Il lavoro moderno danneggia il sonno

di Redazione ETI/George Citroner
3 Marzo 2025 16:54 Aggiornato: 3 Marzo 2025 16:54

Un ampio studio condotto in oltre 10 anni di ricerche ha svelato un problema crescente nel mondo del lavoro moderno: le professioni sedentarie e tecnologiche mettono a rischio la qualità del sonno. Chi trascorre lunghe ore davanti a un computer ha il 37% di probabilità in più di sviluppare sintomi persistenti simili all’insonnia, con conseguenze che possono durare per anni.

«Il modo in cui progettiamo il lavoro rappresenta una seria minaccia a lungo termine per la qualità del sonno», ha dichiarato la dottoressa Claire Smith, esperta in psicologia industriale e organizzativa, in un comunicato stampa.

Lo studio, recentemente pubblicato sul Journal of Occupational Health Psychology, ha analizzato dati rappresentativi di quasi 1.300 lavoratori a tempo pieno per comprendere le tendenze relative alla salute del sonno.

I ricercatori hanno individuato tre principali categorie. I soggetti sani riescono a mantenere schemi di sonno regolari senza difficoltà. I soggetti che necessitano recupero, compensando la mancanza di riposo con sonnellini frequenti e un sonno più lungo nei fine settimana. Infine, ci sono i soggetti inclini all’insonnia, che incontrano difficoltà ad addormentarsi e a mantenere un riposo continuo durante la notte.

I lavoratori sedentari hanno mostrato un aumento del 37% nei sintomi simili all’insonnia, caratterizzati da difficoltà ad addormentarsi, sonno interrotto e affaticamento diurno eccessivo. Inoltre, chi lavora su turni, inclusi quelli notturni, ha il 66% di probabilità in più di dover ricorrere a sonno di recupero tramite pisolini frequenti o riposi più lunghi nei giorni di riposo. Un dato preoccupante emerso dall’indagine è che il 90% dei partecipanti che ha riportato sintomi di insonnia ha continuato a soffrirne anche 10 anni dopo.

Il problema è aggravato dall’uso costante del computer. La luce blu emessa dagli schermi interferisce con la produzione di melatonina, l’ormone fondamentale per il ciclo sonno-veglia. «Questi risultati sono rilevanti sia per i datori di lavoro che per i dipendenti, poiché una cattiva salute del sonno incide sulla produttività, sul benessere e sulla salute generale», ha dichiarato la dottoressa Smith. Per migliorare la qualità del sonno non basta regolare gli orari di lavoro. È fondamentale incoraggiare il movimento durante la giornata e limitare l’uso degli schermi al di fuori dell’orario d’ufficio. «Un sonno sano non si limita a otto ore di riposo, ma comprende anche l’addormentarsi facilmente, dormire senza interruzioni e mantenere un ritmo regolare».

La privazione cronica del sonno ha effetti cumulativi. Il dottor Andrey Zinchuk, specialista in medicina del sonno presso la Yale School of Medicine, ha sottolineato come una riduzione del sonno tra le quattro e le sei ore a notte per due settimane compromette il tempo di reazione, la memoria e la capacità di pensiero critico. «Dormire solo quattro ore a notte per una settimana ha lo stesso effetto di restare svegli per due giorni consecutivi».

Questo dati suggeriscono, quindi, che l’organizzazione del lavoro deve considerare la salute del sonno come un elemento chiave per il benessere e la produttività dei lavoratori. Implementare strategie per ridurre l’esposizione agli schermi, favorire pause attive durante la giornata e promuovere una cultura del riposo adeguato possono avere un impatto positivo duraturo sulla salute generale della popolazione lavorativa.

Le informazioni e le opinioni contenute in questo articolo non costituiscono parere medico. Si consiglia di confrontarsi sul tema col proprio medico curante e/o con specialisti qualificati.

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