Anche la Corte d’appello non ha convalidato il trattenimento in Albania dei migranti: «Attendiamo le pronunce sull’impugnazione di questi provvedimenti davanti alla Cassazione – dice al Corriere della Sera il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto -. La stessa corte che di recente ha ribadito la competenza del legislatore sull’individuazione degli Stati sicuri. A fine febbraio toccherà alla Corte di giustizia europea. E potrebbero arrivare ulteriori decisioni di altre corti d’appello. Noi siamo convinti che il percorso individuato anche tramite i centri in Albania, come l’Europa ha sancito, sia corretto». Le decisioni dipendono anche dal conflitto tra governo e magistrati: «Non si può negare che l’Anm, con le sue proteste plateali di fronte al corretto esercizio dei meccanismi della legislazione, abbia creato un grande nervosismo nei rapporti. Si corre il rischio di passare dal dissenso, condivisibile o meno, a un preoccupante segnale di intolleranza. Sul trattenimento dei migranti – aggiunge – sono stati formulati anche provvedimenti che disapplicando il decreto legge sui Paesi sicuri hanno di fatto messo in crisi le scelte in tema di immigrazione del governo. Se aggiungiamo la discutibile scelta del procuratore di Roma Lo Voi di iscrivere nel registro degli indagati mezzo governo, compresa la premier, per reati inconsistenti».
Quello di Lo Voi sul caso Almasri non era un atto dovuto: «Niente affatto. Perché si iscriva qualcuno nel registro degli indagati è necessario che i fatti abbiano pertinenza con ipotesi di reato, siano determinati e verosimili. E invece nel caso della liberazione del comandante libico, l’ipotesi di favoreggiamento personale è clamorosamente smentita dalla scarcerazione disposta dalla corte di appello di Roma. E il peculato è impensabile per l’impiego di un aereo di Stato a disposizione del ministro dell’Interno, sempre utilizzato per le espulsioni degli stranieri. Lo Voi – osserva inoltre il ministro – doveva cestinare il foglietto di Li Gotti e comunque avrebbe potuto inviare gli atti al tribunale dei ministri senza iscrivere alcuno nel registro e, ancora, chiedere l’archiviazione».
Il governo si rifiuta di riferire in Aula su Almasri: «Premetto che il governo ha deciso nell’ottica della sicurezza del Paese. Se avessimo trattenuto una persona pericolosa e questa avesse provocato conseguenze sui concittadini presenti in Libia, non sarebbe stato rimproverato il mancato rimpatrio?». Ma si può riferire in Parlamento: «Piantedosi l’ha già fatto ed era disponibile ad approfondire insieme con Nordio. Ora che è arrivata l’informazione di garanzia, è necessaria una riflessione sul segreto delle indagini e sul diritto di difesa. Se il procuratore avesse atteso qualche giorno, magari ascoltando Nordio e Piantedosi in Aula, si sarebbe astenuto da un atteggiamento invasivo, frettoloso e dannoso per l’immagine del Paese. Forza Italia – conclude Sisto – non avrà comunque esitazioni a portare a termine il percorso delle riforme».