Ex presidente filippino Duterte arrestato per crimini contro l’Umanità

di Redazione ETI
11 Marzo 2025 7:41 Aggiornato: 11 Marzo 2025 10:55

L’ex presidente filippino Rodrigo Duterte è stato arrestato martedì a Manila su mandato della Corte penale internazionale; è accusato di aver commesso crimini contro l’Umanità per la sua cosiddetta “guerra alla droga”, che tra il 2016 e il 2022 ha causato migliaia di morti.

Soprannominato “il Punitore” quando era sindaco della città di Davao, Duterte aveva vinto le elezioni del 2016 promettendo una linea dura: «Dimenticate i diritti umani. Se arrivo al palazzo presidenziale, vi ucciderò» aveva detto a spacciatori e criminali. Poi, parlando con Reuters aveva detto: «Uccidiamo cinque criminali a settimana».

La repressione era partita subito a livello nazionale. Entro fine 2016, la polizia aveva ucciso oltre 2 mila persone, spesso in presunti scontri a fuoco. Gli osservatori per i diritti umani parlavano di esecuzioni di vigilanti, con un bilancio reale ben più alto, ma il governo smentiva. La popolarità di Duterte restava al 77% secondo un sondaggio di dicembre 2016.

Al termine del mandato nel 2022, la polizia contava 6.200 morti in operazioni antidroga. Gli attivisti denunciavano migliaia di uccisioni ingiustificate di poveri e tossicodipendenti, che spesso venivano messi in speciali “liste di sorveglianza”.

Duterte si difendeva dicendo che aveva ordinato di uccidere solo per autodifesa, ma le riesumazioni di corpi mostravano incongruenze: certificati di morte parlavano di cause naturali, ma alcuni cadaveri (o quel che ne rimaneva) avevano fori di proiettile.

La Corte penale internazionale aveva aperto un’indagine preliminare nel 2018. Duterte aveva ritirato le Filippine dalla convenzione della Corte nel 2019. L’inchiesta, sospesa nel 2021 per le rassicurazioni di Manila, era ripresa nel 2023, giudicando insufficienti gli sforzi locali. Il governo di Ferdinand Marcos Jr, dopo aver escluso la cooperazione, a fine 2024 ha poi accettato di eseguire il mandato d’arresto.

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