Arresti in Belgio per tangenti Parlamento europeo–Huawei

di Redazione ETI/Guy Birchall
14 Marzo 2025 7:59 Aggiornato: 14 Marzo 2025 11:00
I procuratori federali del Belgio hanno dichiarato giovedì che stanno indagando su sospette tangenti che coinvolgerebbero funzionari del Parlamento europeo e il gigante cinese delle telecomunicazioni Huawei.
Diverse persone sono state arrestate dopo che 100 agenti di polizia federale hanno effettuato quasi una ventina di perquisizioni a Bruxelles, nelle regioni delle Fiandre e della Vallonia, e in Portogallo.
Il comunicato, diffuso in francese, olandese e inglese, afferma: «Diversi individui sono stati arrestati per essere interrogati in relazione al loro presunto coinvolgimento in corruzione attiva all’interno del Parlamento europeo, oltre che per falsificazione e uso di documenti falsi». I reati sarebbero stati presumibilmente commessi da una «organizzazione criminale» e «la corruzione sarebbe stata praticata regolarmente e in modo molto discreto dal 2021 a oggi, sotto la copertura di attività di lobbying commerciale, assumendo varie forme, come remunerazioni per posizioni politiche o regali eccessivi, tra cui spese per cibo e viaggi o inviti regolari a partite di calcio». Le autorità hanno annunciato che cercheranno anche di «rilevare eventuali prove di riciclaggio di denaro».
Un comunicato successivo precisa che il magistrato incaricato dell’indagine ha richiesto la sigillatura degli uffici all’interno del Parlamento assegnati a due assistenti parlamentari presumibilmente coinvolti. «Le presunte tangenti avrebbero favorito Huawei» secondo il comunicato. I procuratori non hanno rivelato i nomi delle persone coinvolte, né informazioni che possano aiutare a identificarle. Un portavoce del Parlamento europeo ha dichiarato a Epoch Times: «Abbiamo ricevuto una richiesta di collaborazione alle indagini da parte delle autorità belghe, a cui il Parlamento adempirà immediatamente e pienamente».
Il portavoce della Commissione europea Thomas Regnier, ha riferito che l’esecutivo non commenta la nuova indagine, ma ha sottolineato che la Commissione nutre preoccupazioni sulla sicurezza legate a Huawei e alle reti mobili 5G in Europa: «La sicurezza delle nostre reti 5G è ovviamente cruciale per la nostra economia» ha comunicato Regnier ai giornalisti «Huawei rappresenta rischi materialmente più alti rispetto ad altri fornitori 5G». Gli Stati membri dell’Ue dovrebbero quindi «adottare decisioni per limitare o escludere Huawei dalle loro reti 5G» ha aggiunto «Una mancanza di azione rapida esporrebbe l’intera Ue a un rischio evidente».
Daniel Freund, europarlamentare dei Verdi, condivide opinioni simili sulla piattaforma social X: «Possiamo finalmente capire che ci sono terze parti che cercano di manipolare la legislazione Ue e che stiamo facendo troppo poco per rendere Bruxelles a prova di corruzione?». Epoch Times è in attesa di un commento da parte di Huawei.
Secondo Associated Press, il personale degli uffici dell’azienda a Bruxelles ha rifiutato di commentare e ha spento le luci interne per impedire che venissero scattate foto attraverso le finestre. Huawei è da anni coinvolta nelle tensioni tra Usa e Cina su tecnologia, commercio e sicurezza nazionale. Alcuni Paesi europei hanno seguito l’esempio di Washington, vietando l’uso delle apparecchiature dell’azienda nelle reti mobili di nuova generazione per motivi di sicurezza. La Germania, ad esempio, l’anno scorso ha deciso di eliminare gradualmente i componenti critici prodotti da Huawei dalla sua rete 5G in due fasi nei prossimi cinque anni.
Nella prima fase del piano di dismissione, gli operatori rimuoveranno la tecnologia cinese dalla rete centrale dei data center 5G nel 2026. Nella seconda fase, l’uso di componenti cinesi come antenne, linee di trasmissione e torri sarà eliminato entro il 2029. Huawei ha più volte negato di facilitare lo spionaggio del Partito comunista cinese. Tuttavia, da quando il regime cinese ha introdotto la legge sull’intelligence nazionale nel giugno 2017, tutti i cittadini e le aziende cinesi sono obbligati per legge a fornire qualsiasi informazione o dato al regime richiesti dalle autorità cinesi, ovvero dal Partito.

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