Un funzionario della Casa Bianca ha confermato che il Presidente Trump sta valutando delle esenzioni dai dazi per le case automobilistiche, in risposta alle intense pressioni dei leader del settore, che denunciano rischi di interruzioni nelle catene di approvvigionamento e aumenti dei prezzi per i consumatori. Pur senza dettagli, la notizia giunge mentre produttori e fornitori manifestano crescente allarme per il dazio del 25% su veicoli e camion leggeri importati, in vigore dal 3 aprile, e per un analogo dazio sui componenti auto, previsto dal 3 maggio.
L’Alleanza per l’Innovazione Automobilistica, che rappresenta quasi tutte le principali Case automobilistiche statunitensi, nella persona del presidente John Bozzella, ha lanciato l’allarme: «Il settore automobilistico è il più grande dell’industria americana» ha dichiarato Bozzella, «Le case automobilistiche, i produttori di batterie, così come i fornitori di altri componenti hanno investito miliardi nella manifattura statunitense, sostenendo i lavoratori in Michigan, Tennessee, Carolina del Sud, Alabama, Mississippi, Kentucky, Ohio, Virginia , Texas, Indiana, Illinois, Missouri, Georgia, New York e altri Stati». Le Case temono inoltre che i dazi faranno salire i costi per i consumatori, ridurranno le esportazioni di auto americane e di conseguenza abbasseranno le vendite «prima che si creino nuovi stabilimenti o posti di lavoro nel Paese». Una lettera del 21 aprile all’amministrazione Trump, evidenzia la vulnerabilità finanziaria di numerosi fornitori: «La maggior parte dei fornitori auto non può reggere un’interruzione improvvisa dovuta ai dazi. Molti sono già in crisi e rischiano il fallimento tra stop produttivi e licenziamenti».
Tuttavia Trump sostiene che i dazi siano essenziali per incentivare la produzione interna e contrastare le pratiche commerciali estere sleali, che a suo avviso persistono da decenni. L’amministrazione vede nei dazi un’arma per contrastare la delocalizzazione della manifattura automobilistica e rilanciare l’industria nazionale. Negli anni, le case automobilistiche statunitensi hanno creato catene di approvvigionamento all’estero per abbattere i costi. Secondo l’Associazione dei Costruttori di Veicoli Canadesi, un singolo componente auto può attraversare il confine tra Stati Uniti e Canada fino a otto volte prima dell’assemblaggio finale.
Un’analisi del Centro per la Ricerca Automobilistica ha stimato che i dazi del 25% aumenteranno i costi complessivi per le case automobilistiche americane di circa 108 miliardi di dollari nel 2025.
Nonostante l’opposizione dei produttori, i dazi hanno il sostegno del sindacato United Automobile Workers. In un’intervista del 9 marzo ad Abc News, il presidente Shawn Fain ha dichiarato che gli squilibri commerciali con Paesi come Canada e Messico hanno portato alla chiusura di circa 90 mila stabilimenti negli Stati Uniti negli ultimi trent’anni.
Trump ha ammesso le difficoltà di “rimpatriare” la produzione automobilistica, osservando che le case automobilistiche necessitano di tempo per adattarsi. «Utilizzano componenti realizzati in Canada, Messico e in altri Paesi, quindi serve loro del tempo per avviare la produzione qui», ha spiegato il Presidente. Trump ha poi confermato che il dazio del 25% sulle auto importate dal Canada potrebbe aumentare. «Abbiamo imposto dei dazi al Canada del 25%, e potrebbe salire ulteriormente», ha dichiarato dallo Studio Ovale. «Con tutto il rispetto, non vogliamo le vostre auto. Semplicemente vogliamo costruire le nostre».