Il saggio L’abolizione dell’uomo, di Clive Staples Lewis (Belfast 1898 – Oxford 1963), attraverso personaggi immaginari dai nomi latini di Gaio e Tizio prendeva di mira i relativisti morali del suo tempo, ma rivela ancora oggi una pressante attualità. La sua critica spietata smaschera una concezione della morale basata unicamente sulla “convenienza”.
Nel primo capitolo, Uomini senza petto, Lewis paragona il petto di un uomo alla sua moralità, il ventre alle sue passioni e la testa al suo intelletto. È la moralità – il petto – a dare nobiltà all’intelletto, all’azione o al lavoro dell’uomo, così come l’immoralità o l’amoralità gli danno fama. «La testa governa il ventre attraverso il petto… È grazie a questo elemento intermedio che l’uomo è uomo. … Per l’intelletto è solo spirito e per l’appetito è solo animale».
Il saggio di Lewis non è, come potrebbe far pensare il titolo, un trattato sugli uomini. Parla di esseri umani: il riferimento ai ragazzi e agli uomini non è, come potrebbero protestare i novelli Gaio e Tizio, un’offesa alle ragazze e alle donne. Al contrario, parla di una realtà più ampia, di quello che distingue gli uomini dagli animali e del perché dovrebbero resistere alla tentazione di essere disumanizzati. L’uomo è qualcosa di più di una «scimmia con i pantaloni» o di un mero, seppur elegante, animale raffinato.
Il «Libro Verde», definizione data da Lewis ai libri dei relativisti morali, ha l’obiettivo di indebolire le menti vulnerabili e dichiara che il Libro verde produce «uomini senza petto».
PLASMARE LE MENTI
La questione che preoccupa Lewis non è l’evoluzione biologica, ma la crescita. Questo tema ha caratterizzato il modo in cui la sua saggistica ha influenzato le menti degli adulti e la sua narrativa quella dei bambini. Le «riflessioni sull’educazione» del suo scritto descrivono come le menti dovrebbero, e non dovrebbero, essere plasmate.
Anche in questo caso, Lewis non si rivolge solo all’educatore in sé, ma alla società in generale, a chi plasma le menti, i corpi e le anime: scienziati, ecclesiastici, giuristi, politici e uomini d’affari. Perché fa questo? Per lui «l’etica, la teologia e la politica sono tutte in gioco».
Lewis ritiene che sia l’educazione classica ad «avviare» le persone verso la moralità, mentre l’educazione contemporanea – che considera immorale o amorale, come la propaganda – si limita a «condizionare». La vera educazione è più di un insegnamento o di una preparazione, guida gli studenti a uscire dall’ignoranza. Ma per comprendere che cosa? Lewis sostiene che si tratta di una comprensione della moralità e dei valori morali. Tutto il resto, per quanto vitale, dovrebbe essere secondario.
Purtroppo, gran parte di quello che oggi passa per “educazione” è relativismo morale sotto mentite spoglie. Ecco perché Lewis crede che il punto di partenza di questo percorso educativo sia la mente plasmabile dei bambini: gli insegnanti hanno il sacro dovere di insegnare che cosa è giusto. Ma come faranno, se non sanno – o peggio, non vogliono – distinguere il bene dal male?
Gli adulti non sono semplicemente bambini cresciuti (o sovradimensionati). Sono diversi e persino superiori ai bambini, nel modo in cui vedono e rispondono al mondo. L’età adulta può di solito includere l’aspetto infantile, ma l’infanzia non può includere l’aspetto adulto: gli adulti possono sicuramente conservare l’adattabilità infantile, la meraviglia, la fiducia, la giocosità, l’umiltà, la vulnerabilità. Viceversa, i bambini giocano, ma raramente possiedono una vera conoscenza, o la ragione, il discernimento e la saggezza dell’esperienza di un adulto.
Fisicamente, emotivamente e intellettualmente, i bambini non possono quasi mai avvicinarsi al potere che gli adulti hanno di cambiare il loro mondo, in meglio o in peggio.
Se l’età adulta deve essere caratterizzata da uno sviluppo, gli educatori devono aiutare i bambini a viaggiare verso l’età adulta, non a fingere di viaggiare restando fermi.
ARTE E ARTIFICIO
L’artificio dell’insegnamento non dovrebbe sostituire l’arte dell’insegnare. Purtroppo, alcuni scambiano l’anticonformismo ateo e immorale per pensiero originale ispirato dallo spirito o basato su valori.
Quando la società inizia a trattare i bambini come adulti, richiedendo loro decisioni simili a quelle degli adulti o il loro “consenso” per decisioni che dovrebbero spettare ai genitori, iniziano allo stesso tempo a trattare gli adulti come bambini. Questo inverte il Tao, rendendo il senso comune un’assurdità, dipingendo come eresia i valori da sempre perseguiti ed evocando “nuovi” valori che invece sono tutt’altra cosa.
Lewis apre il saggio con una citazione di Confucio: «Chi si mette a lavorare su un filo diverso distrugge l’intero tessuto». È una critica verso chi perverte l’individualità infantile fino a ridurla a un individualismo infantile.
Facendo un’analogia col mondo divino, Lewis assimila questo modo di pensare alla ribellione cieca degli angeli caduti, che giudicavano la verità, la bellezza e la bontà di Dio anatemi perché non gli appartenevano, ma gli erano state tramandate. Il corrispettivo ideologico e terreno è l’ateismo, e si esprime con “ismi” autodistruttivi, come il comunismo, per il quale la ribellione (o la rivoluzione) non è un mezzo ma un fine in sé. È l’eterno capovolgimento dell’unità e dell’ordine fine a se stesso, secondo le proprie regole.
ASSALTO ALLA MORALITÀ
Non è necessaria una guerra, quando un assalto incessante e divisivo alla moralità costituisce di per sé una violenza intrinseca.
Fasce della società contemporanea si divertono a vivere questa perversione, attraverso l’armamentario nichilista del revisionismo storico e socio-culturale. Per loro, i valori sono soggettivi, mere espressioni di emozioni e quindi non fondati sulla ragione. Peggio ancora, poiché considerano i valori come frutto di emozioni effimere, li declinano come fugaci, irreali e falsi. Fingono di divinizzare la verità mentre la condannano.
L’argomentazione del Libro Verde, secondo cui i valori sacri tradizionali sono mero sentimento o immaginazione, non ha nulla a che fare con la ragione, in altre parole, è un’assurdità.
Per brevità, Lewis riunisce una serie di pensieri etici tradizionali (platonici, stoici, confuciani, cristiani o ebraici) in quello che chiama «il Tao», o «dottrina del valore oggettivo», cioè la convinzione che certi atteggiamenti siano veri, altri falsi.
Lo paragona all’impronta sacra della verità o della correttezza sulla mente, sul corpo e sull’anima dell’uomo. È un’impronta che guida l’essere umano, ancora «prima che abbia l’età della ragione», in modo che «quando la Ragione… arriva… educata come lui» la accolga come un alleato, non come un avversario.
DOVERE E VOLERE
Lasciati a se stessi, gli allievi amano e detestano le cose che vogliono. Per Aristotele, sono gli educatori che devono fare in modo che piaccia e non piaccia loro quello che dovrebbe. Sant’Agostino si è spinto oltre, dando priorità a bontà, verità e bellezza superiori ad altre qualità di livello inferiore, affermando che non tutti i “dovrei” sono uguali.
I genitori hanno questa responsabilità nei confronti dei bambini, infondendo loro il senso di gerarchia tra bene e male e tra giusto e sbagliato, ancor prima di parlare di legalità e illegalità: è questa l’iniziazione alla moralità. Scuole, università, chiese e persino i governi dovrebbero perfezionare, non sostituire, questa iniziazione alla moralità. Per Lewis, è la società che previene i falsi sentimenti promuovendo i giusti sentimenti. Avverte che «affamando la sensibilità dei nostri alunni, non facciamo altro che renderli prede più facili dei manipolatori».
Chi rifiuta il Tao, vede la realtà priva di valore e sentimenti, priva di verità-falsità e giustizia-ingiustizia. Peggio ancora, cerca di convincere gli altri che il Tao non esista, condanna il coraggio patriottico come finzione e mero sentimento.
Lewis afferma che non possiamo aspettarci che gli uomini si sacrifichino per il loro Paese se, in primo luogo, miniamo il significato del sacrificio: «Creiamo uomini senza petto e ci aspettiamo da loro virtù e intraprendenza. Ridiamo dell’onore e ci scandalizziamo se troviamo dei traditori. … Castriamo e diciamo ai castrati di essere fecondi».
Paradossalmente, molti ideologi della nuova era del Libro Verde esaltano le emozioni: elevano i sentimenti al livello dei fatti e riducono quasi tutto il resto, soprattutto la ragione e la responsabilità, al livello della finzione.
Si pensi alle masse che indottrinano i bambini a credere che i ragazzi possono essere ragazze, o agli allarmisti climatici che truccano e falsificano i fatti. Si pensi alle femministe radicali che sanciscono i loro “diritti” per soffocare i bambini non nati, fingendo di essere i creatori della vita piuttosto che i suoi custodi, o ai demagoghi DEI che considerano quasi tutto “sistemico” e quindi colpevole.
È a questi demagoghi, che minano le vere tradizioni umane della religione, del matrimonio e della famiglia, che Lewis si rivolge con maggior forza. Come angeli caduti, vedono qualsiasi ordine di valori come oppressivo perché ereditato. Ma gli uomini che rinunciano al petto non sono uomini più di quanto gli angeli caduti, rinunciando alle ali, siano ancora angeli.
Nel secondo capitolo, Lewis prosegue l’analisi andando oltre la figura degli educatori e l’istruzione per evidenziare come il Tao sovrasti tutto e debba essere rispettato alle sue condizioni.