La riunione dei capi di Stato maggiore della difesa degli Stati membri dell’Unione Europea sul mantenimento della pace in Ucraina si è appena conclusa senza risultati. I leader britannici e francesi speravano nella capacità e volontà dell’Europa di agire sull’Ucraina senza il coinvolgimento degli Usa. Purtroppo, hanno scoperto quello che molti americani sospettano da tempo: esiste un abisso tra quello che le élite europee promettono e quello che sono disposte a realizzare.
La coalizione ucraina «dei volenterosi» è naufragata perché la componente anglo-francese e i canadesi – nel caso Ottawa si fosse unita – sarebbe stata schierata lungo il confine e nelle aree più esposte a violazioni letali del cessate il fuoco. Gli altri «membri volenterosi» erano interessati più a un coinvolgimento simbolico che sostanziale. Avrebbero voluto truppe lontane dal pericolo. Nessuno dubita del coraggio e dell’impegno delle truppe britanniche e francesi nell’entrare in zone pericolose per proteggere la pace ma, come il mondo ha visto in Afghanistan, la maggior parte delle nazioni dell’Europa occidentale limita i propri schieramenti a ufficiali di Stato maggiore nei quartieri generali e a truppe che sorvegliano guarnigioni in aree a basso rischio.
Le regole di ingaggio impedivano persino di lasciare quelle guarnigioni per sostenere le forze della coalizione sotto attacco. Il rifiuto di aiutare altre truppe Nato attaccate ha portato molti soldati americani a dire che Isaf (I saw american fight) significava «Ho visto gli americani combattere», anziché la denominazione ufficiale: Forza Internazionale di Sicurezza in Afghanistan. Il sostegno americano alla Nato ha raggiunto l’apice quando è stato invocato l’articolo 5 dello statuto dell’organizzazione per unirsi agli Usa nella lotta in Afghanistan contro al-Qaeda e i talebani. Ma questo è cambiato quando gli americani hanno scoperto le restrittive regole di ingaggio che governavano le operazioni della maggior parte delle unità Nato.
Ogni nazione era disposta a inviare ufficiali di stato maggiore al quartier generale Isaf, ma dopo il ritiro dei norvegesi, solo britannici, francesi, canadesi e olandesi hanno accettato di condurre operazioni di combattimento sul campo. Gli altri si sono limitati a proteggere le proprie guarnigioni. Le regole di ingaggio vietavano di spingersi oltre il perimetro delle basi, nemmeno in risposta alle richieste di aiuto o rinforzi da parte di truppe di altri membri Nato. Un contingente di un Paese Nato è stato persino accusato di aver pagato i talebani per lasciare in pace le proprie truppe. I francesi hanno pagato un alto prezzo quando una loro unità ha sostituito quel membro Nato sconosciuto in un’area dominata dai talebani. Dopo anni di combattimenti e sacrifici sproporzionati, i leader canadesi hanno criticato quei membri che non avevano fatto la loro parte e hanno ridotto le proprie operazioni militari.
Il presidente francese Macron è determinato a creare una forza di difesa europea efficace sotto la guida francese. Superare il dominio americano negli affari di sicurezza europei è un obiettivo politico della Francia dai tempi di De Gaulle, che nel 1964 ha espulso le forze Usa e la Nato dal Paese e ritirato la Francia dall’organizzazione militare dell’alleanza. Tuttavia, Macron deve affrontare la realtà: sostituire la leadership Usa significa assumersi l’onere finanziario e militare su cui si basa. I suoi omologhi europei sono abili nel fare promesse insincere che non intendono mantenere. Riuscirà a convincerli ad abbandonare questo schema trentennale e a rispettare gli impegni? In caso contrario, la forza europea di mantenimento della pace in Ucraina, se mai verrà costituita, si rivelerà inefficace come i contingenti di pace nel sud del Libano. Per il bene dell’Ucraina e dell’Europa, tutti gli augurano successo.
In gioco c’è più dell’Ucraina: gli Usa non hanno più le risorse né la volontà politica di finanziare la maggior parte della difesa europea, mentre il Partito comunista cinese (Pcc) espande e modernizza le proprie forze militari, intensificando l’aggressione territoriale contro gli alleati e gli interessi americani nell’Indo-Pacifico.
Inoltre, il motivo originario per cui gli Usa si occupavano della difesa europea è svanito anni fa. L’Europa si è più che ripresa dalla devastazione della Seconda Guerra Mondiale. Il prodotto interno lordo combinato dei membri dell’Unione Europea supera quello degli Usa. Eppure, solo le nazioni dell’Europa orientale hanno aumentato spesa e impegni per la difesa. La maggior parte degli altri ha promesso di farlo, ma inventa scuse per non mantenere gli impegni. L’obiettivo resta sempre lontano nel futuro. L’Europa deve contribuire di più alla propria difesa. Gli Usa affrontano sfide altrove, in una regione distante dalle case degli europei, ma dove questi ultimi hanno interessi economici e politici cruciali. L’Europa può offrire poco alla difesa dell’Asia-Pacifico. Ma impegnandosi di più a difendere i propri territori, libera risorse americane nel proteggere i propri interessi.
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