Boezio e la Consolazione della Filosofia

di Redazione ETI/Leo Salvatore
24 Marzo 2025 11:38 Aggiornato: 24 Marzo 2025 13:18

Nel 1891, l’accademico britannico Hugh Fraser Stewart descrisse La Consolazione della filosofia come «l’esempio più interessante di letteratura carceraria che il mondo abbia mai visto». E Clive Staples Lewis scrisse che «acquisirne il gusto è quasi come diventare naturalizzati nel Medioevo». La Consolazione fu così popolare che Alfredo il Grande, re dei Sassoni occidentali dall’871 all’886, la tradusse in inglese antico. Anche Geoffrey Chaucer e la regina Elisabetta I la tradussero in inglese nel XIV e XVI secolo. Perché questo libro è stato così influente e perché vale la pena parlarne oggi? Le risposte si trovano nella storia del suo autore.

ANICIO MANLIO SEVERINO BOEZIO

Anicio Manlio Severino Boezio nacque a Roma intorno al 480 d.C. Suo padre, un influente statista, morì quando Boezio era un ragazzo. Grazie a un ricco amico di famiglia, Boezio studiò musica, matematica, teologia e filosofia con tutori privati. La sua rara capacità di leggere e scrivere in greco antico gli valse la stima di studioso. Si interessò alla conservazione delle opere di Platone e di Aristotele attraverso traduzioni, progetto che fu di esempio per gli ordini monastici, che nel Medioevo divennero i maggiori depositari del sapere antico.
Le capacità intellettuali superiori aiutarono lo studioso ad avere successo anche nel mondo della politica, da cui era affascinato in seguito alla lettura de La Repubblica di Platone. A 25 anni divenne senatore e a 33 fu eletto console, nomina che gli conferiva il potere esecutivo sulle leggi del Senato. Poco tempo dopo, fu scelto come consigliere personale di Teodorico, re degli Ostrogoti, il cui governo equivaleva a imperatore dell’Impero romano d’Occidente.

Nonostante l’eccellente curriculum, la carriera politica di Boezio fu interrotta da un’accusa di cospirazione contro Teodorico e nel 523, malgrado la sua innocenza, fu imprigionato a Pavia. Un anno dopo, fu brutalmente giustiziato.

Boezio imprigionato, Consolazione della Filosofia, 385

In quell’anno fatale, Boezio passò da statista ricco e influente a prigioniero affamato, senza alcun potere. Questo improvviso cambiamento di fortuna costò a Boezio la vita, ma ispirò anche uno dei testi più influenti del canone occidentale. Nella terribile sporcizia della sua cella, dove l’unica certezza era la morte imminente, Boezio scrisse De consolatione philosophiae, La Consolazione della filosofia. Queste tre intuizioni tratte dal libro rivelano la profondità della mente di Boezio, che era in grado di librarsi in volo anche quando il suo corpo era incatenato.

1. Sulla volatilità della fortuna

La “Consolazione” inizia con una poesia in cui Boezio lamenta la sua situazione:
Sono sfinito. La morte, se giunge
Non negli anni della dolcezza
Ma spesso chiamata da coloro che vogliono
porre fine alla loro miseria

è benvenuta. Non sente le mie grida;
Crudele non chiuderà i miei occhi piangenti.

In quel triste momento appare una figura misteriosa. I suoi «occhi erano luminosi come il fuoco» e «la sua carnagione era vivace, il suo vigore non mostrava traccia di decadimento; eppure i suoi anni erano pieni, e chiaramente non sembrava della nostra età e del nostro tempo”. È Lady Filosofia, venuta a salvare Boezio dalla sua tragica situazione.

Lady Filosofia subito rimprovera la disperazione di Boezio, ricordandogli che crogiolarsi nell’autocommiserazione non può sollevarlo dallo sconforto. Simbolo della ragione e della chiarezza, Lady Filosofia dice al prigioniero che l’unico modo per superare il suo dolore è comprenderne la natura. La via della comprensione è la ragione.

Come primo “rimedio” per la malattia spirituale di Boezio, Lady Filosofia parla della fortuna. Per “fortuna” intende tutte le cose terrene, come ricchezza, potere e persino salute fisica. Come dice a Boezio, queste cose sono intrinsecamente instabili, il nostro status materiale potrebbe cambiare da un momento all’altro. Un crollo finanziario potrebbe esaurire tutti i nostri risparmi, una malattia potrebbe compromettere irrimediabilmente la nostra salute. Oppure, come nel caso di Boezio, un quadro politico potrebbe stravolgere le nostre vite.

La fortuna sembra essere indifferente alla sofferenza umana. Elargisce benedizioni solo per toglierle senza preavviso. Lady Filosofia avverte Boezio che affidarsi alla fortuna per la felicità non solo è inutile, è anche controproducente. Ricchezza, potere e salute si possono perdere in un attimo. Riponendo la nostra fede in cose mutevoli, diventiamo dipendenti da circostanze al di fuori del nostro controllo.

Jean Pichore, La signora Fortuna e la sua ruota, 1503. Pagina, tratta da una copia della Consolazione della filosofia, raffigura la ruota della fortuna che solleva alcuni e abbassa altri. Pubblico dominio

Invece, la Filosofia esorta Boezio a cercare dentro di sé una fonte di felicità più duratura e stabile che i capricci della fortuna non possano distruggere. La vera soddisfazione non deriva dagli affari terreni, ma deve sorgere da un’interiorità stabile e radicata nella verità.

2. L’ordine divino

Dopo aver convinto Boezio che la fortuna è inaffidabile, Lady Filosofia passa alla “provvidenza”, sottintendendo che un ordine celeste governa l’universo. Incoraggia Boezio a considerare che, sebbene le disgrazie appaiano prive di senso o ingiuste, potrebbero far parte di una predisposizione divina. Noi potremmo pensare che sia arbitraria, ma lei ci indica che tali disposizioni sono guidate dalla ragione e dalla saggezza. Sebbene non sempre riusciamo a cogliere quale sia il fine degli eventi terreni, essi provengono da un Creatore benevolo e, in quanto tali, servono al Bene.

Boezio lotta con questa idea: è intrappolato in una prigione dove non merita di stare, come può essere un bene? Lady Filosofia gli dice che la provvidenza divina opera in armonia con le scelte umane. Quando accettiamo la provvidenza, rinunciamo a una visione ristretta della sofferenza personale, riuscendo così a vederci come parte di una realtà più grande, divinamente ordinata. Nonostante la terribile condizione in cui vive, questa prospettiva consente a Boezio di apprezzare la propria sfortuna, alimentando nel prigioniero una preziosa e curativa equanimità.

3. Il male nuoce solo se stesso

Se la Provvidenza è difficile da comprendere per Boezio, lo è anche la questione del male: una cosa è accettare la propria situazione nella prigione, ma che dire delle ingiustizie che lo hanno portato lì? Perché un ordine divino avrebbe permesso ai suoi accusatori di fargli del male?
Lady Filosofia ha una risposta schietta ma vera: le ingiustizie possono contribuire allo sviluppo morale e spirituale. Sebbene dolorose al momento, le difficoltà possono portare a riflessioni sulla nostra interiorità, come quelle che Boezio riporta nella Consolazione. Queste intuizioni ci avvicinano alla saggezza autosufficiente. I malfattori non possono dire lo stesso, il male non ha il potere di interrompere il disegno della provvidenza. Anche se pensiamo che le persone malvagie facciano del male solo gli altri, la Filosofia sostiene che in realtà lo facciano solo a se stesse, perché allontanano le loro anime dal Bene. Al contrario, le persone virtuose trovano realizzazione allineandosi con la virtù e l’integrità morale, che siano o meno vittime del male. Di fronte all’ingiustizia, i virtuosi possono conservare la pace interiore confidando in un ordine divino che alla fine privilegia il bene.

RAGIONE, VIRTÙ E FEDE NELL’ORDINE DIVINO

Il viaggio di Boezio dalla confusione e disperazione alla comprensione offre intuizioni senza tempo sulla natura della felicità. Non è un caso che così tante figure influenti abbiano dedicato tempo, denaro e attenzione alla Consolazione della filosofia. Una delle sue conclusioni più significative è che la felicità non può essere ridotta al semplice piacere: è qualcosa di molto più profondo e duraturo che può realizzarsi solo quando adottiamo la ragione come stella polare.

Boethius De consolatione philosophiae. Pubblico dominio

Ognuno di noi attraversa difficoltà, che variano per gravità, ma sembra che tutte ci derubino della felicità. La Consolazione della filosofia ci ricorda che affidarsi alle circostanze esterne è del tutto inadeguato per raggiungere l’equilibrio spirituale. Un equilibrio da ricercare dentro se stessi, nella coltivazione di una vita interiore che adotti come principi guida ragione, virtù e fede nell’ordine divino. Queste riflessioni ci arrivano da un prigioniero in attesa di una morte violenta. Il minimo che possiamo fare per onorare Boezio è ascoltare la sua saggezza e applicarla alle nostre vite.

 

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