Gli statunitensi tornano a parlare con gli ucraini, a Parigi, e il viaggio della presidente del Consiglio Giorgia Meloni a Washington apre una possibilità di coinvolgere gli Usa nei piani della Coalizione dei volenterosi per uno scudo di sicurezza. Kiev oggi si sente meno sola. «L’Europa si sta muovendo in modo efficace. È difficile ma è possibile pensare a uno scudo aereo sull’Ucraina e a una forza multinazionale», dice a Repubblica Mykhailo Podolyak, primo consigliere dell’Ufficio presidenziale ucraino. Statunitensi e russi si sono parlati diverse volte in queste settimane: «Gli Usa stanno parlando con i russi del ripristino delle loro relazioni diplomatiche e di cooperazione economica e ovviamente dell’Ucraina, delle regole con cui porre fine a questa guerra. (L’inviato presidenziale Usa Steve) Witkoff dice in pubblico quello che sente dalla parte russa, espone le tesi dei russi. Ma non credo – aggiunge – si possa parlare della fine della guerra senza la partecipazione al tavolo dell’Ucraina e dell’Europa, dentro il quadro delle Nazioni Unite».
L’inviato Usa ha citato cinque regioni ucraine come oggetto di negoziato con Mosca. Ma non c’è un compromesso possibile sui territori occupati: «No, nessuna delle cinque o di altre regioni ucraine può essere legalmente ceduta alla Russia. Questo è assolutamente inaccettabile per l’Ucraina, per il diritto internazionale e per l’Europa, perché incoraggerebbe la Russia a continuare la sua espansione e significherebbe sancire che è lecito conquistare territori con la forza. Comprendiamo – continua il consigliere – che l’occupazione de facto di una parte del territorio ucraino continuerà: sarà necessario usare strumenti politici e diplomatici per riportare quei territori sotto il controllo effettivo di Kiev. Ma ripeto: non si può negoziare sul territorio dell’Ucraina, né sulla sua politica interna ed estera, né sulle garanzie di sicurezza, come le Forze armate o la produzione militare». A Parigi sono stati fatti passi avanti su una possibile missione dell’Unione europea: «L’Europa si sta muovendo in maniera efficace e incisiva, è difficile ma oggi è possibile pensare di costruire un sistema di difesa aerea chiuso sopra lo spazio aereo ucraino, e basi missilistiche che rappresentino un forte deterrente per la Russia, poiché sarebbero in grado di colpire tutta la parte europea del territorio russo. Ed è possibile anche parlare di missioni multinazionali composte da forze armate di diversi Paesi europei che si assumerebbero il compito di proteggere infrastrutture critiche sul territorio ucraino. Questo è quello che noi vorremmo e di cui si discute in diversi formati».
In questa fase – continua Podolyak – «gli Usa devono essere coinvolti nello sviluppo di un pacchetto di garanzie perché possiedono alcune armi critiche in grandi quantità, prima di tutto i sistemi di difesa missilistica come i Patriot. Questo pacchetto dovrebbe includere supporto aereo, dati analitici, intelligence, consulenza». Il presidente Zelensky ha detto che la Russia sta ammassando 60mila soldati nella regione di Sumy: «La Russia sta accumulando risorse da un mese, recluta persone nelle regioni più povere poiché combatte quasi esclusivamente con la fanteria e la posiziona ai confini, nelle regioni di Tashkent, Belgorod, Rostov. Vuole ampliare il fronte e intensificare le sue azioni, anche nelle aree di Kharkiv e Sumy. Senza strumenti coercitivi non si fermeranno». Nel giorno della strage a Sumy era stata organizzata una cerimonia di premiazione di soldati ucraini: «Oggi i militari sono presenti ovunque nelle grandi città ucraina, ma ciò non significa che eventi militari si tengano in pubblico. A Sumy c’è stato un attacco specifico russo contro il centro della città, sulla piazza centrale, il giorno della Domenica delle Palme dove c’erano solo civili. Se i militari si sono riuniti, era sempre al chiuso, ed era quasi impossibile colpirli. Il fatto che sia stato utilizzato un attacco balistico indica la volontà della Russia di colpire la popolazione civile», ha concluso Podolyak.