Un ex ingegnere informatico di Google è accusato di furto di segreti commerciali sull’intelligenza artificiale mentre lavorava, in segreto, per delle aziende cinesi. Linwei Ding, 38 anni, è incriminato per sette reati di spionaggio economico e altri sette relativi al furto di segreti commerciali. Il 6 gennaio, l’Fbi ha perquisito la sua abitazione sequestrando i suoi dispositivi elettronici e altre prove. Gli investigatori di Google hanno scoperto che Ding avrebbe chiesto a un collega di scansionare giornalmente il suo badge di accesso in azienda, facendo credere di lavorare normalmente in sede, mentre in realtà si era trasferito in Cina, dove aveva persino fondato un’azienda propria.
Secondo gli inquirenti, i file riservati contengono segreti commerciali sull’architettura hardware e software di Google, che consentono ai data center dell’azienda di addestrare e gestire delle avanzate intelligenze artificiali. I file contengono informazioni sulle «Tpu e le Gpu, un software che consente ai chip di comunicare ed eseguire dei task, e su un altro che coordina migliaia di chip che addestrano e fanno funzionare delle Ia avanzate» si legge nell’atto di accusa. «I segreti commerciali riguardano anche la SmartNic progettata su misura da Google». Le Tensor processing unit (Tpu) e le Graphics processing unit (Gpu) sono delle componenti avanzate che costituiscono l’infrastruttura di Google Cloud. Le Tpu in particolare, sono sviluppate da Google per accelerare il machine learning, ossia la capacità di apprendimento dell’intelligenza artificiale.
La procura ha fatto riferimento a una presentazione PowerPoint, che Linwei Ding aveva condiviso agli investitori della propria azienda, contenente le politiche del regime cinese relative allo sviluppo dell’intelligenza artificiale cinese, a dimostrazione del fatto che fosse sua intenzione sfruttare il furto dei dati di Google a beneficio del Partito comunista cinese. Come d’altronde l’indagato stesso avrebbe affermato, dicendo che la sua ricerca «aiuterà la Cina ad avere capacità infrastrutturali con potenza di calcolo pari a quelle occidentali».
E infatti, il regime comunista cinese avrebbe finanziato in toto l’azienda fondata da Linwei Ding mentre era ancora alle dipendenze di Google, pagando la ricerca, i salari e gli alloggi di esperti cinesi e stranieri, per impiegarli nei settori scientifici e tecnologici. Il tutto nell’ambito delle mire espansionistiche industriali del regime, che mira a soppiantare gli Stati Uniti nella supremazia tecnologia.
L’azienda statunitense aveva assunto Ding in qualità di sviluppatore responsabile del software utilizzato nei data center, dandogli quindi accesso a informazioni riservate su infrastruttura, software, e soprattutto intelligenza artificiale. Google ha scoperto il furto dei dati quando Ding si è presentato pubblicamente come amministratore delegato di un’azienda cinese durante una conferenza di investitori a Pechino.
L’ex ingegnere di Google rischia un totale di 25 anni di reclusione e una multa di oltre 5 milioni di dollari.