Le autorità statunitensi hanno incriminato un gruppo di hacker cinesi e funzionari delle forze dell’ordine per un’operazione di hacking informatico durata anni, finalizzata a rubare dati dal governo degli Stati Uniti e a danneggiare i dissidenti del regime cinese. Anche Epoch Times ha appreso di essere stato vittima di questa operazione.
Otto degli accusati lavorano per i-Soon, un’azienda tecnologica cinese che ha hackerato diversi soggetti in tutto il mondo, comprese agenzie governative degli Stati Uniti e dissidenti del Partito Comunista Cinese, secondo i documenti del ministero della Giustizia pubblicati il 5 marzo.
Dal 2016 al 2023, i-Soon ha violato account email, telefoni cellulari, server e siti web operando al servizio del regime comunista cinese e guadagnando decine di milioni di dollari da tali operazioni, secondo la Giustizia. L’azienda avrebbe collaborato con 43 agenzie di intelligence o forze di polizia del regime cinese, addebitando tra i 10 mila e i 75mila dollari per ogni email violata.
Microsoft ha emesso un avviso su un cambiamento nelle tattiche degli hacker associati a Silk Typhoon, che ora si concentrano su strumenti di gestione remota e applicazioni cloud per ottenere accesso iniziale alle reti aziendali, come dichiarato in un post sul blog pubblicato il 5 marzo.
Fra le vittime di questi attacchi anche The Epoch Times (consociata americana di questa Testata) un’associazione per i diritti umani in Cina, un’organizzazione religiosa statunitense con migliaia di chiese, una Testata con sede a Washington finanziata dal governo statunitense, i ministeri degli Esteri di Taiwan, India, Corea del Sud e Indonesia, un leader religioso negli Stati Uniti, la Defense Intelligence Agency degli Stati Uniti, il ministero del Commercio Usa e il Parlamento dello Stato di New York.
Gli associati di i-Soon, insieme a due funzionari del Ministero della Pubblica Sicurezza cinese, sono accusati di associazione a delinquere finalizzata a intrusioni informatiche e frodi telematiche, e rischiano ora un massimo di 20 anni di reclusione.
SILK TYPHOON
Secondo il ministero della Giustizia Usa, il regime cinese ha impiegato un sistema di «hacker a pagamento», ingaggiando aziende private e soggetti all’interno degli Stati Uniti per condurre attività di hacking e rubare informazioni. Il ministero del Tesoro ha anche imposto sanzioni su un informatico con sede a Shanghai, accusandolo di aver lavorato con altri hacker cinesi per infiltrarsi nelle reti infrastrutturali strategiche degli Stati Uniti.
Tutte le 12 persone sono ancora ricercate. Il ministero degli Esteri degli Stati Uniti offre fino a 10 milioni di dollari per informazioni su i-Soon e i suoi associati, e ha messo una taglia di 2 milioni di dollari sulla testa di due cittadini cinesi. «La Cina offre rifugio sicuro alle aziende del settore privato che conducono attività informatiche dannose contro gli Stati Uniti e i suoi alleati» ha dichiarato la portavoce del Dipartimento di Stato Tammy Bruce, definendo l’hacking sponsorizzato dal regime cinese come «una delle più grandi e persistenti minacce alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti».