Il consumo regolare di alcuni additivi alimentari presenti nei cibi processati è associato a un rischio più elevato di sviluppare il diabete di tipo 2. È quanto emerge da un recente studio pubblicato l’8 aprile su Plos Medicine, che ha esaminato l’impatto di cinque diverse combinazioni di additivi comunemente utilizzati nei prodotti alimentari trasformati. Due di queste miscele hanno evidenziato un’associazione significativa con l’insorgenza della malattia.
La prima, denominata “miscela cinque”, comprende una varietà di additivi impiegati nelle bevande dietetiche: regolatori di acidità come acido citrico, citrati di sodio, acido fosforico e acido malico, coloranti come caramello ammoniacale solfitato, antociani ed estratto di paprica, dolcificanti artificiali come acesulfame-K, aspartame e sucralosio, ed emulsionanti tra cui gomma arabica, pectina, gomma di guar e cera di carnauba, utilizzata come agente di rivestimento. La seconda, chiamata “miscela due”, è più diffusa nei cibi processati e comprende il conservante sorbato di potassio, coloranti come curcumina o curcuma ed emulsionanti quali amidi modificati, pectina, gomma di guar, carragenine, polifosfati e gomma xantana.
Questi additivi si trovano in numerosi prodotti di uso quotidiano. Il sorbato di potassio è presente in alcuni derivati del latte, come yogurt e formaggi, mentre la carragenina è frequente nei latti vegetali. La pectina è utilizzata in gelatine, marmellate e conserve di frutta, la gomma xantana in maionese, salse, condimenti, sciroppi e latticini. Gli amidi modificati, invece, contribuiscono alla consistenza di salse, zuppe e prodotti da forno. «Diversi additivi rappresentativi delle miscele due e cinque, come emulsionanti e dolcificanti artificiali, erano già stati associati a un aumento dell’incidenza di diabete di tipo 2 in studi precedenti», hanno ricordato i ricercatori.
Il team francese ha sottolineato l’originalità dei risultati, evidenziando come non sia possibile un confronto diretto con studi epidemiologici passati. «A nostra conoscenza, questo è il primo studio a valutare e rilevare associazioni positive tra miscele di additivi alimentari e un’alta incidenza di diabete di tipo 2 in una vasta coorte prospettica. Pertanto, un confronto diretto con la letteratura epidemiologica precedente non è fattibile», hanno spiegato gli autori.
L’analisi si è basata su otto anni di dati relativi a oltre 108.000 adulti, raccolti nell’ambito della coorte francese NutriNet-Santé, uno studio che indaga il legame tra alimentazione e salute. Le altre tre miscele analizzate – indicate come miscela uno, tre e quattro – non hanno mostrato alcuna correlazione significativa con un aumento del rischio di diabete. Queste comprendevano ingredienti come carbonati di sodio, difosfati, glicerolo, carbonati di ammonio, sorbitolo, riboflavina, alfa-tocoferolo, Datem e lecitine.
Gli autori hanno concluso sottolineando la necessità di ulteriori ricerche sperimentali per chiarire i meccanismi alla base di queste associazioni, anche in relazione a possibili effetti sinergici o antagonisti tra le sostanze. Hanno inoltre ribadito l’importanza di tenere in considerazione le combinazioni di additivi nelle valutazioni di sicurezza, sostenendo le raccomandazioni di salute pubblica volte a limitare l’uso di additivi non essenziali.
Questi risultati arrivano in un momento di crescente attenzione pubblica sul tema. Il ministro della Salute americano, Robert F. Kennedy Jr., ha recentemente annunciato l’intenzione di intervenire contro i cibi ultraprocessati, definiti durante l’audizione di conferma al Senato come responsabili, almeno in parte, degli elevati tassi di obesità e malattie croniche negli Stati Uniti. Secondo il ministro Kennedy Jr. questi alimenti stanno «avvelenando» la popolazione.
Le informazioni e le opinioni contenute in questo articolo non costituiscono parere medico. Si consiglia di confrontarsi sul tema col proprio medico curante e/o con specialisti qualificati.