Oggi il Parlamento europeo «ha vietato ai lobbisti di Huawei di entrare nei suoi locali, in seguito alle accuse di corruzione legate alle attività di lobbying del gigante tecnologico cinese a Bruxelles».
Lo riferisce l’edizione europea di Politico. «Un funzionario del Parlamento ha dichiarato che il divieto è temporaneo e rimarrà in vigore almeno fino alla conclusione delle indagini da parte delle autorità», aggiunge Politico, evidenziando che l’azienda cinese Huawei, secondo la Procura belga, «è al centro di un nuovo scandalo» che riguarda «accuse preliminari di corruzione attiva, falsificazione di documenti e riciclaggio di denaro al Parlamento europeo». Huawei «aveva nove persone registrate per entrare nei locali del Parlamento Ue quando ha aggiornato l’ultima volta la sua voce nel Registro della trasparenza nel mese di ottobre» e il divieto approvato ora dall’Eurocamera «riguarderebbe i lobbisti di Huawei registrati per entrare nei locali del Parlamento europeo». Tale divieto si applca «a tutte le sedi tra cui Bruxelles, Strasburgo, Lussemburgo e agli uffici di collegamento dell’istituzione negli Stati membri».
Politico riporta che ieri «la polizia ha sigillato due uffici appartenenti ad assistenti parlamentari» e «le autorità hanno fatto irruzione in 21 indirizzi a Bruxelles, nelle Fiandre, in Vallonia e in Portogallo, e diverse persone sono state arrestate». Un portavoce di Huawei «non ha risposto immediatamente a una richiesta di commento, ma in una precedente dichiarazione ha affermato che l’azienda prende sul serio queste accuse e comunicherà urgentemente con le indagini per comprendere meglio la situazione», conclude.