 milioni di euro imposta dall’Unione Europea per aver favorito «illegalmente» le proprie “raccomandazioni” di shopping nei risultati di ricerca rispetto ai concorrenti. Analogamente, anche le autorità britanniche hanno accusato il colosso di Silicon Valley di abusare della propria posizione dominante nel settore della tecnologia pubblicitaria.

 

 

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