L’economia delle armi degli Stati Uniti è in forte crescita a livello globale, mentre l’Europa è sempre più dipendente dalle importazioni di armi straniere dal 2020, secondo uno studio dello Stockholm International Peace Research Institute. Secondo l’analisi di Sipri, le importazioni di armi in Europa sono aumentate del 155% tra il 2020 e il 2024, soprattutto dopo la guerra in Ucraina. In risposta all’assalto russo, Kiev ha aumentato le importazioni di armi straniere di quasi 100 volte.
I membri europei Nato hanno cercato di aumentare la spesa militare, tuttavia, se l’Europa vuole ridurre la sua dipendenza dall’America, dovrà invertire rotta, visti gli ultimi quattro anni spesi a compare armi dagli Stati Uniti. «Le importazioni dagli Usa sono aumentate e gli Stati Nato hanno quasi 500 aerei da combattimento e molte altre armi che stanno ancora ordinando dall’America» ha dichiarato Pieter Wezeman, ricercatore responsabile del Sipri. La Francia è in seconda posizione per le esportazioni di armi, ma la sua quota di mercato è ancora solo un quarto di quella degli Stati Uniti.
CROLLANO LE ESPORTAZIONI DI ARMI RUSSE
Prima di invadere l’Ucraina nel 2022, la Russia era il secondo maggior esportatore di armi al mondo. Da allora, la Russia ha perso clienti per la vendita di armi, e i produttori di armi russi hanno dovuto destinare i fondi della loro produzione al sostegno delle forze di Mosca.
Secondo l’analisi del Sipri, la Russia effettuava vendite importanti di armi con 45 Stati destinatari, che sono poi passati a 33 dopo la guerra. «La guerra contro l’Ucraina ha ulteriormente accelerato il calo delle esportazioni di armi russe, le sanzioni commerciali rendono più difficile per la Russia produrre e vendere le sue armi, e gli Usa e i loro alleati fanno pressione agli Stati affinché non acquistino armi da Mosca», ha affermato Wezeman. Le esportazioni di armi russe erano già in calo anche prima del conflitto, con dei volumi di esportazione di armi che «erano molto inferiori rispetto a qualsiasi anno degli ultimi vent’anni» secondo il Sipri.
L’AUTONOMIA DI PECHINO
La regione indo-pacifica resta un mercato forte per la vendita di armi, con Asia e Oceania che rappresentano la regione di importazione più grande, anche se la tendenza è in calo dal 41% al 33% negli ultimi 5 anni. Il Sipri ha rilevato che Pechino è stata una forza trainante nel declino delle vendite di armi nella regione indo-pacifica. Il regime cinese ha infatti ridotto le importazioni di armi straniere del 64% dal 2015. Secondo il Sipri «La Cina è uscita dalla top 10 degli importatori di armi per la prima volta dal 1990-1994».
Le importazioni di armi di Pechino probabilmente continueranno a diminuire man mano che le sue capacità di produzione interna di armi migliorano. Tra il 2015 e il 2019, la Cina era sia il quinto maggior importatore di armi straniere sia il quinto maggior esportatore di armi. Gli Stati Uniti invece rimangono il maggior esportatore di armi, e il nono maggior importatore.
Il Pakistan è il maggior cliente bellico della Cina, rappresentando circa il 63% degli acquisti di armi da Paesi stranieri di Pechino, mentre Il secondo e il terzo cliente sono Serbia e Thailandia, rappresentando rispettivamente il 6,8% e il 4,6% delle vendite. L’America rappresentava il 37% delle vendite totali di armi nella regione di Asia e Oceania, mentre la Russia forniva il 17% delle vendite di armi e la Cina il 14%.
Sebbene la crescente produzione militare interna della Cina stia riducendo la sua dipendenza dalle importazioni di armi straniere, il Sipri ha valutato la percezione di una crescente minaccia cinese, con l’acquisto di armi di molte altre nazioni dell’Asia e Oceania.