Le evidenze scientifiche sull’allattamento al seno continuano ad ampliarsi, confermandone i vantaggi non solo nella prima infanzia ma anche nel lungo termine. Un recente studio ha rilevato che l’allattamento per almeno sei mesi si associa a un rischio ridotto di ritardi nello sviluppo sociale, linguistico e motorio, oltre a una minore incidenza di disturbi neurosviluppativi potenzialmente invalidanti.
Si tratta di un’aggiunta rilevante al corpus di ricerche che ha già collegato l’allattamento a un minore rischio di allergie, asma, ipertensione e mortalità infantile. «Il latte materno è riconosciuto come l’alimento ideale: i bambini allattati presentano meno infezioni, meno patologie allergiche e una salute gastrointestinale migliore», spiega il dottor David Berger, pediatra non coinvolto nella ricerca.
ALLATTAMENTO E PROTEZIONE DAI RITARDI DELLO SVILUPPO
Lo studio, pubblicato su Jama Network Open e condotto in Israele, ha coinvolto oltre 570.000 bambini, tra cui più di 37.000 coppie di fratelli. Attraverso i dati delle cliniche sanitarie nazionali e dei registri assicurativi per disabilità, è stato possibile valutare il legame tra allattamento e sviluppo infantile. A differenza di precedenti indagini, ostacolate da numerosi fattori confondenti, questa ricerca ha integrato variabili legate sia ai bambini (come peso alla nascita e ordine familiare) sia alle madri (età e stato civile), beneficiando anche della comparazione tra fratelli per eliminare ulteriori interferenze.
Una volta depurati i dati, è emersa l’ipotesi che i benefici dell’allattamento prolungato derivino in parte dall’impatto sul microbiota intestinale e da differenze rilevate nella struttura e nella connettività cerebrale tramite imaging. Le condizioni neurosviluppative considerate includevano autismo, Adhd e gravi disturbi comportamentali, come autolesionismo e condotte distruttive. Sul piano motorio, le diagnosi comprendevano paralisi cerebrale e disfunzioni gravi degli arti, frequentemente legate a lesioni cerebrali prenatali o perinatali.
Lo studio ha inoltre evidenziato che l’allattamento esclusivo, ossia basato unicamente sul latte materno per almeno sei mesi, comporta un rischio inferiore di ritardi nello sviluppo rispetto a quello non esclusivo. Secondo Inbal Goldshtein, autrice principale della ricerca e affiliata al KI Research Institute di Kfar Malal, i punti di forza del lavoro risiedono nel rigore metodologico e nella rappresentatività del campione. Il dottor Berger, pediatra e fondatore di Wholistic Pediatrics & Family Care, ha lodato lo studio per la solidità dell’analisi, osservando che la durata dell’allattamento sembra influire più dell’esclusività: «Questo studio suggerisce che la lunghezza dell’allattamento possa essere più rilevante del fatto che il bambino riceva latte artificiale», ha commentato.
L’American Academy of Pediatrics raccomanda l’allattamento esclusivo nei primi sei mesi, seguito dall’introduzione di alimenti complementari e dal proseguimento dell’allattamento fino a due anni o oltre, in base alle preferenze di madre e figlio.
MECCANISMI SOTTOSTANTI
I benefici dell’allattamento derivano da fattori nutrizionali, motori e psicologici. Sul piano nutrizionale, lo sviluppo del cervello nei primi anni è cruciale. Gli acidi grassi contenuti nel latte materno sono componenti essenziali del tessuto cerebrale e favoriscono la formazione delle sinapsi durante la fase di crescita cerebrale rapida.
Il latte materno, infatti, contiene quantità superiori di colina e altri nutrienti fondamentali per il cervello, come la mielina. Inoltre, la presenza di ormoni e composti bioattivi presenti nel latte materno nell’influenzare positivamente lo sviluppo cognitivo, emotivo e immunitario, anche attraverso il microbiota intestinale, sempre più riconosciuto come regolatore delle funzioni cerebrali.
Dal punto di vista motorio, l’allattamento stimola ripetutamente le funzioni orali e respiratorie. L’atto dell’allattare richiede un coordinamento complesso tra suzione, deglutizione e respirazione, che coinvolge numerosi muscoli e struttura il palato, favorendo l’allineamento dentale e il corretto sviluppo delle vie aeree. Anche la mobilità della lingua, fondamentale per l’articolazione, ne beneficia. Il coinvolgimento del nervo vago e dei nervi facciali integra stimoli motori e sensoriali, potenziando le capacità di coordinazione e interazione.
Dal punto di vista psicologico, l’allattamento stimola il rilascio di ossitocina in madre e neonato, un ormone cruciale per la regolazione emotiva, il legame sociale e la resilienza. Il contatto visivo e fisico tra madre-figlio durante la poppata favorisce l’attaccamento e le competenze comunicative precoci, elementi che possono contribuire a mitigare i comportamenti associati a disturbi dello spettro autistico.
ALTRI VANTAGGI DELL’ALLATTAMENTO
L’allattamento appare anche come fattore protettivo rispetto ad asma, allergie, malattie cardiovascolari e mortalità infantile. Uno studio pubblicato su Cell ha osservato che l’interruzione precoce dell’allattamento, prima dei tre mesi, altera il microbiota intestinale e nasale, favorendo la comparsa di microbi associati all’asma. Al contrario, l’allattamento esclusivo e prolungato promuove una flora microbica protettiva.
Un’altra ricerca, pubblicata su The American Journal of Clinical Nutrition, ha rilevato che il latte materno riduce il rischio di allergie alimentari, asma e dermatite atopica. L’analisi di campioni di latte e dati sanitari ha identificato il microRna miR-375-3p come correlato a una minore incidenza di allergie nel primo anno di vita.
Anche la salute cardiovascolare sembra beneficiarne. Secondo uno studio pubblicato su Journal of the American Heart Association, l’allattamento, anche se di breve durata, si associa a una pressione arteriosa più bassa a tre anni, un indicatore rilevante per il rischio cardiaco futuro. Il ruolo del microbiota e degli acidi grassi polinsaturi del colostro — la prima secrezione mammaria prodotta dopo il parto — appare centrale nel promuovere uno sviluppo cardiovascolare sano.
Infine, l’allattamento è stato collegato a una minore mortalità infantile. Un’indagine pubblicata su American Journal of Preventive Medicine, condotta su oltre 10 milioni di neonati negli Stati Uniti, ha documentato una riduzione dei tassi di mortalità fino al 44% negli stati del Nord-est e medio-atlantici.
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