Come i muscoli parlano al cervello

di Redazione ETI/Sheramy Tsai
1 Aprile 2025 16:32 Aggiornato: 1 Aprile 2025 16:32

Alcuni giorni la palestra sembra irresistibile, altri anche solo allacciare le scarpe appare un’impresa. La motivazione potrebbe non dipendere solo dalla mente, ma anche dai muscoli. Nuove ricerche suggeriscono che durante l’esercizio, i muscoli inviano segnali al cervello, stimolando le prestazioni e alimentando il desiderio di continuare. Questa scoperta potrebbe ridefinire il concetto di fitness e motivazione.

LA CONNESSIONE MUSCOLI-CERVELLO

Durante l’allenamento, i muscoli non si limitano a contrarsi, ma comunicano con il cervello attraverso le miochine, proteine rilasciate durante l’attività fisica. Tra queste, l’interleuchina-15 (IL-15) gioca un ruolo chiave. Uno studio pubblicato su Science Advances evidenzia che il rilascio di IL-15 da parte dei muscoli stimola la corteccia motoria, responsabile del controllo dei movimenti, incentivando la motivazione a proseguire. In sostanza, i muscoli inviano al cervello un chiaro messaggio: «Vai avanti».

LA SCIENZA DIETRO LA MOTIVAZIONE MUSCOLARE

La ricerca ha individuato due proteine, p38 alfa e p38 gamma, che regolano la risposta del corpo all’esercizio in modo opposto: p38 alfa frena la spinta a muoversi, mentre p38 gamma la intensifica. Un equilibrio tra queste due proteine influenza la motivazione, con livelli più alti di p38 gamma associati a maggiore dinamicità. «Una volta nel sangue, le miochine raggiungono diversi organi – grasso, cuore, cervello, fegato e persino i muscoli stessi – influenzandone il comportamento, la funzione o il metabolismo – spiega l’autore dello studio Alfonso Mora – Abbiamo osservato che l’interleuchina-15 raggiunge la corteccia motoria, aumentando l’entusiasmo per l’attività fisica».

COSA EMERGE DALLA RICERCA

Lo studio ha analizzato modelli animali e umani. Nei topi, livelli elevati di p38 gamma hanno determinato una maggiore attività fisica. Negli esseri umani, è stato riscontrato che l’esercizio aumenta i livelli di IL-15, soprattutto nei soggetti con maggiore attività di p38 gamma. Inoltre, le persone con obesità presentano livelli inferiori di IL-15, un fattore che potrebbe spiegare la difficoltà a mantenere un’attività costante. «Il rapporto tra attività cerebrale e muscolare esiste, ma occorre approfondire come influisca sulla motivazione al movimento – spiega Katie Heinrich, professoressa di kinesiologia alla Kansas State University Qualsiasi attività fisica potrebbe attivare questo meccanismo, suggerendo che iniziare a muoversi potrebbe essere il primo passo per stimolare la voglia di allenarsi».

Ricerche scandinave supportano questa ipotesi. Un programma di allenamento contro resistenza di nove mesi ha non solo aumentato la forza fisica, ma anche la motivazione e la fiducia nei partecipanti. Circa la metà degli anziani coinvolti ha continuato ad allenarsi autonomamente un anno dopo, dimostrando che la costanza gioca un ruolo cruciale.

PERCHÉ RESTARE MOTIVATI È DIFFICILE

Nonostante i segnali biologici che favoriscono l’esercizio, mantenere una routine di allenamento rimane una sfida. Livelli ridotti di IL-15 possono incidere, ma anche fattori psicologici, sociali e legati allo stile di vita hanno un peso significativo. Spesso si percepisce l’allenamento di forza come troppo impegnativo in termini di tempo e fatica. Uno studio del 2018 pubblicato su International Journal of Exercise Science ha rilevato che molte donne trovano difficoltà nel conciliare l’allenamento con la routine quotidiana, citando la mancanza di tempo, disciplina e motivazione come principali ostacoli. Inoltre, il timore di sbagliare o la percezione delle sale pesi come ambienti prevalentemente maschili possono generare insicurezza. Il medesimo studio ha evidenziato che per ogni donna nella sezione pesi liberi ci sono circa 27 uomini, un divario che può risultare intimidatorio. Anche la lentezza dei progressi influisce: a differenza del cardio, che offre gratificazioni immediate, i benefici dell’allenamento di forza emergono con il tempo, rendendo difficile mantenere l’entusiasmo iniziale.

STRATEGIE PER AUMENTARE LA MOTIVAZIONE

Mantenere alta la motivazione richiede strategie mirate. Trovare piacere nell’allenamento e monitorare i progressi aiuta a rimanere costanti. La varietà è un elemento essenziale per evitare la monotonia. Cambiare routine o sperimentare nuovi allenamenti può rendere le sessioni più coinvolgenti. Anche vedere miglioramenti tangibili, come aumentare i pesi sollevati, offre una spinta psicologica significativa.

Esplorare diverse forme di allenamento – pesistica tradizionale, esercizi a corpo libero o esercizi funzionali – aiutano a trovare l’attività più adatta. «Non bisogna temere di sperimentare o chiedere consigli in palestra», ha suggerito Heinrich. «Spesso gli altri sono più disponibili ad aiutare di quanto si pensi».

Integrare l’allenamento nella routine quotidiana è fondamentale. Pianificare le sessioni aiuta a rispettarle: «Inserirle in calendario crea uno spazio per prendersi cura di sé e del proprio corpo – spiega la professoressa Heinrich – Se però ci si sente stanchi, meglio ridurre l’intensità o prendersi una pausa. Si può sempre spingere di più quando si sta meglio». Essere flessibili infatti, aiuta a evitare il burnout.

Allenarsi in compagnia può offrire ulteriore motivazione. Partecipare a corsi, trovare un partner di allenamento o unirsi a gruppi fitness online aumenta il senso di responsabilità e il coinvolgimento. Affrontare le barriere mentali e fisiche è altrettanto cruciale. Un ulteriore aspetto importante è rivestito dal recupero e dalla gestione dello stress. Sonno e benessere psicofisico, infatti, influiscono direttamente sulla motivazione.

MOTIVAZIONE A LUNGO TERMINE

Mantenere alta la motivazione richiede un mix di piacere, varietà, aspettative realistiche e attenzione al benessere psicofisico. Costruire muscoli è un processo lento, quindi è importante trovare ciò che piace mentre si lavora. Concentrarsi sugli aspetti piacevoli dell’allenamento e ascoltare il proprio corpo aiuta a mantenere la motivazione nel tempo.

Le informazioni e le opinioni contenute in questo articolo non costituiscono parere medico. Si consiglia di confrontarsi sul tema col proprio medico curante e/o con specialisti qualificati.

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