Parigi si appresta ad accogliere domani un nuovo vertice dedicato all’Ucraina, promosso congiuntamente da Francia e Regno Unito. L’incontro rappresenta la terza iniziativa di questo tipo, dopo il summit tenutosi a Lancaster House, a Londra, del due marzo e il secondo in formato virtuale del 15 marzo, tra i leader dei partecipanti alla cosiddetta “Coalizione dei volenterosi”, un gruppo di oltre trenta Paesi – non solo europei ma anche del Commonwealth e dell’Asia – che, sotto la guida di Regno Unito e Francia, stanno lavorando per costituire una missione di mantenimento della pace da inviare in Ucraina con l’impegno di garantire il rispetto di un’eventuale tregua. Nel mezzo, si sono svolti anche due incontri – a Parigi e Londra – fra i vertici militari dei Paesi coinvolti per definire nel dettaglio i piani operativi su come monitorare un potenziale cessate il fuoco.
In questo contesto si inserisce la posizione dell’Italia che sarà rappresentata alla riunione dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni: la premier, in modo coerente con la linea espressa nelle ultime settimane, dovrebbe ribadire anche domani un fermo no all’invio di truppe europee in Ucraina. Del tema si parla anche oggi nel corso di un vertice di governo che la premier sta tenendo con i suoi due vice, Antonio Tajani e Matteo Salvini: un confronto necessario dopo le tensioni dei giorni scorsi proprio fra i due vicepremier e in seguito alla telefonata del leader leghista al vice presidente Usa James David Vance. La riunione mira a evitare che la linea del governo, sul fronte della guerra in Ucraina, possa risentire ancora delle dissonanze emerse nella maggioranza nei confronti del piano di riarmo europeo, sulla Difesa comune e possibili missioni Onu.
Dalla riunione londinese della scorsa settimana sono emerse alcune proposte operative, in primis quella di una forza militare che operi su quattro differenti livelli così strutturati: il primo vedrebbe di stanza lungo la linea del cessate il fuoco – che dovrebbe essere prima smilitarizzata da parte di Russia e Ucraina – i caschi bianchi delle Nazioni Unite di Paesi non europei; a seguire, un’area presidiata dalle Forze armate di Kiev; il terzo livello sarebbe quello destinato alle nazioni della “Coalizione dei volenterosi”; mentre il quarto, e ultimo, livello dovrebbe essere la copertura delle forze aeree statunitensi, una proposta che non ha ancora ricevuto l’assenso della Casa Bianca. Washington, infatti, al momento non si pronuncia sull’iniziativa franco-britannica, ma è chiaro che il contributo statunitense, sia in termini di copertura aerea, sia per quanto riguarda la condivisione di informazioni di intelligence sarebbe fondamentale per garantire una piena capacità operativa a questo piano volto a sostenere la sicurezza dell’Ucraina ed evitare che la Russia possa decidere, in futuro, di reiterare nuovamente degli attacchi o una vera e propria aggressione militare come quella iniziata il 24 febbraio del 2022 e tutt’ora in corso.
La questione dell’invio di truppe, tuttavia, resta fonte di divisioni all’interno della stessa “Coalizione di volenterosi” con alcuni Paesi che avrebbero aperto, al momento, solo allo stanziamento di loro militari negli Stati che confinano con l’Ucraina. Per l’Italia, l’ipotesi di inviare militari viene ritenuta rischiosa e poco efficace, un approccio che Giorgia Meloni ha ribadito anche al termine dell’ultimo Consiglio europeo del 20 marzo.
L’Italia, tuttavia, lascia la porta aperta a una missione di pace sotto l’egida delle Nazioni Unite – come dichiarato in più occasioni dal vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani – ma solo dopo l raggiungimento di un accordo tra Russia e Ucraina. Uno scenario, quest’ultimo che avrebbe raccolto negli ultimi giorni anche il sostegno del presidente francese Emmanuel Macron: secondo quanto riportato il 21 marzo dal quotidiano britannico Telegraph, il titolare dell’Eliseo avrebbe avanzato tale ipotesi proprio durante l’ultima riunione del Consiglio europeo. Macron, d’altronde, è consapevole del fatto che una missione con il mandato dell’Onu otterrebbe maggiore legittimità internazionale e ridurre i rischi di un’escalation.
Tuttavia, come esplicitato da vari esponenti del governo italiano, per inviare una missione di mantenimento della pace sotto l’egida delle Nazioni Unite servirebbe il consenso del Consiglio di sicurezza dell’Onu, e questo passaggio complicherebbe non poco la riuscita del progetto. Nel Consiglio di sicurezza, infatti, siedono anche Russia e Cina in qualità di membri permanenti e con diritto di veto. Mosca ha fatto capire a più riprese che non intende accettare la presenza di militari europei sul suolo ucraino dopo la sigla di un cessate il fuoco con Kiev: per il Cremlino, infatti, i Paesi del Vecchio continente sono considerati troppo coinvolti nel conflitto a causa del loro perdurante sostegno militare – e non solo – all’Ucraina nel corso degli ultimi tre anni.
Secondo le fonti del Telegraph, tuttavia, l’Eliseo sembra intenzionato a sondare il terreno a livello diplomatico per valutare quanto quest’opzione sarebbe effettivamente fattibile. L’Italia, in questo caso, osserva la direzione che potrebbe prendere la “Coalizione dei volenterosi”, pronta anche a rivendicare la “paternità” dello scenario sull’invio di una missione di pace Onu. Per la presidente Meloni, tuttavia, non c’è solo da tenere conto dell’aspetto militare, ma anche del quadro geopolitico più generale. La premier ha affermato in più di un’occasione che lavorerà per evitare qualsiasi divisione sul fronte occidentale, in particolare se ciò volesse dire provocare una spaccatura fra l’Europa e gli Stati Uniti. Meloni, di fatto, insiste sulla necessità di un coordinamento più stretto con gli Stati Uniti e con le istituzioni europee, evitando il rischio di iniziative frammentarie che potrebbero indebolire l’efficacia dell’azione occidentale nel suo complesso.
Il vertice di Parigi di domani, quindi, si prefigura come l’ennesimo banco di prova per la strategia europea in merito alla guerra in Ucraina. Se da un lato i Paesi promotori dell’iniziativa puntano a rafforzare il sostegno militare a Kiev e ad assumere un ruolo più centrale nella diplomazia di guerra, dall’altro permane il rischio di divisioni interne nell’Unione europea e nella Nato. La risposta degli altri Paesi membri e il coordinamento con gli Stati Uniti saranno elementi cruciali per valutare l’efficacia di questa iniziativa e la possibilità che essa possa evolversi in un quadro strutturato di assistenza all’Ucraina.
In un contesto in cui il conflitto resta lontano da una risoluzione e gli Stati Uniti hanno assunto ufficialmente il ruolo di mediatore avviando negoziati diretti con Russia e Ucraina, l’Europa cerca dunque di affermarsi non solo come fornitore di aiuti, ma anche come attore capace di influenzare direttamente le dinamiche diplomatiche. Resta da vedere se il vertice di Parigi riuscirà a tradurre queste ambizioni in un risultato concreto.