Un’indagine pubblicata su Age and Ageing rivela che consumare alimenti ultra-processati come bevande gassate, patatine e gelati incrementa l’età biologica.
Lo studio rivela che ogni aumento del 10% nel consumo di alimenti ultra-processati rende una persona biologicamente più vecchia di 0,21 anni, ovvero 2,4 mesi in più rispetto all’età cronologica. Quest’ultima misura il tempo dalla nascita, mentre l’età biologica riflette l’invecchiamento apparente, basato su indicatori fisiologici e funzionali come genetica, stile di vita e ambiente.
Chi segue una dieta composta al 68-100% da alimenti ultra-processati risulta biologicamente più vecchio di 0,86 anni rispetto a chi ne consuma meno del 39%. Lo studio, di tipo trasversale, ha analizzato dati raccolti in vari momenti da una popolazione. Provenienti dal National Health and Nutrition Examination Survey, i dati riguardano 16.055 persone tra 20 e 79 anni. La qualità della dieta è stata valutata con i criteri dell’American Heart Association 2020 e dell’Healthy Eating Index 2015.
COSA SONO GLI ALIMENTI ULTRA-PROCESSATI
Biscotti, pasti pronti, noodle istantanei e hamburger rientrano tra gli alimenti ultra-processati, prodotti con formulazioni industriali a base di oli, grassi e amidi. Spesso includono additivi e ingredienti assenti nei cibi integrali.
IMPORTANZA DEI RISULTATI
La dottoressa Barbara Cardoso, principale autrice dello studio e affiliata al Dipartimento di Nutrizione, Dietetica e Alimentazione della Monash University e al Monash Victorian Heart Institute, sottolinea la necessità di privilegiare cibi non processati o minimamente processati. Gli effetti negativi degli alimenti ultra-processati sulla salute sono noti, ma il loro legame con i marcatori dell’invecchiamento biologico era poco esplorato. Questi dati risultano fondamentali per la salute pubblica.
«I risultati hanno un peso enorme: ogni incremento del 10% nel consumo di alimenti ultra-processati porta a un rischio di mortalità quasi del 2% in più e a un rischio dello 0,5% di malattie croniche in due anni – si legge in un comunicato stampa – Con una dieta standard di 2.000 calorie al giorno, aggiungere 200 calorie di alimenti ultra-processati, pari a circa 80 grammi di bocconcini di pollo o una piccola barretta di cioccolato, può far avanzare l’invecchiamento biologico di oltre due mesi rispetto all’età cronologica».
COSA ACCELERA L’INVECCHIAMENTO BIOLOGICO
Anche tenendo conto della qualità della dieta e dell’apporto calorico, il legame tra alimenti ultra-processati e invecchiamento biologico persiste, suggerendo altri fattori in gioco. Una possibile causa è la scarsa assunzione di flavonoidi o fitoestrogeni, composti vegetali abbondanti in frutta e verdura fresche. In alternativa, l’esposizione elevata a sostanze chimiche degli imballaggi, come bisfenolo A (Bpa) e ftalati, usati nella produzione di plastica, potrebbe influire.
«Chi consuma più alimenti ultra-processati tende a essere biologicamente più vecchio – spiegano i ricercatori – Questo legame non dipende solo dalla qualità della dieta, indicando che la lavorazione alimentare può accelerare l’invecchiamento biologico. Si rafforza così la necessità di ridurre il consumo di alimenti ultra-processati per un invecchiamento più sano».
Si riconoscono limiti nello studio: i dati Nhanes, che uniscono interviste dettagliate con esami fisici e test di laboratorio, potrebbero privilegiare le concentrazioni di nutrienti rispetto alla lavorazione alimentare, e le stime sul consumo potrebbero non rispecchiare la dieta abituale. Sebbene i partecipanti siano statunitensi, i risultati valgono anche per gli australiani, dove gli alimenti ultra-processati coprono quasi il 40% dell’apporto energetico degli adulti. «Ridurre gli alimenti ultra-processati nella dieta può rallentare l’invecchiamento biologico, offrendo un motivo in più per limitarli nelle strategie per un invecchiamento sano» conclude la dottoressa Cardoso.
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