Guido Crosetto, ministro della Difesa, da mesi, ancor prima dell’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca, e ancor prima dell’annuncio della Commissione europea del piano di riarmo, sostiene la necessità da parte dell’Italia di lottare in Europa per poter spendere di più, sulla difesa, evitando di far ricadere quelle spese in più sul calcolo del deficit. «Quella europea – dice Crosetto al Foglio – è una finestra di opportunità vera, che ci consente di investire nella Difesa, in modo serio, anche se è evidente che per investire in questo settore con lungimiranza occorre creare tutte le condizioni affinché non si scateni, in un Paese, la guerra sociale. Purtroppo, attorno a noi, vedo troppa gente, in politica, che per monetizzare due voti in più butta benzina sul fuoco, e anche per questo occorre in Europa capire in che modo costruire il percorso verso una nuova Difesa europea senza offrire il fianco ai partiti più anti europeisti».
«Il ragionamento che faccio non è retorico, ma è concreto, bisogna avere la possibilità di spiegare che la svolta europea non è bellicista, non riguarda le sole armi, ma riguarda un intero comparto, riguarda un approccio nuovo, riguarda una consapevolezza che non è solo tecnica o finanziaria ma è politica». E quando dice politica «voglio dire una cosa semplice: rafforzare gli investimenti sulla difesa, come farà questo governo, anche per allinearsi il più possibile a quelle che sono le indicazioni della Nato, è una necessità dettata dalla consapevolezza che difendersi è il prerequisito dell’esistenza di una nazione e anche di una democrazia».
Considerare una maggiore difesa dell’Italia, e dell’Europa, «come se questa fosse una svolta anti pacifista è una cosa semplicemente folle. Ripeto: folle». Crosetto, facendo un passo in avanti nel ragionamento, sostiene che l’Italia, e l’Europa, hanno il «dovere di prendere sul serio i nuovi equilibri che si sono venuti a creare nel mondo. Se il nostro fratello maggiore, grande e grosso, che ci ha protetto in questi anni ci dice che potrebbe proteggerci di meno occorre non far finta di nulla e occorre organizzarsi per diventare grandi, per diventare più solidi, non autonomi, perché sarebbe impossibile».
Nel nuovo mondo in cui ci troviamo, un mondo in cui il ministro sostiene con ottimismo che l’America «ci aiuterà a camminare a volte anche da soli», bisogna fare i conti con una dura realtà. Conto numero uno: «Rinunciare alla protezione americana, e alla sua deterrenza nucleare, è semplicemente impossibile». Conto numero due: «Non capire che, al di là di come finiranno le trattative sull’Ucraina, la Russia rappresenterà un inevitabile pericolo per l’Europa significa voler negare l’evidenza, e quando parlo di evidenza mi riferisco a due elementi precisi. Per chi non se ne fosse ancora accorto, la Russia, da sola, ha circa 1,3 milioni di militari attivi, con una riserva stimata tra due e tre milioni. Per chi non se ne fosse ancora accorto, la Russia, da anni, ha scelto di riconvertire la sua economia in un’economia di guerra, e per quanto il percorso a ritroso non sia impossibile è davvero difficile immaginare che possa rinunciare a questo nuovo equilibrio».
Dunque la Russia resterà «in un assetto di guerra anche dopo l’eventuale trattativa di pace, in Ucraina, e non capire che nel nuovo mondo la minaccia russa sarà una costante significa creare le condizioni per avere una pace non duratura».
Rispetto alle trattative di pace che potrebbero aprirsi nei prossimi giorni, il ministro dice di essere scettico per il movimentismo dei così detti paesi volenterosi, Regno Unito e Francia, in prima linea per inviare in Ucraina eserciti dei Paesi europei, a prescindere da quello che faranno gli Stati Uniti, non per questioni politiche ma per questioni di merito: «Voi avete mai visto fare un progetto per l’arredamento di una casa di cui non conoscete il progetto? Io no. Parlare di soluzioni militari prima di una trattativa non mi sembra azzeccato. Ci vuole pazienza, lungimiranza, paletti chiari, obiettivi concreti» ha concluso Crosetto.