Manifesto di Ventotene, non si placa la tempesta su Giorgia Meloni

di Giovanni Donato
21 Marzo 2025 12:25 Aggiornato: 21 Marzo 2025 12:35

Non si placa, dopo giorni, la tempesta scatenata dalla lettura di Giorgia Meloni alla Camera di un passaggio del Manifesto di Ventotene. Il presidente del Consiglio, mercoledì 19, al termine del suo intervento in Parlamento aveva detto:

«Non mi è chiarissima neanche l’idea d’Europa alla quale si fa riferimento […] Ovviamente io sono sempre contenta, e ho grande rispetto per la partecipazione, per le manifestazioni, per le iniziative. Nella manifestazione […] a Piazza del Popolo, e anche in quest’aula, è stato richiamato da moltissimi partecipanti il Manifesto di Ventotene. Ora, io spero che tutte queste persone in realtà non abbiano mai letto il Manifesto di Ventotene, perché l’alternativa sarebbe francamente spaventosa! Però, a beneficio di chi ci guarda da casa, e di chi non dovesse averlo mai letto, io sono contenta di, diciamo così, citare testualmente alcuni passi salienti del Manifesto di Ventotene:

La rivoluzione europea, per rispondere alle nostre esigenze dovrà essere socialista” […] “La proprietà privata deve essere abolita, limitata corretta estesa caso per caso”. Non dogmaticamente: caso per caso. “Nelle epoche rivoluzionarie in cui le istituzioni non debbono già essere amministrate ma create, la prassi democratica fallisce clamorosamente. Nel momento in cui occorre la massima decisione audacia, i democratici si sentono smarriti non avendo dietro uno spontaneo consenso popolare, ma solo un torbido tumultuare di passioni. La metodologia politica democratica sarà un peso morto nella crisi rivoluzionaria“. E il Manifesto conclude che esso, il Partito rivoluzionario, “attinge la visione e la sicurezza di quel che va fatto, non da una preventiva consacrazione da parte dell’ancora inesistente volontà popolare, ma nella sua coscienza di rappresentare le esigenze profonde della società moderna. Dà in tal modo le prime direttive del nuovo ordine, la prima disciplina sociale alle nuove masse. Attraverso questa dittatura del partito rivoluzionario, si forma il nuovo Stato e, attorno a esso, la nuova democrazia“».

«Non so se questa sia la vostra Europa. Ma certamente non è la mia!».

La lettura da parte di Giorgia Meloni del brano del Manifesto di Ventotene, in cui si dice che la “proprietà privata deve essere abolita”, in cui si parla di “rivoluzione socialista, in cui si definisce la “politica democratica” come “un peso morto”, in cui si parla di “dittatura del partito rivoluzionario”, si conclude con un commento obiettivamente naturale per un politico di area conservatrice: “questa non è la mia Europa”. Comunque la si pensi, infatti, non sarebbe logico che un politico conservatore approvasse un documento così manifestamente (è il caso di dire) di sinistra.

Sorprendentemente, invece, il presidente del Consiglio è stato, e continua a essere, bersaglio di pesanti e compatti attacchi da parte di tutta sinistra italiana.

Giorgia Meloni ha citato il Manifesto di Ventotene «per coprire le divisioni del governo» ha detto il segretario del Partito democratico Schlein intervenendo alla trasmissione de La7 Piazzapulita, che ha aggiunto: «Dopo più di tre mesi, ieri Meloni si è degnata di venire in Parlamento, ma l’ha buttata in caciara. E lo ha fatto oltraggiando la memoria di giovani mandati al confine dai fascisti».
Italia viva ha aderito all’iniziativa, lanciata dal Partito democratico e dal deputato Morassut, di recarsi all’isola di Ventotene sabato 22 marzo, con una propria delegazione in difesa dei valori europei, per «rendere omaggio agli eroi che, dal confino, diedero speranza all’Italia e all’Europa lottando per la libertà e per i valori in cui tutt’oggi ci riconosciamo» scrive il partito in una nota.
«Questo Paese deve uscire dalla sindrome di parlare sempre e solo del passato in maniera superficiale. Se Meloni vuole fare un dibattito su Ventotene io sono felice ma deve essere un dibattito vero. Questa è un arma di distrazione di massa» ha detto il leader di Azione, Carlo Calenda, citato da Agenzia Nova.
Giuseppe Provenzano, Pd, chiede «le scuse» a Giorgia Meloni.

I COMMENTI DELLA MAGGIORANZA

Il dibattito sul manifesto di Ventotene è «lana caprina» e «una tempesta in un bicchiere d’acqua» ha invece dichiarato il segretario di Forza Italia, Antonio Tajani citato da Nova, che poi ha aggiunto: «La mia Europa è quella di De Gasperi, Adenauer e Schumann, Europa con le sue radici giudaico-cristiane basata sulla centralità della persona, sulla libertà, sulla solidarietà e sul principio di sussidiarietà» e infine: «Però, la premier Meloni, per essere onesto, non ha mai detto una parola contro Spinelli: ha criticato alcuni contenuti del Manifesto di Ventotene»

Rispondendo, poi ad altre accuse di praticare astute tattiche politiche, fonti di Palazzo Chigi smentiscono le ricostruzioni riportate da alcuni organi di stampa secondo cui il presidente del Consiglio avrebbe definito la propria citazione alla Camera del Manifesto di Ventotene come «una trappola» in cui sarebbero «cascati esponenti dell’opposizione con reazioni isteriche», e una deliberata «mossa mediatica» per fare «impazzire la sinistra».

Giorgia Meloni, citata da Nova, ha commentato dicendo che la sinistra «sta perdendo il senso della misura» e che «sta uscendo fuori un’anima illiberale e nostalgica», definendo le reazioni dell’opposizione «totalmente scomposte». La Meloni ha poi precisato di aver solo «letto i passi» e di aver osservato di «non condividere» quegli stessi passi. «Ma io non ho insultato nessuno» precisa Giorgia Meloni, «attualmente quella che è stata insultata sono stata io. E ampiamente».

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