Oggi, 25 aprile 2025, l’Italia celebra la Festa della Liberazione, un giorno simbolo della fine dell’occupazione nazista e del regime fascista, culminata nel 1945 con l’insurrezione partigiana e l’arrivo delle truppe alleate. Questa ricorrenza non solo celebra la vittoria della Resistenza, ma invita a riflettere sulla complessa Storia del nostro Paese, segnata profondamente dalla figura di Benito Mussolini e dal ventennio fascista. Grazie a recenti studi, come quelli condotti da Giovanni Fasanella e Mario José Cereghino, basati su documenti desecretati dagli archivi britannici, emerge un quadro inedito e controverso sul ruolo di Mussolini e sui condizionamenti stranieri, in particolare del Regno Unito, nella genesi e nell’evoluzione del fascismo.
DA SOCIALISTA A DUCE FASCISTA
Benito Mussolini nasce il 29 luglio 1883 a Predappio, in Emilia-Romagna, in una famiglia modesta. Figlio di un fabbro socialista e di una maestra, cresce in un ambiente intriso di ideali rivoluzionari. Negli anni giovanili abbraccia il socialismo, diventando fervente militante e giornalista. Dirige il giornale socialista Avanti! e si distingue per il suo stile oratorio incisivo e provocatorio. Tuttavia, la sua traiettoria politica cambia radicalmente durante la Prima Guerra Mondiale. Contrario inizialmente al conflitto, Mussolini si schiera poi a favore dell’interventismo, rompendo con il Partito Socialista e fondando nel 1914 il giornale Il Popolo d’Italia, finanziato, come vedremo, anche da fonti estere.
Nel 1919, Mussolini fonda i Fasci Italiani di Combattimento, un movimento nazionalista che si oppone sia al socialismo che al liberalismo. Approfittando del clima di instabilità post-bellica, il fascismo guadagna consensi attraverso propaganda, violenza squadrista e promesse di ordine.

La Marcia su Roma del 28 ottobre 1922, un’azione più simbolica che militare, convince il re Vittorio Emanuele III a nominare Mussolini capo del governo. Inizia così il ventennio fascista, caratterizzato dalla soppressione delle libertà democratiche, dall’istituzione di un regime totalitario, le leggi razziali del 1938 e da un’aggressiva politica estera che porta l’Italia in conflitti come la guerra d’Etiopia e la Seconda Guerra Mondiale al fianco della Germania nazista.
LA CADUTA DEL DUCE
Durante il ventennio, Mussolini consolida il proprio potere attraverso il culto della personalità, una propaganda capillare e il controllo di stampa, istruzione e sindacati. Le promesse del regime? Modernizzazione e grandezza nazionale, realizzando opere pubbliche e bonifiche, al costo di repressioni e censure. Con un’economia italiana sempre più piegata alle esigenze belliche, l’alleanza con Hitler, sancita dal Patto d’Acciaio del ’39, si rivela fatale: l’Italia entra in guerra nel 1940, impreparata militarmente ed economicamente.
Le sconfitte militari, dalla campagna di Grecia alla perdita delle colonie africane, minano la credibilità del regime. Nel 1943, dopo lo sbarco in Sicilia, il Gran Consiglio del Fascismo, guidato da Dino Grandi, vota la sfiducia a Mussolini. Il 25 luglio, il re lo fa arrestare, nominando il generale Pietro Badoglio capo del governo. Mussolini viene confinato sul Gran Sasso, ma il 12 settembre 1943 i nazisti lo liberano nell’audace Operazione Quercia, insediandolo a capo della Repubblica Sociale Italiana, uno Stato fantoccio nel Nord Italia. La Rsi, segnata da guerra civile e atrocità, è l’ultimo atto del fascismo. Il 25 aprile 1945, mentre i partigiani liberano Milano e altre città, Mussolini fugge verso la Svizzera. Ma il 27 aprile, il Duce viene catturato a Dongo dai partigiani, che lo fucilano per direttissima il 28 aprile, insieme alla sua amante Claretta Petacci, evitando che Benito Mussolini – per vent’anni l’uomo più potente d’Italia – potesse venire processato. E magari raccontare la sua versione dei fatti.
I FILE DESECRETATI BRITANNICI
Una delle rivelazioni più sconcertanti sulla figura di Mussolini emerge dai documenti desecretati degli archivi britannici, analizzati in profondità dai giornalisti Giovanni Fasanella e Mario José Cereghino nel libro Nero di Londra. Questi documenti, provenienti dagli archivi di Kew Gardens e da fonti private come i carteggi di Sir Samuel Hoare, capo dell’intelligence militare britannica in Italia durante la Prima Guerra Mondiale, gettano luce su un aspetto poco conosciuto: il legame strettissimo tra Mussolini e i Servizi segreti britannici.
Secondo quanto scoperto da Fasanella e Cereghino, Mussolini, noto con il nome in codice “The Count”, sarebbe stato reclutato dall’intelligence britannica già nel 1917, quando era direttore del quotidiano Il Popolo d’Italia. In un contesto di crisi post-Caporetto, il Regno Unito, deciso a mantenere l’Italia in guerra contro gli Imperi Centrali, avrebbe finanziato Mussolini per promuovere propaganda interventista. I documenti citano pagamenti iniziali di 50 sterline al mese, una somma significativa per l’epoca, gestiti da Sir Samuel Hoare attraverso il Directorate of Military Intelligence a Roma. Questo sostegno non si limitò alla Prima Guerra Mondiale: i ricercatori sostengono che l’establishment conservatore britannico, guidato da figure come Hoare, vide in Mussolini un “asset” per stabilizzare l’Italia contro il pericolo bolscevico e garantire gli interessi britannici nel Mediterraneo.
Le carte desecretate dicono che l’appoggio britannico ha favorito l’ascesa di Mussolini al potere, culminata nella Marcia su Roma, e che tale influenza sia proseguita durante il regime. Ad esempio, i documenti evidenziano il ruolo del governo inglese nel plasmare il fascismo come strumento per “contenere” l’Italia, impedendole di diventare una potenza concorrente. Inoltre, Fasanella e Cereghino collegano questa dinamica al controllo britannico post-bellico, con implicazioni fino alla strategia della tensione degli Anni di Piombo, come l’assassinio di Aldo Moro nel 1978, visto come un ostacolo agli interessi inglesi.
La Festa della Liberazione non è solo un momento per celebrare la fine del nazifascismo, ma anche un’occasione per interrogarsi sulla complessità della Storia della nostra nazione. I documenti analizzati da Fasanella e Cereghino sfidano le versioni ufficiali, e fanno capire come il fascismo non sia stato solo un fenomeno interno, ma anche e soprattutto il prodotto di raffinatissime manipolazioni e manovre geopolitiche provenienti dall’isola britannica. Questo non sminuisce le (gravi) responsabilità di Mussolini e del regime fascista, ma spinge a considerare il contesto internazionale in cui il fascismo si sviluppò.
Le rivelazioni sui legami tra Mussolini e l’intelligence britannica sottolineano come la sovranità italiana sia stata spesso condizionata e «limitata», come ebbe a dire più di una volta Francesco Cossiga.
Benito Mussolini rimane una figura centrale e controversa della Storia italiana, simbolo di un’epoca di ambizioni e tragedie. I documenti desecretati britannici, portati alla luce in Italia da Fasanella e Cereghino, aggiungono una dimensione inquietante, rivelando il ruolo del Regno Unito nella costruzione del “Duce” e nel controllo dell’Italia.
In questo 25 aprile 2025, mentre celebriamo la Liberazione, è fondamentale ricordare non solo le vittorie del passato, ma anche le lezioni di una Storia che ci invita a vigilare sulla nostra indipendenza e democrazia. E, magari, dovremmo ricordare anche chi ci ha liberato.