Al Koni: la soluzione per la Libia è una governance federale

di Agenzia Nova
6 Aprile 2025 19:22 Aggiornato: 6 Aprile 2025 19:22

Il futuro politico della Libia, le interferenze straniere nel Paese e i rapporti con gli Stati Uniti. Il vicepresidente del Consiglio presidenziale libico, Musa al Koni, ha approfondito in una intervista con Agenzia Nova a Washington alcuni dei temi discussi durante la settima conferenza annuale del Consiglio nazionale per le relazioni tra Usa e Libia, che si è svolta venerdì 4 aprile nella capitale statunitense. Il vicepresidente ha descritto la sua proposta per superare lo stallo tra il Governo di unità nazionale (Gun) riconosciuto dall’Onu, con sede a Tripoli e guidato dal premier Abdulhamid Dabaiba, e il Governo di stabilità nazionale (Gsn) nell’Est del Paese, guidato dal primo ministro Osama Hamad designato dalla Camera dei rappresentanti e dall’Esercito nazionale libico (Enl) sotto il comando del generale Khalifa Haftar. «Nulla potrà accadere nell’immediato: andare verso le elezioni in questo momento non è realistico ed è praticamente impossibile», ha spiegato al Koni, sottolineando che i due governi che dividono il Paese tra Est e Ovest sono «consolidati, e non accetteranno il risultato elettorale a meno che non siano loro a vincere».

La proposta del vicepresidente per superare il decennale stallo politico della Libia consiste in un sistema di governance federale basato sulle tre regioni storiche del Paese: la Tripolitania a Ovest, la Cirenaica a Est e il Fezzan, nel Sud, quella che al Koni rappresenta all’interno del Consiglio presidenziale. Dotare ognuna di organo legislativo indipendente, responsabile della gestione dei rispettivi bilanci e dei progetti di sviluppo, andrebbe secondo il vicepresidente a migliorare i servizi e le infrastrutture pubbliche, contribuendo a dare maggiore stabilità e unità al Paese. «Il modo per superare lo stallo è organizzare elezioni parlamentari nelle tre province, che poi eleggerebbero il loro candidato presidenziale: in questo modo si avrebbe un Consiglio presidenziale che avrebbe a rotazione la leadership del Paese», ha spiegato al Koni.

Interpellato sulle opinioni espresse da chi critica una soluzione federalista, affermando che aggraverebbe ulteriormente le divisioni interne, il vicepresidente ha risposto che anche il Consiglio presidenziale attualmente in carica è una «rappresentazione» delle tre regioni. Lui rappresenta infatti il Fezzan, il presidente Mohamed al Menfi la Cirenaica e il secondo vicepresidente Abdullah al Lafi la Tripolitania. «Non capisco come si possa negare il fatto che già esistano rappresentanti di queste tre province», ha affermato. La proposta avanzata da al Koni, inoltre, promuoverebbe anche lo sviluppo della sua regione, il Fezzan, e del Sud del Paese, la parte più marginalizzata della Libia che al momento vede al suo interno una crescente presenza di gruppi armati e mercenari legati a potenze straniere. «Con l’adozione di un modello federale, il Fezzan avrebbe un organo legislativo in grado di concentrarsi sullo sviluppo economico della provincia, invece di attendere le decisioni di una struttura centralizzata o di quella attualmente esistente, divisa tra Est e Ovest», ha affermato.

Il vicepresidente si è anche soffermato sul contesto di sicurezza nella sua provincia e in generale nel Sud del Paese, sottolineando i rischi legati ai flussi migratori illegali di massa provenienti dal continente africano e la crescente presenza di mercenari legati a potenze straniere, che ha portato alla progressiva perdita di sovranità della Libia sul suo territorio. «I poteri stranieri presenti in Libia devono lasciare il Paese», ha affermato, aggiungendo che occasioni come la conferenza che si è svolta ieri a Washington potrebbero aiutare la Libia a ottenere assistenza da Paesi come gli Stati Uniti per mettere in sicurezza il confine meridionale. «Il territorio a Sud è molto vasto ed è esposto: i metodi tradizionali per la protezione delle frontiere non funzionano più, e oggi servono tecnologie elettroniche sofisticate che noi non abbiamo, come droni o satelliti», ha spiegato, aggiungendo che gli Usa hanno una «grande esperienza» in questo campo.

Interpellato sulle opportunità per consolidare la partnership e la cooperazione tecnica con l’Italia in ambiti come lo sviluppo di infrastrutture locali e la gestione dei flussi migratori irregolari, anche nel quadro del Piano Mattei per l’Africa annunciato dal governo di Roma per rafforzare i legami con il continente, al Koni ha affermato che ci sarebbero «diversi progetti» a cui l’Italia potrebbe partecipare. Prendendo come esempio il Fezzan, il vicepresidente ha affermato che «ci sono dei progetti a cui l’Italia potrebbe partecipare a beneficio suo e anche della Libia». Un esempio, ha spiegato, è rappresentato dal progetto per la costruzione di una strada che partirebbe da Misurata, nel Nord del Paese, attraversando tutto il Sud della Libia fino ad arrivare ad Agadez, in Niger. «Questa iniziativa, con una linea dritta attraverso tutta la Libia fino all’Africa, andrebbe a creare un forte collegamento con il Mediterraneo e gli interessi italiani nel continente», ha concluso.

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