Come insegnare ai bambini la via della virtù

di Redazione ETI/Jeff Minick
1 Aprile 2025 16:29 Aggiornato: 1 Aprile 2025 22:36

Nella primavera del 1864, durante la Guerra di Secessione americana, dopo una serie di battaglie inconcludenti tra gli eserciti del Nord e del Sud nei pressi di Richmond, in Virginia, fu inviato un distaccamento con l’incarico di seppellire i morti. Prima di deporre un soldato confederato non identificato nella tomba, un incaricato alla sepoltura controllò come consuetudine nelle sue tasche, e trovò un foglio di carta su cui era scritta questa preghiera:

Ho chiesto a Dio la forza, affinché potessi raggiungere l’obiettivo.
Sono stato reso debole, perché imparassi umilmente a obbedire.
Ho chiesto la salute, perché potessi fare cose più grandi.
Mi è stata data l’infermità, perché potessi fare cose migliori.
Ho chiesto ricchezze, perché potessi essere felice.
Mi è stata data la povertà, perché potessi essere saggio.
Ho chiesto potere, per avere la lode degli uomini.
Mi è stata data la debolezza, perché sentissi il bisogno di Dio.
Ho chiesto tutto, perché potessi godere della vita.
Mi è stata data la vita, perché potessi godere di tutto.
Non ho ottenuto nulla di ciò che avevo chiesto, ma tutto ciò che avevo sperato.
Quasi mio malgrado, le mie preghiere inespresse sono state esaudite.
Sono, tra tutti gli uomini, il più riccamente benedetto.

Qualunque sia il nostro credo religioso, e anche se non abbiamo nessuna fede religiosa, questa preghiera, che ho riletto spesso nel corso degli anni, tocca ogni possibile punto di riflessione sulla vita. L’ultima volta, mentre leggevo, ho pensato ai giovani e a quello che insegniamo loro.

IL COPIONE

In With Love and Prayers (Con amore e preghiere), una raccolta di discorsi tenuti agli studenti della Roxbury Latin School di Boston, il preside F. Washington Jarvis ha rivolto al pubblico la domanda: «Che cosa ci faccio qui?». Jarvis poi ha voluto far conoscere la risposta di un neo diplomato col massimo dei voti: «Non voglio arrivare a sessant’anni o anche a quaranta e che qualcuno mi chieda il senso della vita e debba rispondere “Non ne ho idea”. Vedo molte persone che si limitano a procedere per inerzia: entrare in una buona scuola per accedere a una buona università, trovare un buon lavoro, poi trovarne uno migliore, diventare ricchi e morire. Io voglio più della conoscenza, voglio la saggezza. Non voglio esistere, voglio vivere».

Andando avanti di qualche decina di anni, in The Collapse of Parenting (Il crollo della genitorialità), il Dr. Leonard Sax parla di una teoria di vita, che definisce «il copione della classe media» e che spesso viene proposta ai nostri giovani: «Lavora sodo a scuola per entrare in una buona università, frequenta una buona università per trovare un buon lavoro, trova un buon lavoro: guadagnerai bene e avrai una buona vita».
Dal secondo dopoguerra, questa formula è alla base della “saggezza” che molti americani impartiscono ai propri figli. Tuttavia, questa concezione della vita solleva una domanda fondamentale: la forte enfasi in questa equazione ha forse annullato o nascosto un’interpretazione più coraggiosa e profonda di come vivere? Risponde alla domanda che Jarvis poneva ai suoi studenti «Perché sono qui?».

Ecco un esempio: Sax cita un’indagine del 2023 del Pew Research Center sui genitori, in cui l’88% di queste mamme e papà riteneva “molto” o “estremamente” importante che i loro figli fossero benestanti finanziariamente. Solo il 21% riteneva che fosse importante sposarsi, mentre solo per il 20% era importante che i loro figli avessero figli propri. Il 46% ha dichiarato che sposarsi o avere figli è di scarsa importanza.

In altre parole, molti genitori, implicitamente o esplicitamente, insegnano il “copione della classe media” descritto da Sax come vangelo di vita. Trasmettono il messaggio che la ricchezza e un lavoro ben retribuito sono la fonte della felicità e danno un senso allo scopo da raggiungere, mentre mettono da parte il matrimonio e la famiglia, due istituzioni vitali, espressione della nostra umanità e fondamento della civiltà.

Come osserva Sax, i genitori che promuovono la ricchezza e il benessere come uniche virtù necessarie per una buona vita stanno promuovendo un’esistenza priva di significato profondo.

UNA VIA DIVERSA

Nel corso degli anni, Sax ha visitato oltre 500 scuole, analizzando gli effetti dei social media e dei videogiochi sui giovani, su quello che imparano a scuola e su chi considerano i loro principali modelli da seguire. I risultati delle sue indagini sono inquietanti e hanno rivelato depressione e ansia dilaganti, malessere e senso di isolamento nel mondo degli adolescenti.
In compenso, alla Shore School australiana, una conversazione con il preside Timothy Wright ha mostrato una visione diversa. Wright ha chiesto a Sax di proporgli alcune domande che avrebbe rivolto agli studenti della Shore il giorno seguente. Ecco una sintesi della conversazione:

«Ok» dissi «Eccone una. Qual è lo scopo della scuola?»

Wright rispose subito: «Preparazione alla vita».

E io: «Ok, preparazione alla vita. Allora qual è lo scopo della vita?».

Il dottor Wright ha risposto di nuovo senza esitazione: «La vita umana serve a tre cose: un lavoro importante, una persona da amare e una causa da abbracciare».

Sax poi scrive: «Non sto dicendo che la sua formula sia la risposta che tutti dovremmo accettare. Ma è una risposta. E credo che si debba avere una risposta quando il proprio figlio chiede: “Perché dovrei lavorare sodo a scuola?”. Si dovrebbe avere una risposta migliore di “essere ammessi a Stanford” o “guadagnarsi da vivere”. Si dovrebbe offrire un quadro più ampio, e dei concetti che facciano capire loro di che cosa si tratta».

Alcuni anni fa ho intervistato una mamma che si occupava dell’istruzione parentale dei figli, era moglie di un avvocato e madre di nove ragazzi. Le chiesi perché avesse optato per l’istruzione parentale e non ho mai dimenticato le sue parole. Come la risposta di Wright, anche la sua arrivò immediata: «Per aiutare i miei figli ad andare in paradiso».

Molte persone non saranno disposte a seguire nemmeno questa di risposta, ma dovremmo capire, come ha scritto Sax, che è una risposta che non propone le vuote promesse materiali del “copione” della classe media. Questa donna era molto istruita e apprezzava l’apprendimento, ma credeva che l’essere accettati in paradiso fosse superiore all’ammissione ad Harvard. È molto probabile che abbia trasmesso questa visione della vita ai propri figli.

E questo ci riporta alla preghiera nella tasca di quel soldato morto.

IL GRANDE DONO DI UNA BUSSOLA MORALE

Allora, come molte persone oggi, quel soldato confederato si era fatto l’idea che il senso della vita fosse costituito da successi, ricchezze e potere. Solo quando riconobbe nelle risposte della vita il vero insegnamento, imparò che le sue richieste erano dettate dalla vanità e che l’umiltà, la saggezza, il desiderio di fare del bene nel mondo e la gratitudine sono tra le virtù che ci rendono «più riccamente benedetti».
Ed è anche il messaggio che ci arriva da Sax, da Jarvis, da quella madre di nove figli e da tanti altri nel corso dei secoli. Quando insegniamo le virtù ai nostri figli, non ci limitiamo a prepararli ad affrontare le vicissitudini e le prove della vita. Diamo loro anche le basi per rispondere alla domanda: «Perché sono qui?».

Come scrive Sax: «Educare i propri figli a conoscere e a interessarsi alla virtù e alla formazione del carattere non è un compito speciale aggiuntivo riservato a genitori superiori. È obbligatorio per ogni genitore… Non c’è responsabilità più grande».

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