Amedeo Giannini, il figlio di immigrati italiani che ha fondato Bank of America

di Redazione ETI/Brian D'Ambrosio
15 Marzo 2025 15:05 Aggiornato: 15 Marzo 2025 15:59

Amedeo Peter Giannini fondò la Banca d’Italia nella parte italiana di North Beach a San Francisco, all’età di 34 anni. La sua visione iniziale era poter aiutare chi aveva mezzi limitati: “una banca per i piccoli”, per distribuire capitali e concedere prestiti per prosperare. Due anni dopo il grande terremoto, che rase al suolo San Francisco, lo costrinse a caricare circa 2 milioni di dollari in oro, argento e monete su un carro e trasportarli a casa.

Determinato a voler ancora sostenere la classe operaia di San Francisco,  fu il pioniere di una serie di concetti per rendere più facile il possesso di automobili, case e piccole attività. Sostenne una vasta gamma di persone e attività, dai viticoltori ai produttori cinematografici, agli ingegneri elettrici.

Sebbene alla fine  possedesse la banca più grande e dinamica degli Stati Uniti, la Bank of America, Giannini non perse mai  di vista il suo impegno nel servire ogni cliente o incoraggiandolo a realizzare i propri sogni.

LE UMILI ORIGINI DI UNO DEI PIÙ GRANDI FINANZIERI AMERICANI

Nato nello Swiss Hotel di San Jose, in California, il 6 maggio 1870, i genitori di Amedeo Peter Giannini venivano da un paese vicino Genova. Suo padre, Luigi, possedeva una fattoria ortofrutticola, ma morì quando Amedeo aveva solo 7 anni, lasciando la moglie, Virginia Giannini, a dover  provvedere a tre bambini piccoli. Poco tempo dopo Virginia si risposò con un carrettiere, Lorenzo Scatena, che in seguito entrò a far parte dell’azienda di famiglia. Amedeo lasciò la scuola all’età di 13 anni per seguire il patrigno nell’attività, ispezionando la frutta e la verdura in arrivo. Il giovane lavorava con impegno e alla fine gli vennero affidate maggiori responsabilità, come l’acquisto e la vendita dei prodotti.

Quando aveva 19 anni, lui e Lorenzo gestivano i lavori e l’adolescente viaggiava e visitava centinaia di coltivatori e spedizionieri, apprendendo le caratteristiche della domanda e dell’offerta e dimostrando acume nella gestione di tutte le fasi,  curandole personalmente e scrupolosamente.

Quando aveva poco più di 30 anni, la L. Scatena and Company era una delle imprese di maggior successo nel settore a San Francisco. I guadagni di Giannini erano impressionanti,  sembra si aggirassero tra i 300 e i 400 dollari al mese, abbastanza per permettergli di andare in pensione piuttosto giovane.

Intelligente, perspicace e altamente motivato a raggiungere il successo, non sorprende che Amedeo non rimanesse fermo a lungo. Le opportunità in California erano immense, forse persino più diversificate di quelle degli Stati orientali, e molti immigrati italiani e i loro figli si inserirono nelle industrie della pesca, dell’agricoltura e della vinificazione. Ma l’interesse di Giannini era rivolto al settore bancario e ai numeri e a come offrire prestiti per gettare le basi per una vita di successi.

Con una testa piena di idee intelligenti, una natura particolarmente competitiva e i mezzi per raccogliere 150mila dollari da vari familiari e amici, aprì la sua prima Banca d’Italia nel 1904.

Determinato a creare qualcosa di speciale, assunse dipendenti di lingua italiana per facilitare  la presentazione di vari documenti. Da imprenditore imparziale, aprì gli investimenti a tutte le persone, indipendentemente dal villaggio o dalla provincia da cui provenivano le loro famiglie nel Vecchio Mondo e promosse l’accesso a tutti i servizi finanziari presso tutte le classi sociali tramite le filiali di quartiere della banca.

La mattina di mercoledì 18 aprile 1906, un grande terremoto, di magnitudo 7,9  scosse la città di San Francisco. Distrusse oltre tre quarti della città, lasciando centinaia di migliaia di persone senza casa. Più di 3 mila persone morirono. Giannini si attivò immediatamente: attaccò una coppia di cavalli a un carro merci e si diresse verso la banca. La Banca d’Italia era distrutta. Scavando tra le macerie riuscì a recuperare e caricare una grande quantità di beni preziosi. Coprì l’oro, le monete e altri oggetti con le verdure e mise tutto in salvo a casa sua, a San Mateo.

Mentre altre banche decisero di rimanere chiuse, Giannini intuì che in quel momento c’era una maggiore urgenza e importanza del suo lavoro e si rese disponibile con le sue risorse. Mise su una banca mobile e un ufficio con assi di legno e barili, e iniziò a concedere prestiti ai lavoratori che avevano disperatamente bisogno di soldi per riprendersi dal terremoto. I depositanti potevano attingere liberamente dai propri conti. Rese disponibili finanziamenti a chi desiderava restaurare il proprio negozio o la casa.

In breve tempo, Giannini ampliò il concetto di mutui per la casa e altri prestiti rateali che consentivano anche ai possessori di redditi modesti di acquistare la casa o aprire un’attività. Fu anche un sostenitore dell’industria vinicola della California. Creò un’esclusiva divisione di finanziamenti per l’attività cinematografica, che supportò Charlie Chaplin, Mary Pickford, Douglas Fairbanks e D.W. Griffith nella creazione della prestigiosa United Artists Corporation, nel 1919, il primo degli studios di Hollywood di proprietà di cineasti.

IL MATRIMONIO COL CINEMA

Nel 1928, Giannini incorporò alcune banche che aveva acquistato nella Bank of America, a Los Angeles, e cambiò il nome della Bank of Italy in Bank of America. Nel 1932, quando l’ingegnere Joseph Strauss lo contattò per chiedere aiuto per finanziare la costruzione del Golden Gate Bridge, Giannini, convinto della sua importanza economica e sociale, acquistò 6 milioni di dollari in obbligazioni per sostenere il progetto.

Giannini continuò a sostenere e finanziare sogni, sia ordinari che grandiosi. Finanziò William Hewlett e David Packard quando erano solo due ambiziosi laureati della Stanford University con enormi aspirazioni ma praticamente senza soldi. Aprì la porta ai grandi e ai piccoli investitori, a orgogliosi depositanti e trattò tutti con rispetto, dai magnati ai venditori ambulanti. Quando Walt Disney cercò finanziamenti per realizzare il suo sogno, il primo lungometraggio animato, Giannini si rese disponibile. Con l’assistenza della Bank of America, Disney completò “Biancaneve e i sette nani” e lo pubblicò nel 1937.

In questo periodo scelse di non percepire uno stipendio spropositato. Non voleva sentirsi troppo distante dalle persone a cui aveva dedicato la sua banca. Generoso con le sue risorse, donò 1 milione e mezzo di dollari all’Università della California. Dalle tendenze pratiche e concrete, Giannini una volta disse: «io ho lavorato senza pensare a me stesso. E questo è il fattore determinante del mio successo».

Sebbene fosse un magnate e un ambizioso costruttore di imperi economici, Giannini morì nel 1949 in relativa modestia. Mentre gli asset della sua Bank of America erano valutati in miliardi, il patrimonio personale di Amedeo Giannini valeva circa mezzo milione di dollari.

«Lo hanno chiamato il ‘Gigante dell’Occidente’» disse il prete che  pronunciò la sua omelia funebre «senza dubbio gli uomini ricorderanno il suo ruolo nella costruzione del mondo occidentale».

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