Il New Deal a stelle e strisce di Giorgia Meloni

di Emiliano Serra
21 Aprile 2025 10:48 Aggiornato: 21 Aprile 2025 10:48

Il week end pasquale ha portato al governo Meloni risultati di politica estera obiettivamente straordinari. Una simile identità di vedute tra Stati Uniti e Italia non si vedeva nemmeno ai “tempi d’oro” della Prima Repubblica, quando a guidare l’Italia c’erano statisti (pur con tutti i difetti) del calibro di Craxi, Andreotti e Cossiga.

Il tempo dirà se con Giorgia Meloni stiamo assistendo a un “nuovo Risorgimento” italiano. Per il momento, rimane il fatto che la Meloni stia muovendosi non solo (come è doveroso) per trovare delle soluzioni economiche che permettano all’Italia di avere finalmente energia a costi ragionevoli, e di armarsi quel tanto che basta per non essere più così dipendente dagli Stati Uniti per la propria difesa: nella conferenza stampa nell’Ufficio Ovale, davanti al presidente Trump, Giorgia Meloni ha  anche e soprattutto fatto un’enunciazione di principio: «quando io parlo di Occidente non parlo di uno spazio geografico: parlo di una civiltà».

Questa comunanza di valori è senz’altro la più solida base su cui ricostruire una vera alleanza tra il nostro Paese e gli Stati Uniti d’America. E in un certo senso per ricostruire anche l’Italia.

Che Trump e la Meloni fossero in ottimi rapporti già si sapeva, se non altro perché il nostro presidente del Consiglio è stato l’unico leader europeo che il Presidente americano ha invitato alla propria cerimonia di insediamento alla Casa Bianca. Ma il fatto che il rapporto tra la Meloni e Trump – tra l’Italia e l’America – abbia manifestato un simile salto di qualità proprio in questo momento, ossia a pochi giorni dalla visita di Carlo d’Inghilterra non può essere casuale: non è un fatto normale che un monarca inglese venga in visita ufficiale in Italia; e ancora meno normale è che un capo di Stato estero parli al Parlamento italiano a Camere riunite.

Le chiavi di interpretazione possono senz’altro essere diverse ma, secondo una (fondata) visione della Storia italiana dall’unità in poi, l’Italia è stata unificata per il volere (e coi soldi, come non ha mancato di ricordare Carlo III) della corona inglese. Questo, naturalmente, non perché l’impero britannico ami particolarmente la libertà e l’autodeterminazione dei popoli, anzi: la Storia – a partire dalla rivoluzione/guerra di indipendenza americana – dice il contrario; ma perché l’Italia ha la posizione geografica ottimale per la tutela degli interessi britannici sia nel Mediterraneo che nel Medio Oriente. Ovviamente, quindi, la penisola italiana è stata unificata dalla corona inglese con l’obiettivo di creare uno Stato vassallo (forse persino fantoccio) al suo servizio. Non certo uno Stato libero.
A dire questo (e molto altro, ad esempio sul fascismo e su Mussolini) sono diverse migliaia di documenti desecretati dallo Stato britannico e messi a disposizione del pubblico in un archivio a Kew Gardens, una località alle porte di Londra. Documenti che in Italia si conoscono soprattuto grazie al lavoro di giornalisti come Giovanni Fasanella e José Cereghino, che non a caso parlano di “colonia Italia”.

Alla luce di tutto questo, quindi, è logico immaginare come attualmente la monarchia britannica non possa che essere alquanto preoccupata, sia dalla volontà di autodeterminazione nazionale rappresentata e incarnata da Giorgia Meloni (che, va ricordato, è a capo del partito di maggioranza in Italia) ma anche e soprattutto dall’interesse dimostrato dagli Stati Uniti di Donald Trump. Da qui la necessità di venire di persona in visita ufficiale in Italia.

Naturalmente i viaggi di Stato sono programmati con largo anticipo, ma il “botta e risposta” così ravvicinato nel tempo non può non saltare all’occhio: nel giro di due settimane, prima Carlo III è venuto in visita in Italia a “marcare il territorio”, anticipando la visita pasquale programmata da JD Vance, e poi Giorgia Meloni ha “improvvisato” con Trump una visita a Washington proprio il giorno prima dell’arrivo di Vance. Visita a Washington in cui, come se non bastasse, l’amministrazione Trump ha confermato (e con la massima enfasi possibile) che Giorgia Meloni è il migliore alleato europeo degli Stati Uniti e l’interlocutore privilegiato nei rapporti con Bruxelles. E, dulcis in fundo, Giorgia Meloni ha persino invitato Donald Trump in visita ufficiale a Roma. Che stia succedendo qualcosa di grosso, è ovvio.

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