La ricerca della Verità

di Redazione ETI/Eric Bess
16 Marzo 2025 16:30 Aggiornato: 16 Marzo 2025 16:30

In questi tempi complicati, è difficile da discernere la verità. Ogni mezzo di informazione racconta la propria versione dei fatti, spesso diversa una dall’altra. I social media ci bombardano facendo rimbalzare ovunque opinioni basate solo sui video più popolari. Il ritmo incalzante di tutto questo fa sì che alcuni facciano affidamento sui titoli dei giornali e su contenuti commerciali per conoscere la verità del giorno.

Ma cos’è la verità? Uno dei primi e più importanti studiosi impegnati nella sua ricerca è stato Platone, filosofo greco vissuto tra il V e il IV secolo avanti Cristo. Le idee del filosofo ateniese sulla verità hanno influenzato gran parte della cultura occidentale.

Il filosofo britannico Alfred North Whitehead ha affermato: «La caratterizzazione generale più sicura della tradizione filosofica europea è che consiste in una serie di note a piè di pagina a Platone». In altre parole: nonostante tutto quello che è stato scritto negli ultimi duemila e 500 anni, tutti hanno elaborato il pensiero di Platone.

L’opera più importante di Platone, La Repubblica, è composta da dieci libri il cui tema fondamentale è la giustizia e il suo ruolo nella formulazione dello Stato ideale. È qui che troviamo uno dei suoi concetti più significativi: l’Allegoria della caverna.

LA VERITÀ NELLA CAVERNA DI PLATONE

Nel settimo libro de La Repubblica, Platone chiede ai suoi discepoli dell’Accademia di immaginare una caverna sotterranea in cui sono tenute prigioniere le persone. I prigionieri, però, non sanno di esserlo perché si trovano da sempre in quella condizione. Le catene tengono le loro teste rivolte verso la parete della caverna di fronte a loro, sulla quale osservano un gioco di ombre.

Ma da dove provengono le ombre? Sono proiettate da un fuoco alle spalle dei prigionieri e sono tutto quello che i prigionieri conoscono. Così, Platone dice: «Tutto considerato, dunque, quello che i prigionieri prenderebbero per fatti reali non sono altro che ombre».

Platone poi chiede cosa accadrebbe se uno dei prigionieri venisse liberato e fosse in grado di vedere quello che accade alle loro spalle: questo sarebbe sufficiente a sconvolgere la sua visione del mondo e  inizialmente ne sarebbe confuso. Anche la luce del fuoco sarebbe troppo intensa e il prigioniero ormai libero avrebbe bisogno di tempo per abituare gli occhi a quella vista. Platone associa il fuoco al sole, che illumina la verità del nostro mondo visibile.

Il prigioniero si trova ancora all’interno della grotta. Per avvicinarsi alla verità, deve uscire dalla caverna, e lì sarà testimone di una verità più profonda: il sole e tutto quello che illumina. La luminosità del sole fa sembrare il fuoco all’interno della caverna un’ombra. Per Platone, questo regno fuori dalla caverna è il regno della verità interiore e intellettuale.

L’INTERPRETAZIONE DI JAN SAENREDAM

Jan Saenredam, La caverna di Platone, 1604. Incisione, National Gallery of Art, Washington. Pubblico dominio

L’artista olandese Jan Saenredam (1565-1607) ci offre un’interpretazione visiva della caverna allegorica di Platone, adattando alcuni contenuti ai fini della composizione. In basso a destra vediamo un folto gruppo di persone nell’ombra dietro il muro. Non li raffigura incatenati, ma sono stretti l’uno all’altro come se non sapessero che c’è altro spazio in cui possono muoversi.

Che cosa li tiene lì in quella posizione scomoda? Su un muro alle loro spalle una serie di statue proiettano ombre sulla parete. La maggior parte dei personaggi è attratta dalle ombre, le osserva, le indica e ne discute. Il loro interesse li tiene isolati in questo luogo soffocante.

Un paio di figure in basso al centro della composizione attirano l’attenzione di alcune persone che si trovano nell’ombra. Queste figure sono parzialmente illuminate dalla torcia appesa dietro di loro, segno che sono già entrate in contatto con la verità, rappresentata dalla fiamma, e stanno cercando di informare le persone nell’ombra.

Dietro il muro con le statue, un piccolo gruppo di figure guarda il fuoco e discute, sono illuminate dalla torcia e hanno un contrasto maggiore rispetto a quelle in ombra. Ma questo contrasto più accentuato indica comunque che sono ancora in parte all’oscuro, cioè parzialmente ignare della verità.

Guardando indietro, in alto a sinistra, attraverso l’uscita della grotta, possiamo notare tre figure. Qui la luce proviene da tutte le direzioni e circonda le figure; l’intensità di questa luce determina un contrasto minore, e ci fa capire che quelle persone sono più vicine alla verità, proprio perché c’è più luce. Una delle tre, tuttavia, alza la mano verso l’alto, volendo intendere che c’è ancora una verità superiore da scoprire.

LA  RICERCA DELLA VERITÀ

Penso che l’aspetto interessante dell’allegoria sia che la ricerca della verità da parte di Platone richieda un movimento a ritroso, fuori dalla caverna. Se le figure nell’oscurità della caverna si alzassero, andando verso il muro per avvicinarsi alle ombre per continuare a studiarle a fondo, non andrebbero mai avanti e non farebbero progressi: la parete di fronte le fermerà sempre.

Platone dice: «Il regno rivelato attraverso la vista dovrebbe essere paragonato alla dimora di una prigione… E se pensate al… vedere le cose di lassù come al viaggio dell’anima verso l’alto, verso il regno intelligibile, non fraintenderete quale sia la mia intenzione».

Particolare della Caverna di Platone, National Gallery of Art, Washington. Pubblico dominio

Paradossalmente, il progresso si verifica quando le figure si allontanano dalla parete e dalle sue ombre, dal fuoco che le proietta, fino a uscire dalla caverna e poi dal mondo, in alto.

Poiché Platone propone qui due tipi di verità, una visiva e una intellettuale, possiamo anche presumere che questo movimento all’indietro sia inteso dal mondo esterno al mondo interiore, un viaggio che pochi sono disposti a fare.

Come può questo movimento a ritroso aiutarci a esplorare dentro di noi e a cercare la verità? Che cosa può dirci l’andare all’indietro nella ricerca della verità sulla natura della verità?

Eric Bess

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