Donald Trump vuole intensificare l’estrazione di petrolio e gas negli Stati Uniti. Il 18 aprile ha annunciato quindi l’avvio di un piano quinquennale di concessioni che coinvolgerebbe aree molto vaste, incluse alcune zone dell’Artico e altre aree che prima erano considerate zone protette.
Il ministero del Territorio ha dichiarato che il nuovo programma dell’amministrazione Trump, denominato “11esimo Programma Nazionale di Concessioni per il Petrolio e il Gas della Piattaforma Continentale Esterna”, è in linea con l’idea del Presidente di rafforzare la produzione di energia del Paese, eliminando le restrizioni imposte dalle amministrazioni precedenti.
Il programma definirà le future concessioni per l’estrazione di petrolio e gas in acque federali. Per la prima volta, una nuova zona, chiamata “Alto Artico” al largo dell’Alaska, è stata inclusa nelle aree destinate alle estrazioni. Anche i confini di altre regioni costiere sono state prese in esame, permettendo alle compagnie petrolifere di sfruttare nuove riserve lungo le coste atlantica, pacifica e artica.
«Sotto la guida del Presidente, stiamo valorizzando le nostre risorse per il futuro di intere generazioni di americani», ha dichiarato il ministro dell’Interno Doug Burgum. Il programma rappresenta un passo «decisivo» verso il dominio energetico statunitense, ha aggiunto.
Il nuovo piano si basa sull’ordine esecutivo del 20 gennaio, con cui Trump ha annullato le restrizioni dell’amministrazione Biden che impedivano le concessioni per petrolio e gas nell’Artico e in altre zone costiere. In un altro decreto, che promuove l’esplorazione e la produzione energetica su terre e acque federali, il Presidente ha enfatizzato l’importanza di aprire queste aree per consolidare l’indipendenza energetica americana, ridurre la dipendenza dal petrolio estero e rafforzare la sicurezza economica e militare del Paese.
«L’America ha una quantità sbalorditiva di risorse energetiche che da sempre hanno sostenuto l’economia della nostra nazione», ha dichiarato il Presidente. «Negli ultimi anni, le normative rigide e ideologiche hanno frenato lo sfruttamento di queste risorse, ridotto l’offerta di energia affidabile ed economica, limitato la creazione di posti di lavoro e fatto lievitare il caro energia».
Nell’avviare il nuovo piano di concessioni per le trivellazioni, il ministero dell’Interno non ha ancora fissato le date per le gare d’appalto. Il ministero ha chiarito che le nuove zone designate dimostrano la volontà dell’amministrazione Trump di effettuare le trivellazioni sottomarine oltre il Golfo d’America (ex Golfo del Messico).
Nel 2024, le trivellazioni in acque federali hanno coperto circa il 14% della produzione di petrolio americano, secondo il ministero dell’Interno. Nello stesso anno fiscale, queste attività hanno generato oltre 7 miliardi di dollari di ricavi per il governo. Il nuovo piano sostituirà il programma 2024-2029, che include solo tre gare d’appalto nel Golfo d’America, le quali si terranno come previsto, hanno confermato i funzionari del ministero.
La prossima settimana, l’Agenzia per l’Energia Oceanica avvierà una consultazione pubblica della durata di 45 giorni sul nuovo piano. I cittadini e gli operatori potranno esprimere pareri sulle zone da destinare alle trivellazioni, sulle preoccupazioni ambientali e sulle attività marine, come pesca e turismo. «Con il dialogo aperto, puntiamo a un’espansione responsabile delle trivellaizoni sottomarine, creando posti di lavoro, stimolando l’economia e rafforzando l’indipendenza energetica americana», ha dichiarato il ministro dell’Interno Doug Burgum.
Gli ambientalisti al momento non hanno ancora replicato all’annuncio del ministero dell’Interno. A gennaio, Friends of the Earth aveva chiesto a Biden di ridurre le trivellazioni in mare, denunciando i pericoli di fuoriuscite di petrolio. L’Agenzia per l’Energia Oceanica gestisce attualmente 2227 concessioni per petrolio e gas, che coprono circa 4 milioni e 900 mila ettari di fondali marini federali, di cui 469 sono attualmente attivi.