Epoch Times è stata bersaglio di una serie di attacchi informatici da parte di hacker cinesi del regime. La scorsa settimana, il ministero della Giustizia ha incriminato 12 hacker e agenti cinesi coinvolti in attacchi su vasta scala che hanno preso di mira Epoch Times, oltre ai sistemi del governo statunitense e associazioni. L’accusa sostiene che due agenti del ministero della Pubblica Sicurezza avrebbero coordinato un attacco hacker rendendo temporaneamente inutilizzabile il sito di Epoch Times.
Gli hacker sono anche accusati di aver rubato le e-mail del direttore e del vicepresidente della Testata e identificato gli indirizzi Ip provenienti dalla Cina che avevano visitato il sito, nel tentativo di individuare i dissidenti. Samuel Zhou, vicepresidente di Epoch Times, ha detto di non essere sorpreso che il Partito comunista cinese abbia preso di mira la testata: «Questo è il mezzo d’informazione più temuto dal Pcc e, di conseguenza, è oggetto della sua aggressiva e incessante campagna per distruggerci», ma Epoch Times «continuerà a denunciarne le violazioni dei diritti umani e le attività sovversive ai danni di tutto l’Occidente». Zhou ha poi osservato che il regime cinese considera «lo stile di vita americano una minaccia al suo dominio autoritario per cui vuole sovvertirlo», anche tappando la bocca dei dissidenti rifugiatisi negli Stati Uniti.
L’attacco informatico distribuito di tipo denial-of-service avvenuto alla fine del 2016, citato nei documenti giudiziari, è solo uno dei tanti che Epoch Times ha subito. Per due volte lo scorso anno, Epoch Times ha identificato massicci attacchi informatici che hanno sovraccaricato il sito web. La Testata ha riportato una lunga serie di azioni di sabotaggio condotte dal regime, tra cui minacce e pressioni da parte dei suoi agenti ai danni dei partner commerciali e degli inserzionisti affinché ritirassero la pubblicità dal giornale. Gli agenti cinesi hanno perseguitato i familiari dei dirigenti di Epoch Times in Cina, mentre funzionari consolari cinesi negli Stati Uniti hanno cercato di ostacolare l’attività giornalistica.
I primi reporter della Testata in Cina sono stati arrestati. Due sono stati condannati a 10 anni di carcere. Negli Stati Uniti, i diplomatici cinesi hanno tentato di impedire a un reporter di Epoch Times di partecipare a eventi negli Stati Uniti con il premier cinese Wen Jiabao in visita: hanno cercato di convincere i funzionari del Massachusetts a negare l’accreditamento stampa e, secondo un funzionario statunitense, le autorità cinesi hanno persino minacciato di cancellare il viaggio di Wen Jiabao se il giornalista di Epoch Times fosse stato ammesso all’evento. In due occasioni, gli emissari del regime hanno bloccato fisicamente il nostro reporter all’ingresso.
Il deputato Diana Harshbarger, appresa la notizia dell’operazione di hacking mirata da parte di Pechino, l’ha definita «folle» e «incredibile».
«Non mi sorprende per niente» ha detto a Epoch Times il giorno dopo l’annuncio delle incriminazioni da parte del dipartimento di Giustizia «Sono inqualificabili, e agiscono senza il minimo pudore».