Maxioperazione della Procura europea di Roma in manette 13 cinesi e 4 italiani

di Redazione ETI
10 Marzo 2025 8:16 Aggiornato: 10 Marzo 2025 9:14
L’Ufficio di Roma della Procura europea ha ordinato l’arresto di 13 cittadini cinesi e quattro italiani accusati di aver importato illegalmente abbigliamento, scarpe e accessori dalla Cina.

La Procura Europea (nota anche come “Eppo”) è un’istituzione indipendente dell’Unione europea, operativa dal 1° giugno 2021 secondo le disposizioni del Trattato di Lisbona, con sede in Lussemburgo e con competenza a indagare e perseguire reati che ledono gli interessi finanziari dell’Ue.

La Procura ha reso noto che il 6 marzo, in applicazione di un’ordinanza giudiziaria eseguita a Firenze, la Guardia di Finanza ha congelato 71,05 milioni di euro.
L’organizzazione criminale importava borse, scarpe e altri accessori sfruttando la Procedura doganale 42 dell’Unione Europea, che esenta dal pagamento dell’Iva all’ingresso nei porti europei, se la destinazione finale delle merci è un altro Stato del blocco.
Secondo la Procura, la merce di contrabbando entrava nell’Ue attraverso Bulgaria, Ungheria e Grecia, per poi essere trasportata in vari centri di distribuzione in Italia. La Procura ha rivelato che l’organizzazione emetteva fatture false per transazioni inesistenti «tra operatori fittizi». Per evadere le tasse, gli indagati avrebbero creato 29 aziende nelle province italiane di Firenze, Prato e Roma, per poi chiuderle nel giro di due anni. La Procura parla di una «impresa criminale di imprenditori cinesi», e sottolinea che l’organizzazione gestiva anche un sistema clandestino di trasferimento di denaro, aggirando gli intermediari finanziari tradizionali e offrendo il servizio a pagamento ad altri cinesi residenti in Italia.
Questi ultimi arresti seguono un altro caso del 2024, quando le forze dell’ordine avevano smantellato un’operazione di riciclaggio capace di gestire un milione di euro al giorno.  A luglio 2024, un’indagine della polizia spagnola aveva mobilitato 100 agenti per 12 perquisizioni in abitazioni, sedi aziendali, magazzini e ristoranti nelle città di Alicante, Barcellona, Madrid e Valencia. Le autorità avevano sequestrato 160 mila euro in contanti e arrestato il capo dell’organizzazione insieme a quattro altri individui, tutti di origine cinese.
Anche i doganieri francesi avevano collaborato all’indagine, iniziata tre anni prima, quando la polizia francese ha trovato 500 mila euro in contanti nascosti in un’auto nel sud della Francia. Denaro che è poi risultato essere riciclato perché proveniente da merci contraffatte, prostituzione e frodi fiscali e doganali.  Tre mesi dopo, 116 milioni di euro erano stati congelati in un presunto schema di evasione fiscale da 113 milioni di euro, dopo aver perquisito contemporaneamente 20 località nelle regioni di Marche, Emilia-Romagna, Puglia, Veneto, Toscana, Lombardia, Abruzzo, Campania, Piemonte e Lazio.
«Sulla base delle prove, i profitti illeciti sono stati riciclati tramite una rete bancaria clandestina cinese con filiali nascoste nella regione Marche» aveva poi dichiarato l’Eppo in una nota. Cinque ristoranti cinesi, otto veicoli di lusso, una casa, un appartamento e un centro commerciale legati a 33 individui erano stati sequestrati, e i relativi conti bancari erano stati congelati. Cinque indagati erano finiti agli arresti domiciliari con braccialetti elettronici, due in carcere e altri due con obbligo di firma. Tutti  accusati di riciclaggio.

Secondo la Procura europea questo schema faceva parte di una rete bancaria clandestina che spostava denaro in Europa attraverso Bulgaria, Danimarca, Estonia, Francia, Irlanda, Germania, Grecia, Spagna e Regno Unito, prima di arrivare alla sua destinazione finale in Cina. Le autorità stimavano che il racket  generasse 500 milioni di euro, proventi di un «complesso schema di frode fiscale internazionale» che coinvolgeva anche dei «commercianti fantasma».
L’Eppo aveva citato centinaia di container di abbigliamento e accessori che, come nell’indagine del 2025, erano entrati in Europa via Bulgaria e Grecia prima di essere ridistribuiti in Italia.

Consigliati