Google paga 326 milioni al fisco italiano

20 Febbraio 2025 17:13 Aggiornato: 21 Febbraio 2025 12:11

La Procura della repubblica di Milano ha annunciato l’intenzione di archiviare un procedimento fiscale contro la divisione europea di Google dopo che il colosso tecnologico ha accettato di pagare 326 milioni di euro di transazione col fisco. L’accordo copre gli obblighi fiscali di Google dal 2015 al 2019, comprese sanzioni, multe e interessi.

Questo procedimento fa parte di un’azione complessiva delle autorità italiane per contrastare le multinazionali che canalizzano i propri ricavi attraverso Paesi con tassazione più bassa. Nel giugno 2024, il fisco aveva richiesto fino a 1 miliardo di euro a Google per tasse non versate e sanzioni.

L’accordo di Google è l’ultimo di una serie di dispute fiscali tra l’Italia e grandi multinazionali.

ACCORDI E SANZIONI PRECEDENTI CONTRO I COLOSSI TECNOLOGICI

Nel 2017, la società aveva raggiunto un accordo simile con le autorità italiane, accettando di pagare 306 milioni di euro dopo un’indagine che aveva accertato la sua presenza stabile in Italia senza il pieno adempimento degli obblighi fiscali.

Anche altri giganti tecnologici sono stati sottoposti a controlli sulle loro pratiche commerciali in Italia. Nel 2021, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha inflitto ad Amazon una multa record di 1 miliardo 130 milioni di euro per abuso di posizione dominante, accusandola di favorire il proprio servizio logistico.

Nel 2024, TikTok è stata multata per 10 milioni 940 mila euro per non aver adeguatamente protetto i minori da contenuti dannosi presenti sulla sua piattaforma, a seguito di un’indagine dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato.

Queste dispute spesso prevedono accuse secondo cui le aziende trasferiscono i profitti attraverso Paesi europei con aliquote fiscali più basse, come Irlanda o Paesi Bassi, anziché pagare imposte più elevate nei Paesi in cui generano ricavi significativi.

IL CONTESTO EUROPEO E LA RIFORMA FISCALE INTERNAZIONALE

Google non ha risposto a una richiesta da parte di Epoch Times Usa di commento sulla transazione, ma in passato la società ha affermato di rispettare le leggi fiscali in tutte le nazioni in cui opera.

Il caso evidenzia anche l’azione coordinata delle nazioni europee mirata a rafforzare la regolamentazione fiscale sulle multinazionali. La Commissione europea ha promosso riforme per garantire che le grandi aziende paghino le tasse nei Paesi in cui svolgono una parte significativa delle loro attività.

Nel 2021, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) ha mediato un accordo fiscale globale storico, sostenuto da oltre 130 Paesi, compresa l’Italia, con l’obiettivo di contrastare il trasferimento dei profitti e introdurre un’aliquota minima d’imposta sulle società del 15%.

L’Italia è stata un attore chiave in questi sforzi, sostenendo la proposta dell’Unione europea per una tassa digitale, che mira a imporre tributi sui ricavi delle aziende tecnologiche negli Stati membri in cui operano, anziché permettere che i profitti vengano tassati principalmente in giurisdizioni a bassa imposizione fiscale.

La Procura di Milano non ha risposto a una richiesta di ulteriori informazioni sull’accordo prima della pubblicazione dell’articolo.

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