«Mangia meno e muoviti di più». Sono decenni che questo mantra viene ripetuto. Dai più rinomati professionisti della salute ai fit influencer più in voga del momento, tutti ormai sembrano conoscere “il segreto” per perdere peso e scoppiare di salute. Eppure, i dati Istat rivelano che negli ultimi 40 anni, solo in Italia, le persone che soffrono di diabete sono aumentate di oltre il 127%.
La realtà è che i problemi metabolici (obesità, ipertensione, problemi cardiaci, diabete eccetera) non dipendono solo dalla quantità di calorie in entrata e in uscita ma, soprattutto, dal nostro equilibrio ormonale. Infatti, sono proprio gli ormoni e in particolare l’insulina, che decidono se immagazzinare l’energia a disposizione nel corpo oppure bruciarla.
CONOSCERE L’INSULINA
Quando si mangia, il cibo viene trasformato in energia sotto forma di glucosio (che è un tipo di zucchero). Tuttavia, se la concentrazione di zuccheri nel sangue rimane alta per troppo tempo, il cervello potrebbe subire danni irreparabili. È qui che entra in azione l’insulina: ogni cellula del corpo ha un recettore (una specie di serratura) per l’insulina che funziona come una chiave: quando l’insulina viene prodotta, dal pancreas, essa permette alle cellule di far entrare la quantità di energia necessaria per funzionare correttamente, mantenendo così in equilibrio i livelli di zucchero nel sangue (cioè la famosa glicemia) e immagazzinando il glucosio in eccesso sotto forma di grasso, per un utilizzo futuro.
L’insulina, quindi, è un ormone vitale senza il quale il corpo umano non è in grado di operare efficacemente. Tuttavia, se i livelli di insulina nel sangue sono cronicamente elevati (iper-insulinemia) le cellule smettono di rispondere adeguatamente al suo stimolo e si sviluppa l’insulino-resistenza. Il corpo cioè richiede quantità sempre maggiori di insulina per fornire energia alle cellule, ma questo mette a rischio di tutta una serie di malattie croniche.
«L’insulina agisce sui nervi, sulle cellule del sangue, sulle ossa e su qualsiasi altra cellula del corpo […] Poiché tutte le cellule sono colpite, esistono numerose patologie associate al diabete, come la retinopatia e la neuropatia» spiega il professor Benjamin Bikman scienziato e ricercatore di fama mondiale in disturbi metabolici presso la Duke-National University di Singapore.
La causa principale della resistenza all’insulina deriva dal consumo eccessivo di cibi e bevande ricchi di carboidrati, che provocano picchi massicci di zucchero nel sangue, costringendo il pancreas a rilasciare grandi quantità di insulina. Ma il corpo umano è progettato per gestire “in sicurezza” nel sangue in media l’equivalente di una bustina di zucchero (circa 4 grammi). Per capirsi: 80 grammi di pasta in bianco equivalgono a oltre 50 grammi di carboidrati (o zuccheri), una lattina di coca cola da 33 cl equivale a 35 grammi circa di zucchero.
IL GRASSO COME CARBURANTE
Limitare i carboidrati è quindi il primo passo fondamentale per il ripristino a lungo termine della salute metabolica. Quando l’insulina è bassa il fegato inizia a produrre chetoni, molecole composte da grassi (ossia il beta-idrossibutirrato) che viene usata come fonte energetica al posto dello zucchero per ogni cellula del corpo, compreso il cervello. Prima però è necessario che il corpo si adatti alla chetosi, uno stato del tutto fisiologico che però può attivarsi solamente se l’insulina è bassa e in presenza di un’elevata quantità di grasso. Se poi è saturo e di origine animale, meglio.
Negli ultimi 70 anni il grasso e in particolare il colesterolo è stato demonizzato come causa principale di malattie cardiache, Alzhaimer e ictus ed è quindi stato sostituito con lo zucchero. È però corretto sottolineare che, a oggi, non esiste nemmeno uno studio che dimostri un nesso di causalità diretta tra “colesterolo cattivo”, o LDL, e malattie cardiache.
Fortunatamente, nella comunità medica mondiale sempre più esperti stanno portando alla luce questo aspetto. Il dottor Anthony Chaffee e il dottor Paul Mason il dottor Shawn Baker, il professor Benjamin Bikman sono solo alcuni fra i numerosi esempi di medici e scienziati che sostengono come il vero nemico da temere sia lo zucchero. Non il grasso.
MENO CARBOIDRATI, PIU’ PROTEINE E GRASSI A PIACERE
Ma gli stessi alimenti che contribuiscono all’insulino-resistenza possono anche essere la soluzione. Chiedersi “In che modo questo pasto influirà sulla mia insulina?” è un’ottima domanda per guidare le proprie scelte alimentari.
Bisogna però essere disposti a cambiare le proprie abitudini e non avere più paura dei grassi, specialmente quelli saturi. Per capire come comporre un pasto che mantenga bassa l’insulina, il dottor Bikmann suggerisce tre punti chiave: limitare il consumo di carboidrati, dare priorità alle proteine, e saziarsi con i grassi.
Ad esempio, a colazione, invece di mangiare una brioche con cappuccino o delle fette biscottate con marmellata e un succo d’arancia, si può scegliere un’alternativa low-carb, come uova con formaggio e avocado alle quali possiamo aggiungere del burro.
Seguire una dieta a basso contenuto di carboidrati e alti grassi offre numerosi benefici per la salute: perdita di peso, riduzione della fame, glicemia stabile, aumento dei livelli di energia. Inoltre, uno dei principali vantaggi è quello di simulare il digiuno senza però restringere le calorie. Si ottengono cioè gli stessi benefici del digiuno ma senza far morire di fame il corpo. In sintesi, tenere bassi i livelli di insulina, significa riprendere il controllo della propria salute e mantenere un metabolismo e un livello di salute ottimali.
Le informazioni e le opinioni contenute in questo articolo non costituiscono parere medico. Si consiglia di confrontarsi sul tema col proprio medico curante e/o con specialisti qualificati.