Biancaneve e i sette nani di Walt Disney del 1937 rimane a buon diritto uno dei film americani più sorprendenti mai realizzati. Originariamente soprannominato La follia di Disney a causa delle centinaia di artisti e tecnici coinvolti nell’animazione, alla sua uscita il film fu un successo e da allora è rimasto uno dei film preferiti dalle famiglie. Il famoso regista russo Sergey Eisenstein (1898-1948) lo definì il più grande film mai realizzato. La combinazione di movimento e colore, lo stravagante insieme di uccelli animati e animali selvatici, la musica e l’intreccio tra commedia e orrore, fanno di Biancaneve una vera opera d’arte. E non solo per la tecnica e lo stile: questo film evoca anche verità, bellezza e bontà, valori che ancora oggi possiamo riconoscere.
VIRTÙ CONTRO CORRUZIONE, PARALLELISMI MODERNI
Biancaneve è una principessa, incarnazione dell’innocenza e della bontà fin dal nome. Queste virtù e la purezza di cuore si aggiungono alla sua bellezza fisica. Anche dopo aver morso la mela avvelenata della regina cattiva ed essere caduta in un sonno di morte, Biancaneve rimane «così bella, anche nella morte, che i nani non trovano il coraggio di seppellirla».
Dall’altra parte, c’è la Regina malvagia dal cuore di pietra. Dopo che il suo specchio magico ha rivelato che una con «labbra rosse come la rosa, capelli neri come l’ebano, pelle bianca come la neve» è la più bella del reame e non lei, la Regina, ordina al suo cacciatore di uccidere Biancaneve. Quando il cacciatore, per pietà, aiuta la ragazza a fuggire, la Regina si traveste da vecchia megera, prepara una mela avvelenata e convince Biancaneve, prima con la menzogna poi la compassione, a dare un morso al frutto mortale.
Oggi, le strategie della Regina le ritroviamo ovunque nella società. Dai politici orwelliani che parlano di democrazia mentre promuovono il comunismo, agli spacciatori di fentanyl nascosto in capsule dai colori sgargianti, ai media che ignorano i fatti per promuovere politiche: questi e molti altri personaggi cercano di allontanarci dalla verità, dalla bontà e dalla bellezza. Come la strega, ci offrono mele avvelenate vestite di relativismo e con linguaggio ambiguo, distorcendo la verità e facendo spesso appello al nostro senso di compassione per convincerci ad “assaggiare” il loro frutto velenoso.
LA SCOMPARSA DEL ROMANTICISMO
Proprio come la Regina, altri tentano anche oggi di avvelenare Biancaneve e in generale le principesse delle fiabe.
Parliamo delle femministe radicali e dei cinici, uomini e donne, che quando Biancaneve canta «Un giorno arriverà il mio principe», disprezzano questo sentimento. Più di 50 anni fa, alcune donne proclamavano: «Una donna ha bisogno di un uomo come un pesce di una bicicletta». Si pensava che la donna dovesse essere indipendente dall’uomo, identificata dal proprio lavoro, dal proprio denaro e dalla libertà di vivere come voleva.
In questa teoria sono state ignorate le conseguenze sugli uomini. Secondo il vecchio detto: «Ciò che è buono per l’oca è buono per il papero», molti uomini hanno deciso di non aver bisogno delle donne, del matrimonio o di figli. Un tempo ponte naturale tra uomini e donne, il romanticismo rappresentato in Biancaneve sembra, agli occhi di molti commentatori culturali di oggi, un sostegno vitale. Il desiderio di Biancaneve di trovare un Principe Azzurro e di vivere per sempre felice e contenta è ancora nella lista dei desideri di molte donne, ma raramente si sente esprimere pubblicamente questo desiderio. Tuttavia, alcune criticano il presunto basso livello in cui sono caduti gli uomini e si chiedono perché molti di loro non sembrano adatti a una relazione. La risposta a questa domanda è semplice: senza una principessa, non può esserci un principe.
IL TOCCO DI UNA DONNA
Quando Biancaneve entra nella casa dei nani, si ritrova in una specie di discarica, simile a una camerata la domenica mattina: piatti sporchi accatastati ovunque, polvere che ricopre i mobili, indumenti e biancheria non lavati disseminati sul pavimento. Pensando che sia abitata da bambini senza madre e aiutata dai suoi amici animali – cervi, scoiattoli, uccelli e altri – Biancaneve si mette al lavoro, mette in ordine la casa, prepara una grande pentola di zuppa e poi crolla esausta su alcuni lettini al piano superiore.
Quando i nani si riprendo dallo shock per quei cambiamenti – all’inizio pensano che un mostro sia entrato nella loro casa – su ordine di Biancaneve si lavano per una cena a base di una deliziosa zuppa, con promesse future di gnocchi di mele e torta di uva spina. Trascorrono poi la serata tra musica, danze e risate. Al momento di andare a dormire, gli «omini», come li chiama Biancaneve, insistono perché lei dorma nella loro camera da letto. Mentre si sistemano nel soggiorno sottostante, Biancaneve prega per loro. Al mattino, bacia i nani sulla testa e, mentre si avviano al lavoro, loro la avvertono di guardarsi dalla regina cattiva.
Quello che emerge qui è una profonda metafora della civiltà: dai piccoli elementi di una civiltà che trasforma una stamberga in una casa ospitale, a una civiltà superiore che si sviluppa da sempre in migliaia e migliaia di case. Biancaneve dà il tocco femminile alla vita rozza dei piccoli uomini. Da questi fondamenti di civiltà segue naturalmente la cultura: danza e musica. Tra i nani e Biancaneve si scambiano le tradizionali promesse di cura e protezione un tempo naturali per i due sessi, riassunte nei casti baci della principessa e negli istinti cavallereschi suscitati nei nani.
Per quasi 50 anni, la nostra società ha trascurato o denigrato l’importanza essenziale delle “donne di casa” e, di conseguenza, la centralità della famiglia nella civiltà. La devastazione di questa negligenza è tutta intorno a noi. C.S. Lewis una volta scrisse: «Un giorno sarete abbastanza grandi da ricominciare a leggere le favole».