L’amministrazione Trump dovrebbe dare priorità a una strategia coordinata e unitaria per smantellare il firewall che il regime comunista cinese utilizza per controllare l’accesso a Internet. È quanto sostiene Michael Pack, ex direttore dell’Agenzia statunitense per i media globali (Usagm) durante il primo mandato di Donald Trump.
In una recente intervista a American Thought Leaders di EpochTV, Pack, oggi documentarista e presidente di Palladium Pictures, ha affermato che Washington deve allocare le proprie risorse in modo più efficiente per rafforzare il proprio potere di influenza e contrastare la censura digitale imposta dal regime cinese: «L’Usagm ha un fondo dedicato alle tecnologie per eludere il firewall di Internet e fondi simili esistono in altre agenzie governative, come il Dipartimento di Stato e il Pentagono, ma manca il coordinamento», queste risorse dovrebbero confluire in un «budget unico e centralizzato» che permetta di sviluppare tecnologie capaci di aggirare la censura cinese, contrastando l’approccio unitario con cui Pechino ha costruito il proprio sistema di controllo. «Dovremmo iniziare a spendere per aggirare il firewall una cifra comparabile a quella che la Cina investe per rafforzarlo», ha poi detto Pack., «noi negli Stati Uniti crediamo nella libera circolazione delle idee e siamo convinti che le nostre idee vincerebbero… se solo le persone potessero ascoltarle», e infatti «il governo cinese ha costruito il firewall perché sa benissimo che il proprio sistema non potrebbe reggere in un vero scambio libero di idee».
Il “Grande Firewall” della Cina e la battaglia dell’Usagm
Il Partito comunista cinese (Pcc) ha creato un sofisticato apparato di censura, noto come Grande Firewall, che impedisce ai cittadini cinesi di accedere a determinati indirizzi Ip e domini considerati “pericolosi” dal regime. Di conseguenza, in Cina non è possibile accedere a siti come Facebook, Google, YouTube e The Epoch Times.
L’Usagm supervisiona diverse emittenti, tra cui Voice of America (Voa), Radio Free Asia e Radio Free Europe/Radio Liberty. Nel 2024, secondo i dati dell’agenzia, la sua rete ha raggiunto 427 milioni di persone ogni settimana nel mondo, segnando un record assoluto. L’agenzia controlla anche il Fondo per la tecnologia aperta (Otf), un’organizzazione no-profit che finanzia lo sviluppo di tecnologie per la libertà su Internet, incluse quelle che permettono agli utenti di aggirare la censura online. Per l’anno fiscale 2024, l’Usagm ha ricevuto 866,9 milioni di dollari in finanziamenti federali, di cui 43,5 milioni destinati all’Otf. Secondo il rapporto dell’agenzia, gli strumenti per eludere la censura finanziati dall’Otf contano fino a 46 milioni di utenti attivi al mese, con un aumento del 400% rispetto al 2021.
«Non c’è nulla di più efficace che abbattere quel firewall», ha dichiarato Pack. «Se i cittadini cinesi avessero accesso a un panorama più ampio di idee, il loro Paese cambierebbe più di quanto potrebbe fare qualsiasi altra misura».
«Rispetto alle spese militari e agli altri investimenti che destiniamo alla competizione con la Cina, il costo per abbattere il firewall è relativamente basso».
«Si tratta di una questione cruciale. Se dipendesse da me, vorrei che fosse una priorità della prossima amministrazione Trump. Ma, purtroppo, non dipende da me».
Le nuove nomine di Trump e l’azione del Parlamento
Donald Trump ha scelto Kari Lake, ex conduttrice di Fox 10 Phoenix, come nuovo direttore di Voa, mentre ha designato Brent Bozell, fondatore del Media Research Center, alla guida dell’Usagm. Quest’ultima nomina dovrà essere confermata dal Senato. Pack ha ricoperto il ruolo di amministratore delegato dell’Usagm da giugno 2020 a gennaio 2021. Nel frattempo, il Parlamento sta cercando di intensificare la lotta contro la censura cinese. I senatori Dan Sullivan (Repubblicano, Alaska) e Jeanne Shaheen (Democratica, New Hampshire), membro della Commissione Esteri del Senato, hanno recentemente ripresentato il Informing a Nation with Free, Open, and Reliable Media Act, inizialmente proposto nel novembre 2024.
«I cittadini cinesi sono sottoposti a una censura governativa estrema e, con il peggioramento delle condizioni economiche e sociali nella Repubblica popolare cinese, stanno cercando fonti di informazione indipendenti e, sempre più, maggiore libertà dal controllo eccessivo del Partito comunista cinese», ha dichiarato Shaheen il 12 febbraio.
Se approvata, la legge imporrebbe al ministero degli Esteri e all’Usagm di sviluppare ulteriormente strumenti per aggirare la censura online e garantire ai cittadini cinesi piattaforme sicure per la condivisione di contenuti.
Redazione Eti/Frank Fang & Jan Jekielek