Quando si discute di come affrontare i problemi sociali, molti cadono in un errore banale: pensano che l’aiuto che si vuole dare agli altri giustifichi l’intervento dello Stato. Chi chiede più azione pubblica spesso dimentica una semplice verità: l’aiuto sincero è quello che scegliamo di dare noi, non quello che ci viene imposto. Affidare allo Stato il compito di gestire questa cosa significa sostituire la generosità con l’obbligo, a danno della libertà di tutti.
Chi chiede troppo l’intervento dello Stato spesso non capisce che cosa questo implichi davvero. Pensare che il desiderio di fare del bene giustifichi leggi o obblighi imposti è un errore. Affidarsi al governo come unica soluzione inoltre fa dimenticare una verità semplice: solo l’aiuto spontaneo è autentico, non quello imposto.
Pensiamo al polverone sollevato dalla proposta di Trump di chiudere l’Agenzia Americana per lo Sviluppo Internazionale (Usaid). Certo, chi la difende, nonostante gli sprechi di fondi pubblici, vuole sinceramente aiutare chi soffre. Ma sta scegliendo il mezzo sbagliato per farlo. Una società civile si basa su un principio chiaro: l’aiuto deve venire dal cuore, da una scelta libera e non da tasse e regole imposte. Quando lo Stato finanzia agenzie come Usaid con i nostri soldi, trasforma la generosità in un obbligo, soffocando il vero altruismo.
Rivolgersi a chi vuole più giustizia sociale tramite delle leggi imposte rivela una verità scomoda: spesso non si rendono conto di cosa comportano davvero le loro idee. Credere che il vero cambiamento derivi unicamente dallo Stato significa dover pagare il prezzo di forzare gli altri a obbedire a qualcosa. Così, quelle che sembrano soluzioni benevole finiscono per minacciare le libertà che dicono di proteggere.
Questa discussione però ci deve spingere a guardare oltre le divisioni. Non dobbiamo essere ostili fra di noi, ma riconoscere che anche chi sbaglia può avere buone intenzioni. Però, la volontà di aiutare non giustifica delle leggi che costringono gli altri, altrimenti si va incontro a una vera e propria trappola che nasconde obblighi dietro la solidarietà. La libertà va a braccetto con la responsabilità: senza questo equilibrio, si genera solo caos.
Se trasformiamo la compassione in un’imposizione, mettiamo a rischio la società libera. Tutti noi, sia chi crede nello Stato sia chi difende la libertà individuale, dobbiamo chiederci: i nostri metodi riflettono davvero i nostri valori? La vera solidarietà non ordina, libera! Parliamone con un obiettivo comune: una libertà autentica che rispetti i diritti di ognuno e che costruisca, al contempo, una società basata sulla responsabilità.
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