Integratori e salute renale

di Redazione ETI/Shan Lam & JoJo Novaes
7 Aprile 2025 20:06 Aggiornato: 7 Aprile 2025 20:06

L’uso improprio degli integratori alimentari rappresenta un problema crescente, soprattutto per chi convive con patologie croniche come il diabete o le malattie renali. Nonostante possano offrire benefici se impiegati correttamente, in soggetti fragili l’assunzione non controllata può comportare seri rischi, tra cui un rapido deterioramento della funzione renale.

Uno studio del National Health and Nutrition Examination Survey (1999-2008) ha evidenziato come circa l’8% degli adulti statunitensi faccia uso di integratori contenenti erbe considerate dannose per chi soffre di malattia renale cronica. La National Kidney Foundation sottolinea che tale abitudine si riscontra anche in chi non presenta segni evidenti della patologia. Questi dati richiamano l’urgenza di affrontare con i pazienti il tema dell’integrazione, evidenziandone i rischi potenziali.

Un caso emblematico è stato riportato dal nefrologo taiwanese Yung-Hsiang Hung. Una donna di 70 anni, affetta da diabete da appena cinque anni, si è presentata con una compromissione renale già al quarto stadio della malattia cronica, un peggioramento anomalo rispetto al decorso abituale. I sintomi includevano proteinuria severa, anemia e stanchezza, non compatibili con la progressione tipica della nefropatia diabetica. Durante la visita, la figlia ha mostrato una borsa contenente oltre una dozzina di integratori: la paziente, diffidente nei confronti dei farmaci prescritti per timore di effetti collaterali, li aveva sostituiti con questi prodotti, molti dei quali ricchi di fosforo, potassio e additivi. Sospesa l’integrazione e ripresa la terapia convenzionale, nel giro di tre mesi la funzione renale è migliorata, rientrando al terzo stadio.

Per i pazienti renali, una dieta rigorosa – povera di sodio, proteine, potassio, fosforo, zuccheri e purine – è fondamentale. Alimenti sani per la popolazione generale possono risultare dannosi per chi ha una funzionalità renale compromessa.

RISCHI LEGATI A UN USO SREGOLATO DEI FARMACI

Molti pazienti non seguono correttamente le prescrizioni mediche o ricorrono a integratori senza un’adeguata supervisione, avverte il dottor Tzung-Hai Yen, tossicologo professore di nefrologia presso il Linkou Chang Gung Memorial Hospital di Taiwan. In chi presenta una malattia renale è sconsigliato il consumo eccessivo di carne o integratori proteici, così come di frullati verdi, spesso ricchi di potassio e ossalati.

Nel caso dei diabetici, il controllo di glicemia, colesterolo e acido urico richiede spesso terapie complesse. L’interruzione dei farmaci può accelerare il declino renale. Destano preoccupazione anche le prescrizioni duplicate, che possono verificarsi quando un paziente si affida a più specialisti contemporaneamente, aumentando così il rischio di interazioni avverse. Una ricerca rivela che alcuni farmaci, come i Fans – tra cui l’aspirina – sono noti per provocare lesioni renali acute, soprattutto nei soggetti più anziani, nei trapiantati renali e in chi soffre di ipertensione o diabete.

«Non ci si dovrebbe improvvisare medici», ammonisce Yen. Al primo segnale di malessere è sempre preferibile consultare un professionista. La prudenza, specie tra gli anziani, si traduce spesso nell’abitudine di portare in ambulatorio gli integratori acquistati dai familiari per una verifica. In generale, per le persone sane gli integratori non rappresentano un pericolo, a condizione che provengano da fonti affidabili e vengano assunti in modo appropriato.

Anche i più piccoli possono subire danni: Chunwei Lai, direttore della cardiologia pediatrica al Ton-Yen General Hospital di Hsinchu, Taiwan, racconta il caso di un bambino di due anni giunto al pronto soccorso con febbre e dolori addominali. Un calcolo renale di un centimetro nel rene destro aveva causato una grave infezione, degenerata in nefrite lobare e sepsi. Si è scoperto che il piccolo assumeva quotidianamente una polvere proteica contenente soia, fosfato e carbonato di calcio. Secondo Lai, «meglio una dieta equilibrata con cibi sani, senza aggiunte in polvere».

INTEGRAZIONE IN DIALISI: CAUTELE E NECESSITÀ

Per i pazienti in dialisi, l’integrazione richiede particolare attenzione, vista la ridotta funzionalità renale. Alcune vitamine, come la A, la E e la K, devono essere evitate o attentamente monitorate: la vitamina A tende ad accumularsi causando effetti collaterali gastrointestinali e visivi; la E può aumentare il rischio di emorragie se in eccesso; la K, se sovradosata, può alterare la coagulazione.

Allo stesso tempo, la dialisi comporta perdite nutrizionali significative. Diventa quindi fondamentale assicurare un apporto adeguato di proteine di buona qualità, come le carni magre, e di nutrienti essenziali. Le vitamine del gruppo B (B6, B12, acido folico) contrastano l’anemia, mentre la vitamina C favorisce l’assorbimento del ferro e sostiene la salute dei tessuti. La vitamina D attiva è cruciale per la regolazione del fosforo e per la salute ossea, ma un dosaggio eccessivo può causare ipercalcemia. Il ferro resta un elemento imprescindibile per il supporto della produzione dei globuli rossi.

Un caso indicativo riguarda una donna di 96 anni, ricoverata per disidratazione e danni renali causati da ipercalcemia, riconducibile a un’assunzione eccessiva di integratori di calcio. Anche tra i soggetti sani possono emergere effetti collaterali: diarrea con nausea e crampi da un eccesso di magnesio; stitichezza, nausea e debolezza dovuti a un sovradosaggio di calcio o vitamina D; dolori addominali e, nei casi estremi, ulcere e tossicità da ferro.

La fiducia in promesse miracolose diffuse online può rivelarsi pericolosa. Non esistono pillole salvifiche per la salute dei reni. La loro protezione passa unicamente da una gestione medica attenta e personalizzata, soprattutto nella regolazione della glicemia e della pressione arteriosa. Un controllo professionale rimane l’unica strada sicura per evitare complicanze, anche quando si tratta di semplici integratori.

Le informazioni e le opinioni contenute in questo articolo non costituiscono parere medico. Si consiglia di confrontarsi sul tema col proprio medico curante e/o con specialisti qualificati.

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