Il 18 marzo sono state rese pubbliche migliaia di pagine di documenti relativi all’assassinio di John F. Kennedy, avvenuto il 22 novembre 1963. I file svelano dettagli sulle operazioni di raccolta di informazioni dell’intelligence, ma offrono poche novità.
Sebbene i ricercatori attendessero da tempo la desecretazione, alcuni mettono in dubbio il contenuto dei documenti rilasciati e si chiedono se ne esistano ancora altri o siano stati distrutti in passato. Molti documenti digitalizzati risultano illeggibili, a causa della scarsa qualità del materiale originale o di metodi di scansione inadeguati.
Molti nuovi documenti pubblicati descrivono le operazioni della Cia per contrastare Russia e Cuba, con piani per «isolare, screditare e rovesciare» governi stranieri attraverso colpi di Stato basati su «guerra politica e psicologica».
Un file della Cia dell’ottobre 1963 ordina agli agenti di «negare fino alla fine se interrogati specificamente» su un complotto relativo all’attacco di una nave mercantile cubana. Secondo il documento, il leader rivoluzionario cubano Fidel Castro era preoccupato per una bomba, mai esplosa, collocata su una nave a Genova, che attribuiva alla Cia.
Alcuni file rivelano i metodi di raccolta di informazioni e sulla gestione dei registri. In un caso specifico, per esempio, agli agenti è stato consigliato di distruggere tutti i documenti per evitare che finissero nelle mani di un governo straniero.
Altri file indicano che Lee Harvey Oswald, identificato dalla Commissione Warren come l’unico responsabile dell’uccisione di Kennedy, era tenuto sotto stretta sorveglianza del governo americano ben prima dell’assassinio. Si afferma che Oswald avesse numerosi contatti all’interno dei Servizi e che le sue presunte attività fossero note alle agenzie americane, grazie a delle segnalazioni da contatti europei, mesi prima dell’omicidio. Secondo la Commissione Warren, Oswald ha sparato tre colpi con un fucile Carcano in 8,3 secondi, con il secondo e il terzo colpo che avrebbero colpito il Presidente. Il Kgb russo ha respinto questa versione, definendo Oswald un «pessimo tiratore» e suggerendo che l’assassinio fosse parte di un elaborato «colpo di Stato», come emerge da altri documenti.

Dalla nuova documentazione è possibile apprendere che l’ex agente dei Servizi Segreti Gary Underhill avrebbe dichiarato che la Cia è stata responsabile della morte di Kennedy, ed è stato trovato morto suicida nel 1964. L’agente Underhill aveva confidato ad amici che Kennedy era stato ucciso perché aveva scoperto prove di elementi corrotti nell’agenzia, coinvolti in traffico di armi e droga, oltre che in varie operazioni politiche. Il ricercatore e autore di libri di true crime John Leake ha suggerito che la tragica fine dell’ex agente sia legata alla sua attività di denuncia delle attività illegali. «Underhill era troppo esperto per fare affermazioni infondate».
L’allora Presidente Lyndon B. Johnson, in un’intervista del 1964, aveva espresso preoccupazione per il fatto che la percezione sulla Cia era quella di un’agenzia che «nascondeva del marcio», consigliando all’organizzazione di abbandonare l’immagine di «cappa e spada» – modo di dire riferito a situazioni di intrighi, spionaggio o attività segrete, spesso con un’aura di mistero o teatralità.
Altri file mostrano che alcuni autori e giornalisti, insieme alle loro famiglie, erano sotto indagine, specialmente quelli che proponevano teorie alternative sull’assassinio. Alcuni media, favorendo la Cia, evitavano temi compromettenti per l’agenzia, come le operazioni a Cuba e Miami, con degli sviluppi «in parte frutto di fortuna e in parte coperti grazie alla collaborazione della stampa. Tuttavia, la situazione è molto fragile: anche con tutta la buona volontà, i reporter locali non possono lasciarsi sfuggire uno scoop», si legge in un documento del febbraio 1967.
La Cia annotava anche l’intento di «penetrare» organizzazioni mediatiche nei Paesi in cui cercava di esercitare influenza. Altre nazioni partecipavano ad attività di intelligence: l’Mi-5 britannico monitorava le comunicazioni tra l’allora procuratore distrettuale di New Orleans, Jim Garrison, la cui storia è narrata nel film “JFK – un caso ancora aperto”, e una fondazione britannica.
Alcuni governi stranieri erano decisi a mantenere riservati certi file. Tutte le menzioni di Israele o dei suoi Servizi Segreti sono state precedentemente rimosse da diversi documenti legati a James Angleton, capo del controspionaggio della Cia per oltre vent’anni, successivamente identificato come spia israeliana e costretto a lasciare i Servizi Segreti americani dal direttore William Colby nel 1975.
Le tensioni tra Kennedy, Angleton e il governo israeliano riguardo l’acquisizione di armi nucleari da parte dello Stato mediorientale sono un punto focale per alcuni ricercatori, che suggeriscono motivazioni profonde dietro l’assassinio. Un documento di 74 pagine, richiesto dai ricercatori e relativo a un’intervista condotta da Angleton con la Commissione Church, non è stato incluso nella pubblicazione digitale, ma potrebbe trovarsi negli Archivi Nazionali.
Anche altri Paesi hanno cercato di escludere il proprio coinvolgimento in comunicazioni legate all’assassinio. Il capo dei Servizi Segreti australiani, Charles Spry, ha chiesto nel 1968 che il documento Cd-971 della Commissione Warren, relativo a chiamate telefoniche all’ambasciata di Canberra nel 1963, rimanesse riservato. Richard Helms, allora direttore della Cia, ha risposto alla lettera di Spry confermando il consenso dell’agenzia e sottolineando che le sue argomentazioni «forniscono ogni motivo per tenere il documento riservato».
Il 23 gennaio Trump ha ordinato la divulgazione di tutti i documenti sull’assassinio di JFK e su quelli di Martin Luther King Jr. e Robert F. Kennedy. «L’ordine esecutivo stabilisce che, a più di 50 anni da questi assassini, le famiglie delle vittime e il popolo americano meritano di conoscere la verità».

Durante una visita al John F. Kennedy Performing Arts Center a Washington il 18 marzo, Trump ha annunciato il rilascio di circa 80 mila file, e un funzionario della Casa Bianca ha dichiarato che altri documenti sono in attesa di digitalizzazione e disponibili per la consultazione presso l’edificio degli Archivi Nazionali a Washington. Alcuni file restano riservati per ordine giudiziario, per proteggere informazioni fiscali personali o per il segreto del gran giurì. «Gli Archivi Nazionali stanno collaborando con il ministero della Giustizia per accelerare lo sblocco di questi registri», ha dichiarato l’ufficio del Direttore dell’Intelligence Nazionale. «I gran giurì del periodo li hanno già visti, quindi gran parte di queste informazioni è già nota, ma indipendentemente da ciò, saranno rilasciate immediatamente su ordine del tribunale».
In totale, circa 6 milioni di documenti relativi a JFK sono conservati negli archivi, la maggior parte dei quali resi pubblici dopo l’approvazione nel 1992 del President John F. Kennedy Records Act, che ordinava la piena divulgazione entro il 2017. Trump ne ha pubblicati alcuni durante il suo primo mandato, ma gli è stato consigliato dalle agenzie di intelligence di trattenere altri. Biden ha reso pubblici oltre 13 mila documenti, ma ha rinviato due volte il rilascio di ulteriori file classificati, citando preoccupazioni per la sicurezza nazionale.