Mark Zuckerberg è stato chiamato a testimoniare a processo in merito alle violazioni delle leggi antitrust da parte di Meta Platforms il 14 aprile scorso, in un tribunale federale di Washington, davanti alla Commissione Federale per il Commercio.
L’avvocato della Commissione Federale per il Commercio, Daniel Matheson, ha accusato Meta di pratiche anticoncorrenziali dannose per i consumatori. Il procedimento rientra in una causa di lunga data avviata dal governo federale durante il primo mandato del presidente Donald Trump. Matheson ha incalzato Zuckerberg sulle sue dichiarazioni fatte prima dell’acquisizione di Instagram nel 2012 e sulle scelte relative a un’app fotografica concorrente sviluppata da Meta Platforms.
Il processo potrebbe ridisegnare il panorama dei social media. Nel 2021, la Commissione Federale per il Commercio degli Stati Uniti ha sporto denuncia, chiedendo l’obbligo a Meta di cedere piattaforme come Instagram o WhatsApp, per favorire la competizione nel settore. Il caso si inserisce in un’ondata di azioni antitrust negli Stati Uniti e in Europa: Google per esempio, è stata accusata di aver violato lo Sherman Act, monopolizzando il mercato della ricerca online. Nel 2024, in Virginia, il ministero della Giustizia ha accusato Google di pratiche anticoncorrenziali nelle inserzioni pubblicitarie online, con una sentenza ancora in sospeso.
Nelle sue osservazioni iniziali, Matheson ha accusato Meta di aver acquisito Instagram e WhatsApp per eliminare la concorrenza. Con il presunto potere monopolistico di Meta, ha aggiunto, i consumatori non hanno alternative per interagire con le persone della loro vita. Matheson ha sottolineato inoltre che l’idea dietro Facebook è sempre stata quella di connettere gli utenti esclusivamente con i propri amici. Ma Zuckerberg ha risposto che, pur essendo questa la missione originaria, Meta si è poi focalizzata sul collegare le persone a contenuti e interessi in comune, come gruppi o video.
Mark Hansen, avvocato di Meta, ha ribattuto che la Commissione Federale per il Commercio sbaglia nel sostenere che l’azienda abbia cercato di avere un potere monopolistico con le acquisizioni di Instagram e WhatsApp. L’intento e l’effetto che hanno portato, ha dichiarato, sono stati a beneficio dei consumatori americani, sottolineando che gli utenti hanno tratto vantaggi dalle attività di Meta e che la qualità delle sue app è migliorata. Inoltre, secondo l’avvocato, Meta non punta ad avere un monopolio dei social, in quanto i servizi che l’azienda offre sono gratuti.
Hansen ha infine contestato la versione della Commissione Federale per il Commercio, sostenendo che in realtà gli utenti hanno eccome delle alternative ai social proprietari di Meta, come per esempio TikTok e YouTube. A sostegno della propria tesi, l’avvocato ha presentato una slide che mostrava un video di Michael Jackson su TikTok, Instagram Reels e YouTube Shorts, mostrando come queste piattaforme offrano esperienze praticamente uguali su smartphone.