Dall’opera La Bohème, quando il poeta Rodolfo si innamora di Mimì, nasce una delle arie più romantiche, piacevoli e popolari del compositore italiano Giacomo Puccini: O soave fanciulla.
L’aria appartiene al primo dei quattro atti (o ‘quadri’) dell’opera, la cui storia si sviluppa a Parigi, nel 1830. La scena si svolge su una terrazza di un edificio, nel quale Rodolfo vive con i suoi tre amici e giovani artisti ‘bohémien’: il pittore Marcello, il musicista Schaunard e il filosofo Colline.
Da una grande finestra si scorgono alcuni tetti coperti di neve, e la luna, che illumina il volto di Mimì mentre si avvicina a Rodolfo. Il poeta, immobile, la fissa negli occhi, cantandole il suo amore.
Il libretto de La Bohème, di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, è ispirato al romanzo di Henri Murger, ‘Scene della vita di Bohème’. L’opera è stata presentata per la prima volta al pubblico al Teatro Regio di Torino, nel 1896.
La popolarità di quest’aria è oramai talmente grande che è difficile non trovarla nei programmi di concerti internazionali di famosi duetti di tenori e soprani. Nel seguente video si possono apprezzare il tenore messicano (naturalizzato francese) Rolando Villazón e il famoso soprano russo Anna Netrebko, in un concerto a Berlino nel 2006:
Un esempio di scenografia nell’opera è osservabile in questo video, con la fantastica e indimenticabile interpretazione del tenore italiano Franco Corelli (1921-2003) e del soprano Mirella Freni:
Rodolfo
O soave fanciulla, o dolce viso
di mite circonfuso alba lunar
in te, vivo ravviso
il sogno ch’io vorrei sempre sognar!
(cingendo con le braccia Mimì)
Fremon già nell’anima
le dolcezze estreme,
nel bacio freme amor!
(La bacia)
Mimi
Ah! tu sol comandi, amor!…
(quasi abbandonandosi)
(Oh! come dolci scendono
le sue lusinghe al core…
tu sol comandi, amore!…)
I due innamorati si confessano il loro amore, e Mimì, frenando il fervore del poeta, gli ricorda che ci sono i suoi amici che lo aspettano, ma allo stesso tempo lo rassicura: «Vi starò vicina», offrendosi di accompagnarlo.
Rodolfo aveva conosciuto Mimì, la sua vicina di casa, al vederla entrare nella terrazza per chiedergli un aiuto, perché non sapeva come accendere la luce nella sua abitazione.
I due librettisti descrivono Mimì come una giovane bella e graziosa, piccola e delicata, dal volto nobile, che rispecchiava gli ideali di bellezza di un poeta ventiduenne come Rodolfo.
Qualche istante prima dell’inizio della scena, Marcello, Schaunard e Colline si rendono conto della presenza di Mimì e, non casualmente, esclamano all’unisono: «Momus, Momus, Momus, il poeta trovò la poesia».
I tre infatti, stavano aspettando sotto la finestra di Rodolfo che il poeta terminasse di scrivere per poi andare tutti insieme al café Momus. Dopo la scena con Rodolfo, Mimì si unisce al gruppo.
Un’altra coppia memorabile, quella formata da Giuseppe di Stefano e Maria Callas, ha interpretato Mimì e Rodolfo il 19 agosto 1997 al Teatro alla Scala di Milano:
Alla fine della scena, Rodolfo aiuta amorevolmente Mimì a indossare lo scialle, «Dammi il braccio, mia piccina», le dice.
Mimì gli porge il braccio, rispondendo: «Obbedisco signor!», e insieme si avviano verso il portone per uscire.
Rodolfo
Che m’ami di’…
Mimì (con abbandono)
Io t’amo!
Rodolfo
Amore!
Mimì
Amore!
Tra le indimenticabili voci di tutti i tempi non si può non ricordare quella di Enrico Caruso, in questa registrazione assieme a Nellie Melba:
Qui ancora, le note finali sulla parola ‘Amore’, cantate dal duo Luciano Pavarotti e Angela Gheorghiu:
Traduzione di Alessandro Starnoni
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