La Casa automobilistica americana Tesla di Elon Musk teme i dazi esteri in ritorsione alla raffica di dazi che Trump sta imponendo sulle importazioni Usa. In una lettera dell’11 marzo al rappresentante statunitense per il Commercio, Jamieson Greer, il produttore di veicoli elettrici ha esortato l’agenzia a «considerare gli impatti a valle di alcune azioni proposte per affrontare pratiche commerciali sleali».
«Pur riconoscendo l’importanza del commercio equo, Tesla ritiene che l’analisi del rappresentante sulle possibili azioni per correggere pratiche sleali debba tenere conto anche delle esportazioni dagli Usa. Gli esportatori americani sono intrinsecamente esposti a impatti sproporzionati quando altri Paesi reagiscono alle mosse commerciali degli Usa».
La lettera Tesla evidenzia che precedenti azioni commerciali del governo statunitense hanno scatenato «reazioni immediate dai Paesi colpiti», con aumenti dei dazi sui veicoli elettrici importati in quei mercati e costi più alti per Tesla sui veicoli prodotti negli Usa.
Queste misure hanno anche alzato i costi dei veicoli esportati dagli Usa, rendendo il mercato internazionale meno competitivo per i produttori americani, come spiegato da Tesla. La richiesta al rappresentante statunitense per il Commercio è di indagare su come evitare simili ostacoli in futuro. «Tesla sostiene un processo solido e approfondito per raccogliere dati e garantire azioni appropriate contro le pratiche commerciali sleali, senza danneggiare involontariamente le aziende statunitensi» ha precisato la lettera.
CROLLO DI TESLA IN BORSA
Il costruttore ha aggiunto che appoggia un’analisi del rappresentante sulle carenze della filiera interna, per evitare che i produttori statunitensi siano «eccessivamente penalizzati da azioni commerciali che potrebbero imporre dazi proibitivi su componenti essenziali o restrizioni all’importazione di beni cruciali per i posti di lavoro manifatturieri americani. Le azioni commerciali non dovrebbero (e non devono) entrare in conflitto con l’obiettivo di rafforzare la produzione interna» ha concluso la lettera. Non è chiaro, però, chi abbia scritto la lettera — priva di firma ma su carta intestata aziendale — né se l’amministratore delegato di Tesla, Elon Musk, ne sia a conoscenza. Musk dirige il dipartimento dell’Efficienza Governativa (Doge), incaricato di tagliare la spesa federale.
L’amministrazione Trump ha imposto un dazio aggiuntivo del 20% su tutte le importazioni cinesi, spingendo Pechino a rispondere con tariffe di ritorsione del 10-15% su alcuni prodotti Usa e nuove restrizioni all’export per entità americane designate. Canada e Unione Europea hanno promesso contromisure dopo l’entrata in vigore questa settimana dei dazi di Trump del 25% su acciaio e alluminio.
Ultimamente si è verificata una delle peggiori giornate per il titolo Tesla in Borsa: il 10 marzo il titolo è crollato del 15%, a 222,15 dollari; e le vendite in Europa sono dimezzate rispetto all’anno scorso. Il crollo in Borsa ha bruciato oltre 125 miliardi di dollari di valore di mercato. L’11 marzo Musk ha accompagnato Trump alla Casa Bianca, dove il presidente ha annunciato di aver comprato una Tesla in segno di solidarietà.