Nuove riprese video sembrano smentire la versione fornita dalle forze armate israeliane in merito all’uccisione di due squadre di soccorritori a Gaza lo scorso mese. Il 23 marzo, due squadre di emergenza sono state inviate per recuperare i feriti dopo un’offensiva delle forze armate israeliane nel quartiere di Tel al-Sultan, nella città meridionale di Rafah, nella Striscia di Gaza.
La prima squadra era partita intorno a mezzogiorno. La seconda, inviata in serata per verificare la sorte della prima, sparita senza lasciare traccia, ha subito la stessa sorte. Per cinque giorni consecutivi, le forze armate israeliane hanno impedito l’accesso all’area ai soccorritori. Il 30 marzo, insieme a quattro veicoli sono stati recuperati i corpi di quindici operatori umanitari, sepolti in una fossa comune apparentemente scavata da un bulldozer militare israeliano. Tra le vittime figuravano otto membri della Mezzaluna Rossa, sei operatori della Protezione Civile e un dipendente delle Nazioni Unite.
Le forze armate israeliane hanno avviato un’indagine sull’accaduto. In una prima dichiarazione, avevano affermato che l’incidente era stato causato dall’avvicinarsi di miliziani di Hamas a bordo di ambulanze a luci spente. Il filmato, diffuso dalla Mezzaluna Rossa il 4 aprile, mostra il convoglio di ambulanze e mezzi della Protezione civile partito dopo la scomparsa della prima squadra. Le immagini, girate da un operatore a bordo di uno dei veicoli poi ritrovati nella fossa, mostrano diverse ambulanze e un camion dei pompieri in marcia su una strada isolata, nel buio, con i lampeggianti d’emergenza sempre attivi.
Il convoglio raggiunge un’ambulanza ferma sul ciglio della strada, evidentemente colpita in precedenza. I soccorritori, riconoscibili dai giubbotti arancioni ad alta visibilità e dalle luci dei veicoli ancora accese, scendono per ispezionare l’area. Non si notano presenze militari israeliane. A quel punto, si sente un colpo d’arma da fuoco e uno degli uomini cade a terra. Subito dopo, scoppia un’intensa sparatoria durata diversi minuti, mentre si odono urla e richieste di aiuto. L’inquadratura viene oscurata e l’uomo che sta filmando comincia a pregare, fino a quando la registrazione si interrompe bruscamente.
Il vicepresidente della Società Palestinese della Mezzaluna Rossa, Marwan Jilani, ha dichiarato che il telefono con il filmato è stato trovato nella tasca di uno dei suoi operatori uccisi sul posto. L’ambasciatore palestinese alle Nazioni Unite ha condiviso il video con il Consiglio di Sicurezza dell’Onu.
Le forze armate israeliane hanno affermato che, dopo la sparatoria, le truppe avevano identificato un miliziano di Hamas, Mohammed Amin Shobaki e altri otto terroristi. Nessuna delle quindici vittime recuperate corrisponde però a quel nome. L’esercito israeliano ha successivamente annunciato che sta riesaminando l’intero episodio, tenendo conto anche dei nuovi elementi emersi.
«Ogni aspetto, compresa la documentazione ora in circolazione, sarà analizzato in modo approfondito per chiarire la sequenza degli eventi e le modalità di intervento», ha dichiarato un portavoce dell’esercito israeliano. Secondo una dichiarazione dell’Onu pubblicata a gennaio, dall’inizio della guerra tra Israele e Hamas – scoppiata dopo l’attacco dell’organizzazione terroristica contro Israele il 7 ottobre 2023 – oltre 100 operatori della Protezione civile e oltre mille operatori sanitari sono stati uccisi a Gaza.
Tom Fletcher, sottosegretario generale dell’Onu per gli affari umanitari, ha scritto su X che i quindici operatori «sono stati uccisi dalle forze israeliane mentre tentavano di salvare vite umane». Jonathan Whittall, responsabile per gli affari umanitari a Gaza, ha definito infondate le accuse secondo cui i soccorritori sarebbero stati miliziani di Hamas: «Si tratta di squadre di paramedici che ho conosciuto personalmente. Sono stati sepolti con le loro divise addosso, ancora con i guanti. Erano pronti a intervenire per salvare vite».