Nel corso della Storia, in determinati momenti, le persone si sono rese conto che tutto stava cadendo a pezzi e sembrava che la civiltà intorno a loro si stesse sgretolando. Le persone iniziavano quindi a organizzarsi in gruppi e ad attaccare chi non rientrava nella loro cerchia; ma diventa difficile discernere la verità quando si è impegnati ad attaccare chi la pensa diversamente.
La verità, tuttavia, spesso si trova al di là della nostra limitata capacità di comprendere. L’incisione di Gustave Doré Baruch scrive le profezie di Geremia può fornire un’idea su come discernere la verità in tempi di grande conflittualità.
GEREMIA, IL PROFETA
Geremia (650 – 586 a.C.) fu un profeta e riformatore nel Vicino Oriente. Durante la sua vita si verificò un periodo di grande transizione: l’impero assiro dominante cadde a favore dei Babilonesi e un impero neo-babilonese salì al potere.
Geremia profetizzò che i Babilonesi avrebbero attaccato il popolo di Giuda. Il re di Giuda, Giosia, decise di istituire nuove riforme religiose, che riguardavano soprattutto i riti religiosi. Geremia cercò di avvertire il popolo che la riforma dei riti religiosi non li avrebbe salvati dalle catastrofi che aveva profetizzato.
Esortava invece la gente a pentirsi delle proprie malefatte e a iniziare un’autentica riforma morale correggendo se stessa. Si doveva seguire la via di Dio e accettare la propria sorte, anche se sembrava difficile. Tuttavia, questo messaggio non piacque all’autorità del Tempio di Gerusalemme e il profeta fu minacciato e imprigionato.
In seguito Geremia avrebbe dettato le sue profezie allo scriba Baruch, che le avrebbe lette al Tempio. Dopo la morte di Giosia, suo figlio, re Jehoiakim, sentì Baruch leggere le profezie di Geremia da un rotolo e ordinò che fosse fatto a pezzi e bruciato. Geremia si nascose, ma non smise di dettare la parola di Dio al suo scriba, incoraggiando il popolo di Giuda a confidare in Dio e ad essere buono.
BARUC SCRIVE LE PROFEZIE DI GEREMIA

Il pittore e incisore francese Gustave Doré (1832 – 1883), nell’incisione per l’Antico Testamento, raffigura Geremia che detta a Baruch. Le dimensioni e il contrasto tra luce e buio fanno di Geremia l’immagine focale. Sta in piedi al centro di quella che sembra una grotta, il che fa pensare che l’autore lo abbia immaginato nascosto. Il cappuccio della veste gli copre la testa mentre guarda verso la luce che lo illumina dall’alto.
Il profeta tiene una mano sul petto e posa l’altra sul capo di Baruch che si inginocchia davanti a lui, alza lo sguardo e lo ascolta diligentemente mentre la sua mano si prepara ad annotare le parole di Geremia.
Lo sfondo appare scuro e isolato. Il terreno ruvido e le pareti irregolari della grotta contrastano con le vesti lisce e fluide delle figure. La contrapposizione delle figure con l’ambiente circostante ribadisce la loro importanza nella composizione.
Con questa immagine Doré vuole dirci molto: Geremia è colpito da una luce che si irradia dall’alto come un riflettore e lui guarda verso l’alto come per accoglierla. Naturalmente, quella luce rappresenta la parola di Dio.
La luce è diretta sulla testa di Geremia, e sta a indicare che stia ispirando i suoi pensieri. La testa è spesso simbolo del pensiero critico e razionale, possiamo quindi presumere che le facoltà critiche e razionali di Geremia siano pervase della luce di Dio.
Non sono solo i pensieri di Geremia a essere ispirati da Dio: posizionando la mano di Geremia sul petto, Doré potrebbe voler dire che anche il cuore, luogo spesso simbolo delle emozioni, ne subisce l’influsso.
Geremia condivide questa verità non solo con le parole, ma anche con la mano posata sulla testa di Baruch. Penso che le sue parole rappresentino i pensieri e i sentimenti correlati al messaggio di Dio, ma la mano sulla testa di Baruch rappresenta l’azione. Vuole dire che Geremia non deve limitarsi a parlare di Dio, ma deve anche agire in accordo con la volontà di Dio.
Infine, Doré non raffigura Geremia che riceve la luce di Dio dal mondo materiale, ma lo colloca in una grotta senza niente intorno a sé. L’ambiente spoglio e muto passa in secondo piano e ha poca influenza su Geremia. L’unica cosa che conta è la luce che cade su di lui.
Geremia condivideva la verità di Dio, una verità più alta e più profonda di quella del mondo che frequentava, e non gli importava che non fosse politicamente o culturalmente popolare farlo. Non era interessato alle idee del Tempio o del re, ma alla verità stessa, che è al di sopra delle logiche di qualsiasi raggruppamento umano.
Forse, rivolgendo la mente e il cuore verso la verità piuttosto che contro qualcosa o qualcuno, anche noi possiamo ricevere la luce di Dio.