Vladimir Putin ha espresso giovedì 13 marzo un tiepido apprezzamento per la tregua in Ucraina proposta dagli Stati Uniti, ma senza accettarla. Almeno per ora.
Putin ha infatti detto che qualsiasi cessate il fuoco deve affrontare le cause profonde del conflitto e che molti dettagli vanno chiariti prima che Mosca fermi l’invasione: «Siamo d’accordo con la proposta di cessare le ostilità» ha dichiarato Putin ai giornalisti in una conferenza stampa al Cremlino, «ma noi partiamo dal fatto che questa pausa debba portare a una pace duratura ed eliminare le cause originarie della crisi».
In passato, Putin ha chiesto l’esclusione permanente dell’Ucraina dalla Nato, e che nessuna potenza straniera tenga truppe sul suolo ucraino facendo, su questo, un passo indietro rispetto alla totale smilitarizzazione chiesta all’inizio dell’invasione.
Mosca, inoltre, ha a sua volta presentato a Washington una lista di richieste per un accordo che ponga fine alla guerra e rilanci i rapporti fra le due nazioni. Putin ha aggiunto che un’intesa Mosca-Washington sulla cooperazione energetica potrebbe ripristinare le forniture di gas per l’Europa, dopo che la Russia ha perso il ruolo di principale fornitore durante la guerra, e Putin ha dichiarato che le aziende occidentali sono benvenute a tornare in Russia, ma puntualizzando che i mercati ora sono in mano a produttori locali e non ci saranno condizioni speciali per loro.
Sul lato opposto del fronte, l’Ucraina teme che la Russia approfitti della tregua per riorganizzarsi e riarmarsi. Zelensky, il 13 marzo ha criticato su Telegram la lentezza nel rispondere da parte russa, accusando Mosca di voler ritardare la pace, e dicendo che l’Ucraina «è determinata ad andare veloce verso la pace» e spera che la pressione americana costringa la Russia a fermarsi. Zelensky, d’altra parte, ha già accettato il piano di tregua.
Gli Usa l’11 marzo avevano deciso di riprendere forniture d’armi e intelligence all’Ucraina, dopo che Kiev, in colloqui in Arabia Saudita, si era detta pronta a sostenere la proposta di tregua.
Da quando Zelensky ha accettato il piano di Trump, la Russia ha intensificato gli attacchi contro le truppe ucraine nella regione del Kursk. Mosca sostiene che i suoi soldati abbiano cacciato l’esercito ucraino da una città chiave di Kursk, occupata da sette mesi dalle truppe di Kiev. Sebbene gli ucraini occupino solo una piccola parte del Kursk, la regione è cruciale dal punto di vista delle trattative: controllarla determinerà la leva politica di Kiev per spingere Mosca a restituire i territori ucraini occupati.
Putin ha detto di condividere «l’idea di finire questo conflitto con mezzi pacifici» e di voler parlare ancora con i negoziatori Usa: «L’idea è giusta e noi la sosteniamo» ha detto il capo del Cremlino «ma ci sono delle questioni da discutere. E penso che dovremmo parlarne anche con i colleghi americani».
Queste parole sono arrivate poche ore dopo che Steve Witkoff, inviato speciale di Trump per il Medio Oriente, era atterrato a Mosca per negoziare una tregua in Ucraina.
Un alto consigliere di Putin, aveva detto giovedì ai mass media statali russi che la tregua di 30 giorni proposta dall’America darebbe solo una pausa alle forze di Kiev per riorganizzarsi: «A noi non dà nulla» aveva detto Yuri Ushakov, ex ambasciatore a Washington e portavoce di Putin in politica estera, «dà solo agli ucraini la possibilità di riorganizzarsi, rafforzarsi e continuare» la guerra.
Zelensky e Putin, insomma, si accusano reciprocamente di tramare la stessa cosa: sfruttare un cessate il fuoco momentaneo al solo fine di riorganizzarsi e poi riprendere la guerra.
Donald Trump ha detto il 12 marzo di sperare che il Cremlino accetti la proposta di tregua di 30 giorni per fermare il «bagno di sangue» in Ucraina. Il presidente degli Stati Uniti ha fatto della fine della guerra in Ucraina un obiettivo di massima importanza, già in campagna elettorale quando aveva promesso di chiuderla il «primo giorno» della presidenza.
Il 13 marzo, Trump ha risposto che le parole di Putin sono un inizio promettente ma insufficiente, suggerendo un incontro di persona per concludere l’accordo: «Mi piacerebbe incontrarlo e parlargli. Ma dobbiamo fare in fretta» ha detto Trump parlando ai giornalisti alla Casa Bianca, «io spero che facciano la cosa giusta».
All’inizio della settimana, Trump aveva detto che potrebbe imporre sanzioni economiche più dure a Mosca, se non collaborerà sulla tregua: «io posso agire a livello finanziario in modo molto dannoso per la Russia» ma «non voglio. Perché io voglio la pace».