La Gestapo cinese reagisce alle denunce contro Jiang Zemin

10 Gennaio 2016 9:26 Aggiornato: 24 Gennaio 2025 16:50

Nella provincia del nord della Cina di Shanxi, Li Xifu – un anziano ex operaio di fonderia – ha denunciato l’ufficio postale locale per manomissione e confisca illegale della sua posta. Nonostante il dibattimento in tribunale fosse iniziato il 9 novembre scorso, la polizia nove giorni dopo ha fatto irruzione a casa del signor Li, lo ha arrestato e rinchiuso in un centro di detenzione senza alcun processo.

Per il distretto locale di Heilongjiang dell’Ufficio 610, il fatto che un pensionato di 74 anni abbia avuto la sfrontatezza di esercitare i propri diritti in sede legale è stato evidentemente troppo.

Il 16 novembre, poi, lo stesso distretto locale di questa Gestapo al di sopra di ogni legge creata dal Partito comunista cinese, ha inviato un documento di quattro pagine classificato ‘urgente’ e ‘confidenziale’ (il secondo più alto livello di riservatezza in Cina), a diverse agenzie statali e comitati di partito a Heilongjiang.
Il documento stigmatizza il caso «dell’ostinato praticante del Falun Gong Li Xifu» e il suo «ipocrita» tentativo di sfruttare le vie legali per ottenere risultati illegali, rappresentato dal fatto di aver sporto denuncia penale contro l’ex capo del Partito Jiang Zemin. Quelli che sporgono tale denuncia, recita il documento, stanno «intentando una guerra legale contro il Partito, e il Partito deve reagire risolutamente contro queste azioni» e stroncarle sul nascere.

Gli avvocati cinesi, sostengono però che l’Ufficio 610 di Heilongjiang non abbia alcun autorità legale in forza della quale possa emettere simili ordini, poiché Li Xifu stava agendo secondo le leggi del regime cinese.

Questo documento, è un recente esempio dei tentativi dell’Ufficio 610 di bloccare la crescente campagna dei praticanti del Falun Gong che ha l’obiettivo di perseguire l’ex capo del Pcc secondo i termini di legge stessi del sistema legale del regime.
Zhang Zannig, assistente alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università del Sud Est a Nanjing e praticante avvocato, ha infatti spiegato a Epoch Times che l’Ufficio 610 – essendo un organo di partito – può dare ordini solo ai membri del Partito stesso. E in ogni caso, gli ordini non possono essere eseguiti se incostituzionali. «Perciò, ogni suo ordine nei confronti degli organi giudiziari e governativi è illegale se non incostituzionale».

I praticanti del Falun Gong sono persone che praticano esercizi di meditazione e si attengono a degli insegnamenti basati sui valori di verità, compassione e tolleranza. Nel luglio del 1999 l’allora capo del Partito Jiang Zemin ha sferrato una brutale persecuzione con l’obiettivo di sradicare la pratica in tutta Cina.

Il sito internet Minghui.org, la principale fonte di informazione sulla persecuzione, ha confermato che oltre 3900 praticanti sono stati torturati a morte, ma – data la difficoltà di circolazione delle informazioni in Cina – il numero effettivo delle vittime si presume sia molto maggiore. E, sempre secondo Minghui, altre centinaia di migliaia di praticanti del Falun Gong sono tutt’ora rinchiusi in carcere.

Diversi investigatori indipendenti, inoltre, sostengono che a partire dal 2000 il regime si sia reso anche responsabile di aver organizzato un programma di prelievo forzato di organi umani, sempre a danno di decine di migliaia di praticanti del Falun Gong. Organi che poi vengono venduti in quello che è il lucrosissimo business cinese dei trapianti.

Quest’anno oltre 200 mila praticanti del Falun Gong hanno presentato denuncia richiedendo al regime cinese di mettere sotto accusa Jiang Zemin per i reati di crimini contro l’Umanità e genocidio.
In risposta a questa denuncia di massa, il massimo organo giuridico di Pechino ha inviato un numero enorme di ricevute (emesse a fronte delle denunce depositate), dopo che una riforma entrata in vigore a maggio ha reso meno restrittivi i requisiti di accettazione per le denunce di questo genere.

La risposta di Pechino a queste azioni penali rispecchia un cambiamento significativo rispetto al passato: nell’agosto del 1999, due praticanti del Falun Gong – Zhu Keming e Wang Jie – erano stati arrestati, dopo aver presentato denuncia contro Jiang: Zhu ha passato cinque anni in prigione e ha perso quasi tutti i denti in conseguenza delle torture subite; Wang, invece, non è sopravvissuto alla prigione ed è morto.

Le autorità provinciali in tutta la Cina hanno reagito in modo diverso all’ondata di denunce: alcune sembrano lasciare in pace gli attori delle denunce stesse, altre (le province di Gansu, Harbin, Shanxi e Heilongjianga) hanno agito brutalmente contro i praticanti che tentavano di presentare denuncia (insieme agli avvocati che li assistevano) all’ufficio postale, all’ufficio della Procura locale e perfino a casa loro.

Le autorità di Heilongjiang sono particolarmente ostili con i praticanti che hanno presentato denuncia. Recentemente, un caso di grande rilievo è stato quello di Sheng Xiaoyun, suocera del giornalista televisivo e star di YouTube Ben Hedges, il quale ha fatto appello ai propri fans affinché telefonassero agli ufficiali di polizia responsabili dell’arresto della donna. Sheng Xiaoyun è stata rilasciata dopo dieci giorni.
La linea dura di Heilongjiang non sorprende, considerato che quella provincia si trova al terzo posto in Cina (dopo Hebei e Shandong che sommano 10.520 casi di persecuzione totali) per numero di praticanti del Falun Gong uccisi dall’inizio della persecuzione.

Il distretto di Heilongjiang dell’Ufficio 610 sta inoltre incoraggiando altri organi del Partito a partecipare alla persecuzione del Falun Gong, così da non restare come unico responsabile, il giorno in cui l’ordine di persecuzione dovesse essere revocato, sostiene l’avvocato dei diritti umani di Pechino Yu Wensheng, che aggiunge: «in realtà, la denuncia nei confronti di Jang, o di ogni altra organizzazione, fa parte a pieno titolo dei diritti dei cittadini cinesi sanciti dalla legge» e infatti «attualmente, alcuni dipendenti della pubblica sicurezza sono restii a prendere parte ai casi del Falun Gong perché sanno che in futuro potrebbero essere ritenuti responsabili [della persecuzione, ndr]».

Ma l’Ufficio 610 non si ferma e, secondo una circolare interna in possesso di Epoch Times, il distretto di Tianjin ha recentemente emanato un’ordinanza simile – e identica anche nel frasario – a quella del distretto di Heilongjiang: «intensificare la lotta contro le eccessive e false denunce del Falun Gong». Se siano i distretti locali che stanno cercando di arginare l’ondata di denunce, oppure se si tratti di ordini provenienti dalla direzione centrale dell’Ufficio 610, ancora non è chiaro.

 

 

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