Usa, il Dow crolla di oltre 600 punti e i dati sull’industria manifatturiera alimentano i timori

Di Tom Ozimek

I titoli azionari statunitensi hanno subito un brusco calo il 3 settembre, a causa della debolezza dei rapporti sul settore manifatturiero e del calo delle spese per l’edilizia, che hanno alimentato i timori di un rallentamento dell’economia.

Secondo i dati preliminari alla chiusura del mercato, l’indice di riferimento S&P 500 ha perso 118,64 punti, pari al 2,10%, terminando a 5.529,76 punti, mentre il Nasdaq ha perso 576,06 punti, pari al 3,25%, attestandosi a 17.137,56 punti. Il Dow Jones Industrial Average è sceso di 618,72 punti, pari all’1,49%, a 40.944,36 punti.

I rendimenti dei Tesoro sono scesi, suggerendo che gli investitori stanno cercando rifugio nella sicurezza percepita delle obbligazioni, mentre i dati sulle fabbriche pubblicati dall’Institute for Supply Management (Ism) e da S&P Global hanno mostrato che l’industria manifatturiera è indebolita e, secondo alcuni analisti, indicano un forte rallentamento della crescita economica.

«Gli investitori si chiedono se ci stiamo dirigendo verso una recessione più velocemente di quanto si pensasse o se la Fed ha tutto sotto controllo con i tagli dei tassi in futuro», ha dichiarato Robert Pavlik, senior portfolio manager di Dakota Wealth a Fairfield, Connecticut. Ha aggiunto che i dati sul settore manifatturiero «non hanno certo aiutato».

Il settore manifatturiero statunitense ha registrato un calo della produzione per la prima volta in sette mesi, secondo il rapporto di S&P Global, che ha rilevato un calo della domanda, una nuova riduzione dell’occupazione e un rafforzamento delle pressioni inflazionistiche.

«Le vendite, più lente del previsto, stanno facendo sì che i magazzini si riempiano di scorte invendute e la scarsità di nuovi ordini ha spinto le fabbriche a tagliare la produzione per la prima volta da gennaio. I produttori stanno anche riducendo il numero di dipendenti per la prima volta quest’anno e stanno acquistando meno fattori produttivi a causa delle preoccupazioni per l’eccesso di capacità produttiva», ha dichiarato Chris Williamson, capo economista aziendale di S&P Global.

«La combinazione di calo degli ordini e aumento delle scorte invia l’indicazione più cupa sull’andamento della produzione che si sia vista da un anno e mezzo a questa parte, e uno dei segnali più preoccupanti che si siano visti dalla crisi finanziaria globale».

Il rapporto Ism ha dipinto un quadro simile, rilevando un indebolimento della domanda, una contrazione dell’occupazione e il permanere dell’attività manifatturiera in territorio recessivo per il quinto mese consecutivo in agosto.

«La domanda rimane debole, in quanto le aziende non sono disposte a investire in capitale e scorte a causa dell’attuale politica monetaria federale e dell’incertezza elettorale», ha dichiarato Timothy Fiore, presidente del comitato di indagine sulle imprese manifatturiere dell’Ism, in un comunicato.

Nonostante il calo della domanda e la diminuzione della produzione, i costi di fabbrica sono aumentati, secondo il rapporto di S&P Global. L’aumento dei salari e le alte tariffe di spedizione hanno fatto lievitare i costi dei fattori produttivi, che ad agosto sono aumentati al ritmo più veloce dall’aprile 2023, suggerendo una possibile tendenza alla stagflazione.

Secondo gli analisti di Ing, i dati sul settore manifatturiero suggeriscono che la produzione economica è pronta per un rallentamento significativo.

«C’è un preoccupante restringimento delle riserve di forza», ha scritto in una nota James Knightley, capo economista internazionale di Ing. «Solo il 22% dell’industria sta registrando un aumento degli ordini e solo il 17% della produzione. Storicamente, questa debolezza nella produzione e negli ordini indica un forte rallentamento della crescita del Pil».

Oltre ai tristi numeri del settore manifatturiero, altri dati pubblicati il 3 settembre hanno mostrato che la spesa per l’edilizia è scesa dello 0,3% mese su mese a luglio, rispetto alle previsioni del mercato per un aumento dello 0,1, secondo Knightley. Sebbene i dati di giugno siano stati rivisti al rialzo da un calo dello 0,3% a una situazione piatta, la tendenza generale indica un rallentamento.

«La tendenza si sta certamente attenuando», ha scritto Knightley. «Le prospettive per l’edilizia residenziale non sono rosee, vista la debolezza del sentimento dei costruttori di case e la mancanza di prezzi accessibili che continua a limitare la domanda».

L’analista ha aggiunto che due dati mensili negativi consecutivi suggeriscono un «notevole raffreddamento» dell’edilizia non residenziale.

L’analista di Ing ha aggiunto che il rapporto sulla spesa edilizia suggerisce anche che il sostegno dell’Inflation Reduction Act si sta esaurendo, con l’attività edilizia legata alla produzione di semiconduttori che sembra diminuire.

«Con l’industria manifatturiera che ristagna e l’edilizia che si raffredda, ci sarà una [crescente, ndr] dipendenza dal settore dei servizi per la crescita economica», ha affermato.

Oltre al crollo di martedì a Wall Street, anche i titoli europei sono scesi nella loro peggiore sessione da quasi un mese a questa parte, poiché i cupi dati sulla produzione statunitense hanno riportato in primo piano i timori di un rallentamento della crescita globale.

L’indice paneuropeo Stoxx 600 ha chiuso la seduta in calo di quasi l’1%, con il Dax tedesco che è scivolato di oltre lo 0,9% dai massimi storici toccati all’inizio della sessione. I titoli di Francia, Spagna e Italia sono scesi tra lo 0,9% e l’1,3%.

 

Articolo in lingua inglese: Dow Plunges More Than 600 Points as Weak Manufacturing Data Fuel Slowdown Fears

 
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