L’accettazione da parte dell’Ucraina dell’accordo di pace proposto dagli Stati Uniti anziché quello della Cina, sarebbe una vittoria per la sicurezza nazionale americana, indebolendo l’influenza di Pechino e creando un precedente per futuri accordi nel campo della difesa. Il Pcc non è finora riuscito a imporsi come mediatore in Ucraina: l’intesa sostenuta dalla Cina infatti favoriva troppo la Russia. Zelensky non ha ancora accettato ufficialmente l’offerta di Trump, che prevede aiuti militari in cambio di minerali rari.
Il regime cinese, cercando di fare da mediatore, ha proposto un piano di pace in 12 punti, insistendo su sovranità, integrità territoriale e protezione dei civili, chiedendo un cessate il fuoco immediato e negoziati per garantire stabilità economica globale e sicurezza delle centrali nucleari. Tuttavia, il piano non condannava le azioni di Mosca né imponeva la restituzione dei territori occupati, alimentando dubbi sulla neutralità di Pechino.
Cina e Brasile, entrambi membri dei Brics, hanno poi presentato un piano in sei punti, ribadendo aiuti umanitari, sicurezza nucleare e stabilità commerciale. La novità proposta è quella di una conferenza di pace internazionale accettata da Russia e Ucraina. Ma, come il piano precedente, ha suscistato sospetti, specie in Ucraina e tra gli alleati occidentali, preoccupati di congelare il conflitto senza recuperare i territori persi.
Dietro la spinta di Pechino per la pace in Ucraina ci sono obiettivi strategici. Vuole rafforzare il suo prestigio globale come mediatore responsabile, contrastando l’influenza Usa e occidentale. Inoltre, la guerra minaccia la stabilità economica cinese, interrompendo le filiere globali, specie energetiche, dove la Russia è un fornitore chiave. Un accordo invece, stabilizzerebbe i mercati e garantirebbe gli interessi energetici di Pechino.
Approfondire i legami con la Russia è poi centrale nella strategia cinese, per bilanciare il dominio americano. La Russia a sua volta accoglie il coinvolgimento cinese, ma Ucraina e alleati occidentali, soprattutto gli Usa, restano scettici. Washington dubita delle reali intenzioni di Pechino, vedendo nei suoi sforzi il tentativo di accrescere l’influenza a scapito dell’Occidente. Gli Usa temono anche la crescente sfida del Pcc a livello mondiale, e considerando la mediazione parte di una strategia per indebolire la diplomazia e la sicurezza americana.
Dato che la Cina non ha fermato la guerra e gli americani sono stanchi di finanziarla, Trump ha proposto un piano di pace basato su negoziati diretti tra Russia e Ucraina. Punta a una soluzione rapida, con un cessate il fuoco e un dialogo produttivo, prevedendo il ritiro delle truppe russe in cambio di concessioni, come la tutela delle popolazioni russofone e la non adesione dell’Ucraina alla Nato.
L’approccio di Trump preoccupa i democratici liberali e i media, che criticano i suoi commenti favorevoli a Putin. Sebbene Trump abbia discusso con Putin, Ucraina ed Europa si mostrano diffidenti, persino ostili, specie dopo le sue minacce di tagliare gli aiuti militari. Questo complica i negoziati, riducendo le chance di un accordo amichevole.
Trump ha proposto un’intesa in stile imprenditoriale. Gli Usa offrirebbero il 50% della proprietà dei minerali rari ucraini, risorse chiave per la tecnologia moderna, come rimborso per i miliardi di aiuti militari forniti dal 2022. Il ministro del Tesoro Usa Scott Bessent ha presentato la bozza a Zelensky il mese scorso, includendo la possibile presenza di truppe Usa per proteggere i minerali in caso di pace con la Russia. Tuttavia, l’amministrazione Trump ha sospeso l’accordo dopo un acceso scontro tra Zelensky e il Presidente a Washington il 28 febbraio.
Il piano quindi è divisivo, e Trump ne sottolinea l’importanza per l’accesso ai minerali rari ucraini, definendolo una questione di «sicurezza» dopo centinaia di miliardi investiti. In un’intervista a Fox News, ha dichiarato che l’Ucraina ha accettato di cedere minerali per 500 miliardi di dollari.
Dal punto di vista di Trump, è una tripla vittoria: Zelensky ottiene gli aiuti militari, gli Usa si assicurano minerali rari e riducono la dipendenza dalla Cina e le filiere di produzione si avvicinano, spostandosi in Europa invece che in Asia. Inoltre, le truppe Usa proteggerebbero le filiere, rassicurando Zelensky sulla sicurezza del Paese.
Se il Pcc avesse mediato la pace, qualsiasi accordo per porre fine ai combattimenti sarebbe sfociato in un risultato ambiguo per Pechino. Da un lato, avrebbe liberato le filiere produttive, dall’altro, avrebbe ridotto la sua influenza su Mosca, lo yuan avrebbe perso peso internazionale, e la Russia sarebbe tornata a dollari ed euro.
Un accordo di pace favorirebbe soprattutto gli Usa, in particolare nel contrastare il regime cinese. Stabilirebbe un precedente per futuri accordi di difesa, segnalando che gli Usa devono ottenere ritorni tangibili e quantificabili in cambio di protezione militare.
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