Gli Houthi e la polveriera del Mar Rosso

di Redazione ETI/Ryan Morgan
25 Marzo 2025 17:48 Aggiornato: 25 Marzo 2025 19:37

Il 15 marzo, al tramonto, diversi caccia F/A-18 Super Hornet sono decollati dalla portaerei USS Harry S. Truman nel Mar Rosso, avviando una serie di attacchi contro obiettivi Houthi nello Yemen occidentale. Un’operazione che segna il ritorno degli Stati Uniti in prima linea contro un’organizzazione che da tempo controlla gran parte del Paese, tra cui la capitale Sana’a.

Questo primo bombardamento segna l’inizio di un nuova operazione contro gli Houthi, dichiarati organizzazione terrorista dagli Stati Uniti.

Nonostante le dichiarazioni degli Stati Uniti, che hanno sottolineato come gli attacchi abbiano colpito principalmente i combattenti, il portavoce degli Houthi ha accusato gli Stati Uniti di colpire indiscriminatamente anche i civili. Gli Houthi continuano a ritenere che il conflitto sia strettamente legato alla causa palestinese e che gli attacchi contro Israele siano parte della loro lotta per la liberazione di Gaza.

LEGAMI CON GAZA E LA STRATEGIA IRANIANA

Gli attacchi degli Houthi alle navi nel Mar Rosso sono iniziati dopo gli attentati di Hamas in Israele il 7 ottobre 2023, un atto che ha scatenato una solidarietà da parte dei ribelli yemeniti verso la causa palestinese. Dall’inizio del conflitto, gli Houthi hanno lanciato numerosi attacchi missilistici contro Israele e le navi in transito nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden, danneggiandone decine. Già l’amministrazione Biden aveva risposto schierando navi da guerra per intercettare questi attacchi, e lanciando raid diretti contro gli Houthi.

Teheran è accusata di fornire sostegno logistico e militare agli Houti, ma le autorità iraniane hanno sempre negato.  Trump ha voluto lanciare un messaggio chiaro: «Ogni colpo sparato dagli Houthi equivale a un attacco iraniano, e l’Iran ne dovrà rispondere».

LA RISPOSTA DI TRUMP E IL CAMBIO DI STRATEGIA

In un messaggio ai capi Houthi, Trump ha intimato conseguenze devastanti per chiunque continui a minacciare le rotte navali internazionali, marcando un cambiamento nell’approccio degli Stati Uniti: non più un intervento a supporto di alleati locali, ma un’azione diretta contro una minaccia percepita come parte integrante della strategia regionale iraniana.

Dal 2015, gli Stati Uniti hanno più volte sequestrato carichi di armi diretti verso lo Yemen, destinate ai ribelli Houthi, a dimostrazione del fatto che l’Iran combatte tramite gli Houti nel Mar Rosso. Mentre il governo di Hadi, supportato dalla coalizione saudita, continua la sua battaglia contro gli Houthi, l’Iran sembra aver trovato nel movimento yemenita un alleato di peso.

LA GUERRA CIVILE E LE SUE IMPLICAZIONI INTERNAZIONALI

La guerra civile in Yemen, iniziata nel 2014 con il colpo di stato degli Houthi che ha rovesciato il governo legittimo, ha quindi avuto ripercussioni ben al di là dei confini nazionali. Mentre gli Stati Uniti, con la prima presidenza Trump, avevano sostenuto la coalizione, l’amministrazione Biden aveva poi optato per una linea più cauta, ma le recenti escalation e il ritorno di Trump alla Casa Bianca hanno innalzato il livello del conflitto.

La crescente militarizzazione del Mar Rosso, con attacchi su larga scala contro le navi commerciali e le infrastrutture, è ormai un problema internazionale. E la recente dichiarazione di Trump, che lega strettamente le azioni degli Houthi all’Iran, segna un punto di svolta significativo. Le operazioni dirette contro i ribelli e l’ampliamento degli obiettivi, con l’introduzione di nuove modalità operative e l’abbassamento della burocrazia per autorizzare gli attacchi, segnano l’inizio di una nuova fase nella guerra yemenita, in cui gli Stati Uniti si preparano a colpire duramente.

L’escalation degli attacchi statunitensi, però, rischia di avere conseguenze devastanti per la popolazione civile, già provata dalla guerra e dalla carestia. L’operazione potrebbe infatti spingere un numero crescente di yemeniti a schierarsi con gli Houthi, rafforzando la loro presa sullo Yemen. In un conflitto che dura da oltre un decennio, è chiaro che ogni soluzione dovrà partire dagli yemeniti stessi, con un accordo che possa portare a una fine della guerra. Ma se il conflitto proseguirà su questa traiettoria, le implicazioni regionali potrebbero risultare ancor più gravi, e coinvolgere anche l’Iran e l’Arabia Saudita.

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