Vladimir Putin difficilmente accetterà la proposta Usa di una tregua di 30 giorni in Ucraina, secondo fonti russe citate da Reuters, che sottolineano come ogni accordo debba considerare gli avanzamenti sul campo di Mosca e le sue richieste.
Il Cremlino non ha ancora commentato ufficialmente ma, secondo una fonte russa anonima di “alto livello”, riporta sempre Reuters, Putin esigerebbe infatti precise garanzie: «Sarà difficile che Putin l’accetti così com’è» considerato che adesso «Putin è in posizione di forza». La Russia controlla quasi un quinto dell’Ucraina, circa 113 mila km², e progredisce da mesi. L’Ucraina ha conquistato dei territori della Russia occidentale come “leva negoziale”, ma la presa si sta indebolendo, secondo mappe open source e stime russe. La fonte russa ha poi aggiunto che, senza determinate “garanzie”, la posizione russa potrebbe però indebolirsi rapidamente e l’Occidente sarebbe pronto a incolpare Mosca per il fallimento della pace.
Un’altra fonte russa di Reuters, sempre di alto livello, ha definito la proposta di tregua una “trappola”. Una terza fonte ha detto che gli Stati Uniti hanno giustificato la ripresa di aiuti e intelligence con la tregua.
Putin, d’altra parte, ha escluso più volte una tregua breve: «Non ci serve una pausa, ma una pace duratura con garanzie per la Federazione Russa e i suoi cittadini» aveva dichiarato a dicembre. E, al Consiglio di sicurezza della Federazione Russa, il 20 gennaio aveva ribadito: «Non una tregua breve o una pausa per riarmarsi e poi riprendere il conflitto, ma una pace a lungo termine».
Il conflitto nell’Ucraina orientale è iniziato nel 2014, dopo la rivoluzione di Maidan, che aveva rovesciato un presidente filorusso, e l’annessione della Crimea da parte di Mosca, con l’appoggio di separatisti filo-russi.
A giugno dell’anno scorso, Putin aveva fissato le sue condizioni: l’Ucraina deve rinunciare definitivamente a entrare nella Nato e deve ritirare le truppe da quattro regioni reclamate, e ormai in gran parte controllate, da Mosca: Donetsk, Zaporizhzhia e Kherson, che la Russia dichiara di controllare al 75%, e il Luhansk che sarebbe ormai sotto il totale controllo dell’esercito russo. Tutte regioni che Mosca considera “Russia” a tutti gli effetti e definitivamente: senza possibilità che tornino a essere Ucraina. Territori che invece Kiev definisce annessi illegalmente, rifiutando di riconoscere ogni sovranità russa.
Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, in una recente intervista a Reuters, ha ribadito che Mosca non accetterà mai delle truppe Nato «sotto qualsiasi bandiera o ruolo» in Ucraina. Rossiya 24, la Tv di Stato russa, aveva definito «ingenuo» il commento del ministro degli Esteri Usa Marco Rubio sulla disponibilità di Kiev a parlare, visti i precedenti con la Russia.
«La Russia avanza, quindi sarà diverso» aveva poi scritto su Telegram Konstantin Kosachev, presidente della commissione Affari internazionali del Consiglio della Federazione, «Ogni accordo, pur con compromessi, sarà alle nostre condizioni, non a quelle Usa. Non è spavalderia, ma consapevolezza che gli accordi veri si scrivono al fronte. E questo dovrebbero capirlo a Washington».
Si capisce, quindi, la cautela espressa dal capo della diplomazia americana, Marco Rubio, nei giorni scorsi quando ripeteva che entrambe le fazioni devono necessariamente essere disposte a cedere qualcosa. Altrimenti, nessuna pace potrà mai essere raggiunta attraverso una trattativa.