Due studenti seguono la stessa lezione universitaria. Uno, con penna e quaderno, registra un’intensa attività cerebrale: un intreccio armonico di connessioni neurali. L’altro, davanti a un laptop, mostra segnali frammentari e isolati. A fare la differenza non è l’intelligenza né l’attenzione, ma il mezzo utilizzato. La scrittura a mano attiva il cervello in modo più profondo rispetto alla digitazione. È quanto emerge da uno studio pubblicato su Frontiers in Psychology, che mette in luce i costi cognitivi della digitalizzazione nello studio. Tra laboratori di neuroscienze e aule universitarie, si conferma il ruolo insostituibile della penna nell’apprendimento.
LA LENTEZZA COME VANTAGGIO
Fino dagli anni Settanta, la ricerca ha evidenziato come prendere appunti migliori l’apprendimento rispetto all’ascolto passivo. Ma con la diffusione degli strumenti digitali, è lecito chiedersi se questo principio valga ancora. Lo studio The Pen Is Mightier Than the Keyboard (2014), condotto dai ricercatori Pam Mueller e Daniel Oppenheimer, ha comparato gli effetti della scrittura manuale e della digitazione. Gli studenti, dopo aver seguito conferenze TED, sono stati sottoposti a test di comprensione. Chi scriveva a mano otteneva risultati superiori del 12-20% nelle domande concettuali, pur ricordando meno dettagli specifici rispetto ai colleghi che digitavano.
La spiegazione risiede nella modalità di elaborazione: la tastiera favorisce la trascrizione letterale, mentre la penna impone una sintesi attiva. Anche quando si chiedeva esplicitamente agli studenti di non copiare parola per parola, la tendenza restava, con effetti negativi sulla performance. Nemmeno la possibilità di rivedere gli appunti prima del test colmava il divario: la scrittura a mano continuava a offrire un vantaggio. In contesti rapidi, la digitazione può risultare utile, ma per concetti complessi, formule o grafici, il supporto cartaceo rimane più efficace.
IL CERVELLO IN AZIONE
Le osservazioni dei ricercatori Mueller e Oppenheimer hanno stimolato ulteriori indagini. I neuroscienziati norvegesi Audrey van der Meer e Frederikus Ruud van der Weel hanno voluto comprendere cosa accade nel cervello durante l’attività di scrittura. I loro esperimenti, pubblicati nel 2017 sempre su Frontiers in Psychology, hanno utilizzato un elettroencefalogramma con 256 elettrodi per monitorare l’attività cerebrale durante esercizi di scrittura e digitazione.
I risultati hanno mostrato come la scrittura a mano attivi una rete neurale estesa, coinvolgendo aree legate a memoria e apprendimento, con onde theta e alfa a bassa frequenza, fondamentali per l’elaborazione delle informazioni e la memorizzazione a lungo termine. Questo effetto deriva anche dalla coordinazione motoria fine, che stimola percorsi multisensoriali e crea tracce mnemoniche più solide. Al contrario, la digitazione, basata su gesti ripetitivi, non attiva gli stessi circuiti, riducendo l’elaborazione profonda del contenuto.
Gli appunti scritti a mano, infatti, risultano spesso incomprensibili a chi non li ha redatti, segno che la loro efficacia è legata al processo cognitivo individuale. Questi benefici si estendono oltre l’età scolare. Alcune ricerche stanno esplorando se scrivere a mano possa contrastare il declino cognitivo negli anziani, poiché l’inattività di certi circuiti neurali rischia di accelerarne la perdita. La raccomandazione, quindi, è chiara: usare spesso la penna, soprattutto nei bambini, insieme a carta, pastelli e matite, strumenti essenziali per lo sviluppo neurologico.
RISULTATI A TUTTE LE ETÀ
Le evidenze sull’efficacia della scrittura manuale si confermano lungo l’intero arco della vita. In età prescolare, i bambini che imparano le lettere scrivendole mostrano maggiori capacità di lettura e scrittura rispetto a chi le digita. Negli adulti, uno studio del 2021 ha dimostrato che l’apprendimento dell’arabo tramite scrittura manuale favoriva una padronanza più rapida della lingua, influenzando positivamente anche la lettura e l’ortografia, pur non essendo oggetto diretto dell’esercizio.
Sebbene alcune ricerche — come Don’t Ditch the Laptop Just Yet (2021) — abbiano sollevato dubbi sui benefici esclusivi della scrittura manuale, una recente meta-analisi del 2024 ha rafforzato la tesi opposta. Analizzando 24 studi e oltre 3.000 partecipanti, si è rilevato che quasi il 40% degli studenti che scrivono a mano ottengono risultati eccellenti, contro il 30% di chi utilizza la tastiera. Un caso esemplare è quello di una studentessa universitaria che, pur digitando velocemente, non riusciva a ricordare le informazioni. Con il passaggio alla scrittura manuale, ha riportato un netto miglioramento nella comprensione e nella memorizzazione dei contenuti.
IL COSTO DELL’APPRENDIMENTO
Come osservava Aristotele, «le radici dell’educazione sono amare, ma i frutti sono dolci». La tecnologia promette velocità e praticità, ma raramente favorisce l’apprendimento profondo. La scrittura a mano, sebbene più faticosa, stimola il pensiero critico e l’elaborazione attiva. Anche altre strategie, come riformulare i concetti o discuterli con altri, risultano efficaci. In un esperimento del 2021, adulti con lieve deterioramento cognitivo hanno praticato per otto settimane la calligrafia cinese, riportando significativi miglioramenti nella memoria di lavoro, mantenuti anche sei mesi dopo.
La memoria di lavoro è una componente fondamentale del sistema cognitivo che permette di mantenere e manipolare temporaneamente le informazioni necessarie per svolgere compiti complessi come il ragionamento, la comprensione, la risoluzione di problemi e l’apprendimento. È una sorta di “spazio mentale” in cui i dati vengono elaborati attivamente per un breve periodo, prima di essere trasferiti nella memoria a lungo termine o dimenticati.
Anche il supporto utilizzato conta. Gli ebook, sebbene comodi, risultano meno efficaci rispetto alla carta per la comprensione. La sovrabbondanza di contenuti digitali, insieme alla frammentazione dell’attenzione, sembra compromettere i risultati dell’apprendimento. Nonostante l’evoluzione tecnologica, la penna continua a modellare il modo in cui si legge, si scrive e si pensa. Il crescente numero di bambini che faticano a impugnare una matita rappresenta un campanello d’allarme. La scrittura a mano, quindi, non è solo un’abilità tecnica, ma un’eredità culturale. Recuperarne il valore, attraverso lettere, poesie o semplici liste, può arricchire l’esperienza dell’apprendimento e rafforzare le connessioni cerebrali.
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